1- OGGI PER SINISCALCO SUONA LA CAMPANELLA CHE LO RIMETTE AI NASTRI DI PARTENZA DELLA FINANZA
Anche se la Juventus, la sua squadra del cuore, gli procura immensi dolori, il torinese Domenico Siniscalco oggi è felice.

Per questo 56enne che è stato ministro tecnico in due governi Berlusconi, si avvicina il momento della riscossa. È una marcia felpata come sempre è stato, salvo qualche eccezione, il suo comportamento nel corso degli anni. Il giornalista Gian Antonio Stella ha raccolto i vari soprannomi che gli sono stati attribuiti dalla pattuglia di amici liberal-socialisti nella quale spiccano i nomi del suo maestro Franco Reviglio, di Giuliano Amato, Giulietto Tremonti, Alberto Meomartini e Gian Maria Gros-Pietro, l'altro torinese che adesso guida Autostrade e predilige le cravatte rosa.

In gioventù - ha scritto Stella - lo chiamavano "Peluche" per le giacche morbide e di taglio londinese, poi Siniscalco veniva preso in giro per il vezzo di usare sempre la lingua inglese, e col passare degli anni gli è stato attribuito l'appellativo di "Finiscalco" e "Siniscaltro".
Dietro il suo faccione mansueto il professore, che è diventato vicepresidente di Morgan Stanley International, nasconde un caratterino coriaceo. E lo ha dimostrato nel settembre 2005 quando dopo furibondi scontri con Fini e il Cavaliere sulla sua richiesta di dimissioni di Antonio Fazio, ha fatto le valigie per tornare all'ombra della Mole Antoneliana.
Oggi per lui suona la campanella che lo rimette ai nastri di partenza della finanza perché diventerà presidente di Assogestioni, l'Associazione italiana delle società che gestiscono il risparmio. La proclamazione avverrà nella sede di Roma in via in Lucina e su quella poltrona "Peluche" potrà rimanere per i prossimi tre anni dialogando con il suo amico Giulietto Tremonti, con l'Abi e con la Banca d'Italia.

2- RCS: QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, GERONZI, BAZOLI E C. ENTRANO NEL CDA. UOMINI CHE NON HANNO PIÙ VOGLIA DI SCHERZARE E CHE DI FRONTE ALL'INSTABILITÀ POLITICA ED ECONOMICA STRINGERANNO LACCI E LACCIUOLI INTORNO ALLA PENNA DI FLEBUCCIO
Anche a Milano c'è un uomo che oggi cammina sulle punte. È il notaio dalla cravatta rossa Piergaetano Marchetti che ieri pomeriggio è stato riconfermato presidente di Rcs Quotidiani, la società editrice del "Corriere della Sera" e della "Gazzetta dello Sport".
Negli ultimi mesi Marchetti aveva temuto di perdere questo incarico prestigioso per le velleità di Giuseppe Rotelli, l'imprenditore delle cliniche che dopo aver cacciato un mare di soldi per comprare l'11% di Rcs, finora è rimasto con il cerino in mano.

La riconferma di Marchetti allarga il cuore a questo 71enne professore dotato di grande intelligenza e di una notevole pinguedine. Anche il padre Carlo faceva il notaio e divenne famoso per la sua partecipazione a 191 puntate di "Lascia o Raddoppia", il programma televisivo che per il figlio Piergaetano è diventato una filosofia della vita.
Nell'aprile 2003 Marchetti sperava di diventare presidente di Mediobanca in nome di una genialità giuridica che era stata scoperta molti anni prima dal grande civilista Ariberto Mignoli e da Guido Rossi. Insieme alla moglie Ada Gigli ha sempre continuato a insegnare alla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, e nel '97 ha scritto un lucido saggio sulla storia del capitalismo italiano.
Ieri ciò che rimane del capitalismo italiano e dei cosiddetti poteri forti gli ha riconfermato la fiducia perché lo considera una sorta di cuscino morbido e spazioso dove la gommosità corporea e intellettuale rappresenta una garanzia.

