CAFONALINO ALL'OPERA DI ROMA – SERATA AD ALTISSIMO LIVELLO PER LA PRIMA DI “DA UNA CASA DI MORTI”, CAPOLAVORO DI LEO JANAEK, CON LA STREPITOSA REGIA IPERCINETICA DI WARLIKOWSKI, LEONE D'ORO DELLA BIENNALE TEATRO - PRODOTTA DALLA LONDON OPERA HOUSE, SCELTA DA FUORTES/VLAD, HA IPNOTIZZATO FRANCO CORDELLI, GIANCARLO DE CATALDO, PAOLO GIORDANO, CLAUDIO STRINATI, FRANCESCA BRIA… – FOTO BY DI BACCO
-Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Estratto dell'articolo di Luca Della Libera per “il Messaggero – Cronaca di Roma”
In un campo di prigionia siberiano arriva un nuovo detenuto, Alexandr Petrovi Gorjanikov, giovane aristocratico annunciato come prigioniero politico. Tra umiliazioni e percosse, è scaraventato inerme in un mondo popolato di spettri, e assiste ai racconti dei loro crimini e delle loro follie prima di essere scarcerato, perché vittima di un errore.
È la storia di Da una casa di morti di Leo Janáek, - andata in scena ieri sera per la prima volta al Teatro dell'Opera - ispirata alle omonime memorie romanzate di Dostoevskij nelle quali lo scrittore racconta la vita dei detenuti in un campo di prigionia in Siberia, dove lui stesso era stato imprigionato per quattro anni.
Tra il pubblico (che a fine serata ha omaggiato l'evento con applausi per tutti gli artisti) anche Jan Kouhot, ambasciatore della Repubblica Ceca; Karla Wusterovà, ambasciatrice della Repubblica Slovacca; Jan Burian, direttore del Teatro di Praga; Barbara Marinali, presidente di Acea; Silvia Scozzese, vice sindaca; lo scrittore Giancarlo De Cataldo; l'ex ad Rai Carlo Fuortes; Alex Ollé, regista di La Fura dels Baus e l'artista Marinella Senatore. […]
L'ultimo capolavoro del compositore ceco è stato proposto nell'allestimento firmato dal regista polacco Krzysztof Warlikowski, Leone d'Oro della Biennale Teatro a Venezia e al suo debutto operistico in Italia. Sul podio il giovane bielorusso Dmitry Matvienko, anche lui al suo debutto operistico in Italia.
Da una casa di morti è il secondo tassello di un progetto triennale dell'Opera di Roma dedicato a Janáek, inaugurato con la Káa Kabanová nella stagione 2021/2022 e che si concluderà nel maggio 2024 con la rappresentazione di Jenfa. Lo spettacolo, ambientato in un carcere americano contemporaneo, è avvincente, tecnicamente molto riuscito.
Durante la Sinfonia iniziale appare su uno schermo il filosofo Michael Foucault intervistato riguardo la giustizia, la sorveglianza e l'esercizio del potere: una scelta che anticipa i temi della chiave di lettura proposta per questo allestimento.
Il regista polacco declina al presente e con maestria la prigione di Janáek, restituendone tutta la violenza e la follia che la pervade, sempre assecondato dall'ottima recitazione di tutti i cantanti, anche se ogni tanto si perde la centralità della musica.
Sul podio, Dmitry Matvienko, ha offerto una prova magistrale, mettendo in luce il linguaggio peculiare del compositore. Ottimo il cast vocale: in primo piano il basso-baritono statunitense Mark S. Doss nel ruolo di Alexandr Petrovi Gorjanikov e il tenore Pascal Charbonneau nelle vesti del giovane tartaro Aljeja. […]