LA PANDEMIA È LA PEGGIORE E MIGLIORE NOTIZIA CHE POTESSE RICEVERE ALITALIA - IL CORONAVIRUS HA SCHIANTATO CONTI E OPERATIVITÀ DELLA COMPAGNIA, MA LO HA FATTO PURE PER LE CONCORRENTI E LE ALTRE AZIENDE ITALIANE, E A QUESTO PUNTO SARÀ BUTTATA NEL CALDERONE DEGLI AIUTI DI STATO: IL GOVENRO STA PER RINAZIONALIZZARLA AL 100%, CON UN ALTRO MILIARDO DI EURO PER SALVARE GLI 11MILA DIPENDENTI. TANTO IN QUESTA CRISI GLOBALE NESSUNA RIVALE AVREBBE MAI FATTO UN'OFFERTA (NÉ ORA NÉ TRA UN ANNO)

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Umberto Mancini e Michele Di Branco per ''Il Messaggero''

 

 

Giuseppe Leogrande Giuseppe Leogrande

Alitalia torna compagnia di bandiera. La crisi del coronavirus che sta colpendo duramente tutto il settore aereo e le difficoltà a trovare compratori accelera l' operazione che, per la verità, il governo non aveva mai escluso. Del resto, le ripetute iniezioni di capitali per tenere in volo la compagnia (si pensi solo ai due prestiti-ponte per un totale di 1,3 miliardi per evitare un fallimento certo) indicavano una strada precisa ove non si fosse affacciato un partner, ovvero il salvataggio pubblico. Un via obbligata anche in considerazione del fatto che Bruxelles, vista la congiuntura del settore, si guarderà bene dal contrastare l' intervento dello Stato, finalizzato anzitutto a salvaguardare gli oltre 11 mila posti di lavoro del vettore.

 

IL PROGETTO

stefano patuanelli foto di bacco (2) stefano patuanelli foto di bacco (2)

Al Mit e al Mise il progetto è in stato avanzato e prevede la creazione di una Newco pubblica che dovrebbe rilevare sia la parte aviation, ovvero piloti e assistenti di volo, sia il comparto manutenzione e il personale di terra. Un' operazione da realizzare in tempi brevi e che in qualche misura solleverà dall' incarico il commissario straordinario Giuseppe Leogrande e il direttore generale Giancarlo Zevi che, almeno fino ad ora, non avevano combinato molto. Anzi, praticamente nulla.

 

Ai sindacati, preoccupati per la mancanza di un piano di rilancio, avevano prospettato solo un taglio secco degli aerei, 10 entro l' anno, che avrebbe mandato di fatto a casa o in Cig circa 1.000 dipendenti, se è vero che ogni jet dà lavoro a circa 100 persone.

 

Di fronte a questa prospettiva, non certamente entusiasmante e all' oggettiva tempesta che si sta abbattendo sul comparto, l' esecutivo ha deciso di cambiare rotta avocando a sè tutti i poteri e, fatto rilevante, aprendo di nuovo i cordoni della borsa. Alitalia per continuare a volare ha bisogno infatti di una nuova generosa iniezione per arrivare a fine anno. Risorse che serviranno non solo a estendere la cassa integrazione ma anche per sopperire al calo di fatturato legato allo stop di molti voli a causa della pandemia.

 

ALITALIA ALITALIA

PATUANELLI

Era stato proprio il ministro Stefano Patuanelli a fare questo questo scenario ben prima dell' arrivo del virus, indicando la soluzione pubblica come ipotesi percorribile nel caso in cui non fossero arrivate offerte valide da altre compagnie estere. E con la bufera in corso è altamente improbabile, se non impossibile, che Lufthansa o gli americani di Delta possano lanciarsi in questa avventura. Meglio quindi la scelta autarchica.

 

Saranno perciò ancora i contribuenti ad accollarsi i costi del salvataggio, come avviene ormai da anni: Mediobanca ha calcolato che lo Stato ha già speso circa 9 miliardi per tenere in vita la compagnia di bandiera. Il traguardo del 18 marzo, quando scadranno i termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse, sarà dunque solo virtuale. Mentre è concreto l' entrata in scena di una Newco pubblica per prendere in affitto l' azienda. La novità potrebbe già essere introdotta nel decreto anti-Coronavirus che sarà varato nelle prossime ore.

 

Secondo indiscrezioni, dovrebbe essere proprio il commissario Leogrande a concedere in affitto i complessi aziendali alla società di nuova costituzione a totale partecipazione pubblica, sia pure indiretta. Per quanto riguarda le nuove risorse, si tratterebbe invece di un ulteriore prestito di 1 miliardo per dare ossigeno alle casse della compagnia, dopo che la situazione legata all' epidemia di coronavirus ha ridotto pesantemente il numero dei passeggeri, mentre le cancellazioni fanno prevedere che il trend negativo si protrarrà a lungo.

 

panico coronavirus a fiumicino panico coronavirus a fiumicino

SINDACATI PREOCCUPATI

Una situazione che ha già portato l' ex compagnia di bandiera a mettere in cigs 400 dipendenti oltre ai 1.020 già interessati dall' ammortizzatore fino al 23 marzo. Superfluo aggiungere che l' effetto coronavirus sarà ancora più pesante nei prossimi mesi per il personale della compagnia: nella richiesta di proroga della cassa, che scatterà dal 24 marzo fino al 31 ottobre, l' azienda ha aggiunto 2.785 dipendenti solo per gli imprevisti legati all' emergenza, portando il totale dei lavoratori in cigs nei prossimi 7 mesi a 3.960. Numeri su cui c' è già il secco no dei sindacati, che martedì (l' incontro convocato dal ministero del Lavoro si terrà in videoconferenza) avvieranno la trattativa con l' azienda per ridurre il totale dei lavoratori coinvolti.

 

L' emergenza Covid-19 intanto sta colpendo l' intero settore del trasporto aereo, già fiaccato da una situazione di crisi che si protrae da tempo. Sono molte infatti le compagnie aeree basate in Italia che hanno avviato procedure di cigs. Nei prossimi mesi saranno interessati dagli ammortizzatori quasi 5 mila dipendenti solo per questa emergenza: oltre ai 2.785 chiesti da Alitalia, EasyJet ha avviato un programma di cigs per 9 mesi per 1.469 dipendenti nelle varie sedi italiane; a sua volta Blue Panorama ha chiesto la cigs per 634 persone. Numeri che vanno ad aggiungersi agli esuberi previsti per le crisi di singole compagnie, come i 1.450 a rischio licenziamento di Air Italy, e gli oltre mille già in cigs di Alitalia.

 

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