ZAPATERO BOND - MADRID COLLOCA 3MLD € DI BUONI DECENNALI, PORTANDO IL TASSO A LIVELLI RECORD (CHE NE SARÀ DEI COSTI DI FINANZIAMENTO DEL DEBITO?) – I CREDITORI ESTERI (FRANCESI E TEDESCHI) RIFINANZIERANNO GLI SPAGNOLI? SE NON LO FARANNO, UN CRAC A MADRID FAREBBE TRABALLARE ANCHE LE LORO BANCHE…

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Maurizio Ricci per \"la Repubblica\"

La buona notizia è che, ieri, il governo spagnolo ha collocato sul mercato 3 miliardi di buoni decennali del Tesoro. La cattiva notizia è che, per riuscirci, ha dovuto far salire il tasso di interesse dal 4,045 per cento di un mese fa al 4,864, portando lo spread fra i Bonos e i Bund tedeschi al record di 221 punti base, il differenziale più alto dall´avvio dell´euro.

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Il fatto che i mercati, almeno per ora, abbiano reagito con sollievo alla buona notizia sul collocamento dei titoli, come se avessero davvero temuto un clamoroso flop, trascurando la cattiva notizia sugli interessi che getta una luce inquietante sui costi futuri di finanziamento del debito, è un buon indicatore del grado di isteria ormai raggiunto intorno alle finanze dell´eurozona, dove, dopo la Grecia, ogni crisi sembra quella finale.

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In realtà, l´economia spagnola - dicono istituzioni internazionali come Ocse e Fmi, ma anche analisti di grandi banche come Merrill Lynch - è in una situazione assai migliore di quella greca e il piano di risanamento di Madrid è coraggioso ed adeguato.

Assai più pessimiste, però, le valutazioni degli analisti di altri grandi banche, come Rbs, J. P. Morgan, Bnp. La differenza la fa il giudizio sulla solidità del sistema bancario spagnolo. Perché, a differenza della Grecia, il problema, in Spagna, non è la finanza statale, ma le banche, travolte dall´esplosione della bolla immobiliare.

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La Spagna è la conferma più evidente dell´intreccio sempre più stretto che la crisi degli ultimi due anni ha creato fra Stato e banche. In prima battuta, i governi sono intervenuti, con varie forme di garanzia, a sostenere le banche, colpite dal collasso dei subprime. Le banche, a loro volta, con i fondi messi a disposizione a tasso zero dalla Bce, hanno comprato titoli di Stato, lucrando sul differenziale di interessi.

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Ora, i governi devono tornare a salvare le banche, se non vogliono vederle costrette a inondare i mercati dei loro Bot. Il risultato, per la Spagna, è che i buoni parametri della finanza pubblica, dicono i pessimisti, non sono sufficienti a tenere lontana la tempesta: il debito pubblico spagnolo, notano ad esempio gli analisti di Rbs, è solo il 53 per cento del Pil, ma se si sommano quelli privati si schizza (è esattamente il contrario di quello che succede in Italia) al 300 per cento.

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Quanto è solido, allora, il sistema bancario spagnolo? Quanto quello degli altri Paesi dell´euro, fa sapere la banca centrale che ieri ha annunciato che renderà pubblici i risultati degli \"stress test\" compiuti sui singoli istituti di credito del Paese. La pubblicazione dei test dovrebbe, almeno, circoscrivere l´infezione bancaria spagnola. Nessuno, infatti, almeno per ora, mette in dubbio la solidità dei grandi colossi nazionali del credito, come Santander e Bilbao, largamente diversificati a livello globale e, in generale, delle grandi banche commerciali.

L´infezione è concentrata nelle 45 Cajas, le casse di risparmio regionali, protagoniste della bolla immobiliare. Negli ultimi anni, gli investimenti nell´edilizia sono arrivati in Spagna al 18-20 per cento del Pil, una quota mai vista (tranne il Giappone) nell´Ocse. Il grosso di questa espansione è stato finanziato dalle Cajas e, probabilmente, qui si accumulano i 165 miliardi di crediti potenzialmente inesigibili censiti dalla Banca di Spagna.

nicolasnicolas sarkozy

Il governo si sta adoperando per favorire fusioni e ristrutturazioni fra le casse. Secondo il ministro dell´Economia, Elena Salgado, per ricapitalizzarle occorreranno almeno 30 miliardi, circa un terzo delle disponibilità del Fondo appositamente creato dal governo. Ma la ricapitalizzazione è solo un pezzo del problema. L´altro, ancora più urgente, è il rifinanziamento dei debiti delle banche, soprattutto verso l´estero.

Più che con i depositi, le casse di risparmio, in questi anni, hanno cercato fondi sul mercato monetario internazionale (è la strategia che ha affossato Northern Rock, all´alba della crisi bancaria inglese): su 1500 miliardi di debito estero totale spagnolo, metà è dovuto dalle banche e, di questo, metà è a breve termine. Secondo J. P. Morgan, entro il 2010 debbono rinnovare debiti per 64 miliardi di dollari.

Merrill Merrill Lynch

Ma, per il momento, sembra difficile. Il presidente di Bilbao, Francisco Gonzàlez, ha dichiarato in questi giorni che le aziende spagnole «sono tagliate fuori dai mercati internazionali dei capitali».

A quanto pare, gli unici soldi arrivano dalla Bce: a maggio, le banche spagnole hanno attinto 85 miliardi di dollari dalle casse della Banca centrale europea, il doppio di due anni fa e un sesto di tutti i prestiti della Bce. Accetteranno i creditori esteri - soprattutto francesi e tedeschi - di rifinanziare gli spagnoli? Il paradosso è che, se non lo fanno, un crac a Madrid farebbe ballare anche le loro banche. E´ il ginepraio in cui si è cacciata l´area euro.

 

 

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