Il notaio Marchetti d'ora in avanti dovrà fare sempre di più il notaio perché le redini della corazzata editoriale si sono strette nelle mani del consiglio di amministrazione in cui a sorpresa sono entrati Cesarone Geronzi, Abramo-Bazoli, Luchino di Montezemolo, Dieguito Della Valle, Marco Tronchetti Provera e quel Giampiero Pesenti che di editoria ne ha sempre masticato poco.
Questo ingresso a piedi giunti in Rcs Quotidiani da parte del gotha non è privo di significato e non si giustifica soltanto con la perdita di 129 milioni del Gruppo che avrebbe dovuto mettere alla porta l'amministratore delegato, Antonello Perricone. Resta il fatto che se il notaio Marchetti oggi cammina sulle punte, il direttore del "Corriere della Sera", Flebuccio De Bortoli, da ieri sente un peso sullo stomaco grande come un macigno.
Dietro la sua scrivania si sono disposti a corona i pesi massimi della finanza e dell'industria. La sensazione è quella di essere "cinturato" da uomini che non hanno più voglia di scherzare e che di fronte all'instabilità politica ed economica stringeranno lacci e lacciuoli intorno alla sua penna.

Così mentre il gattone Marchetti cercherà di fare da uomo-cuscinetto e l'azionista Rotelli ricorrerà a un check-up per capire dove ha sbagliato, i magnifici 6 nuovi consiglieri di Rcs Quotidiani detteranno quella che nel partito comunista si chiamava "la linea". Anche per loro vale il motto: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.
3 - QUANTO RETICENZA PER IL BILANCIO DISASTRO DELL'ALITALIA. NESSUNO CHE HA IL CORAGGIO DI SCRIVERE CHE I VECCHI SOCI DI CAI SON PRONTI A TAGLIARE LA CORDA
C'è molto pudore e una buona dose di reticenza nei giudizi che oggi corrono sui giornali per il bilancio 2009 di Alitalia.
I risultati non sono certo esaltanti perché la Compagnia dei patrioti italiani guidata da Roberto Colaninno e Rocco Sabelli ha chiuso l'anno con una perdita di 326 milioni che provoca qualche brivido. È stato un anno difficile per tutte le compagnie aeree, ma ciò che più preoccupa i top manager della Magliana è la prospettiva del 2010 dove secondo Giovanni Bisignani, presidente della Iata, le perdite per il 2010 di tutte le compagnie potrebbero superare i 3 miliardi di dollari.

I numeri di Alitalia sono in parte confortati dall'indebitamento (799 milioni) e dalla liquidità che alla fine dell'anno era di circa 333 milioni. A leggerli con un certo affanno sono i soci di Cai, quegli uomini audaci che il Cavaliere di Palazzo Chigi e Corradino Passera nel dicembre 2008 hanno infilato come anelli nella cordata di salvataggio. Alcuni di loro hanno avuto contropartite quasi sfacciate.
Così è accaduto ad esempio per i Benetton con l'aumento delle tariffe autostradali, e per Emma Marcegaglia che si è rifatta con l'affitto di una manciata di euro che le consentirà di gestire per 40 anni il complesso turistico-alberghiero realizzato in Sardegna per il G8.

Altri sono rimasti al palo e sperano che AirFrance (azionista al 25% della società) rilevi le loro quote, ma questa è una prospettiva che si allontana sempre di più perché i francesi si stanno leccando le loro ferite. Da qui i rumors che vorrebbero i vecchi soci di Cai (oggi Alitalia) pronti a tagliare la corda.
Di questa possibile fuga ha parlato ieri a Sky Economia anche Gianni Dragoni, il giornalista del "Sole 24 Ore" più esperto di cose aeronautiche. Oggi lo stesso Dragoni firma sul "Sole 24 Ore", il quotidiano della Confindustria guidata da Emma Marcegaglia, l'articolo sulle perdite di Alitalia, ma con grande discrezione evita di parlare della fuga dei "patrioti". (Riotta vigila)

4- TE LI DO' IO I NUMERI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che domani sera alle 20 il Tg1 aprirà con la notizia di 1 milione di partecipanti alla manifestazione del Pdl in piazza San Giovanni. È molto probabile che nel servizio si dirà anche che "secondo la questura di Roma i partecipanti erano invece 5 milioni".

