
AVVISATE MELONI: CON IL “GENIO ATOMICO” STEFANO BUONO I CONTI NON SEMPRE TORNANO – IL GOVERNO PUNTA A RILANCIARE L’ENERGIA ATOMICA IN ITALIA ANCHE GRAZIE ALL’EX FISICO DEL CERN (E IMPRENDITORE MILIONARIO) E ALLA SUA AZIENDA “NEWCLEO”, CHE REALIZZA PICCOLI REATTORI NUCLEARI MODULARI – MA NEL SETTORE IMMOBILIARE GLI AFFARI DI BUONO VANNO MALE: IL GRUPPO DI CUI È PRIMO AZIONISTA, “PLANET SMART CITY”, CHE COSTRUISCE IN GIRO PER IL MONDO LE “CITTÀ INTELLIGENTI”, CONNESSE E SOSTENIBILI, HA PERSO 300 MILIONI DI EURO IN 10 ANNI, UN BUCO IN BILANCIO DI 39 MILIONI E 69 DIPENDENTI IN CASSA INTEGRAZIONE...
Estratto dell’articolo di Nicola Borzi per “il Fatto Quotidiano”
Doveva costruire in giro per il mondo le “città intelligenti”, connesse, sostenibili, frutto di visioni urbanistiche e sociali proiettate nel futuro. Anni di grandi annunci, poderosa eco mediatica, promesse sempre rinnovate di quotazione in Borsa (mai avvenuta).
[…] l’ottimismo sparso dal gruppo Planet Smart City, lanciato a Torino nel 2015 dagli ad Giovanni Savio e Susanna Marchionni, si è però dimostrato un castello di sabbia.
[…]
L’ennesima richiesta di rifinanziamento ha fatto esplodere la rabbia di molti dei 400 soci, tra i quali spiccano nomi pesanti dell’imprenditoria come Bormioli, Rovati, Malacalza, De Negri, Colussi, Fiorucci. Famiglie che hanno investito credendo nei business plan e nel primo azionista nonché uomo bandiera di Psc, l’ex fisico del Cern e imprenditore miliardario Stefano Buono.
Il gruppo Psc, formato da 29 società in Italia, Brasile, India, Regno Unito e Usa guidate da una holding di Londra, in meno di dieci anni ha bruciato valore di soci e terzi per 276 milioni di dollari.
Sei gli aumenti di capitale: nel 2018 con l’ingresso di Buono, poi l’anno dopo e ancora ad agosto 2020, maggio 2021, febbraio 2022 e gennaio 2025. In totale i soci hanno versato 185 milioni. A novembre 2023 l’emissione di un bond.
Ma al 30 settembre 2024 i debiti erano di 58 milioni, il patrimonio netto negativo per 38 (se la capogruppo fosse italiana dovrebbe convocare i soci per azzerare e ricostituire il capitale), gli incassi di soli 46 milioni dei quali però in cassa ne restavano solo 7.
Il piano presentato dal nuovo ad Stefano Reganzani chiede un’ulteriore iniezione di capitale da 3 milioni e un nuovo bond da 10, la revisione della governance, riduzione di ruoli e costi dei dirigenti, ricerca di partner in Brasile, possibile scissione delle controllate Planet D&A e Djungle e riorganizzazione della capogruppo.
Ma come si è arrivati alla débâcle? Fonti interne parlano di anni di perdite, una pletora di progetti annunciati ma partiti in ritardo e con costi crescenti, flussi finanziari complessi, clienti che lamentano la scarsa qualità degli edifici consegnati, oneri altissimi, pletora di dirigenti strapagati, grandeur gestionale, l’affitto pesantissimo della faraonica sede di rappresentanza di Palazzo Stabri, ex sede del Tar e dell’Avvocatura di Stato del Piemonte nel prestigioso quartiere torinese di Crocetta, per la quale sono stati spesi 2 milioni in ristrutturazioni.
Ora 69 dipendenti dell’italiana Planet Idea sono in cassa integrazione, molti i pagamenti in ritardo (tra cui gli stipendi e affitti) e alcuni creditori, tra i quali Inps e Agenzia delle Entrate, reclamano cifre consistenti.
Planet Smart City replica di aver investito in 11 progetti già completati o in via di completamento in Brasile, India e Usa, d’aver sinora consegnato 3.600 abitazioni mentre altre 6.500 lo saranno da qui ai prossimi anni: “Il nuovo management ha definito un nuovo piano industriale adeguato alle condizioni attuali di mercato e supportato dalla raccolta di capitali.
Psc conta di chiudere il 2025 con un fatturato di oltre 130 milioni, Ebitda e flusso di cassa positivi. La Cigs, iniziata in aprile, è temporanea e riguarda solo i dipendenti di Idea, prevalentemente staff centrali, mentre tutte le società operative, in Italia e all’estero, lavorano a pieno regime”.
[…]
Ma la rivolta dei soci da Planet Smart City potrebbe ora contagiare Newcleo, gruppo tramite il quale il governo Meloni pianifica alleanze estere per costruire i piccoli reattori modulari di nuova generazione che dovrebbero riportare l’Italia sulla scena dell’energia atomica.
Alcuni azionisti di peso infatti hanno investito in entrambi i progetti, convinti dalla sfolgorante immagine sui media (che paiono ormai più avvezzi a rilanciare acriticamente comunicati stampa che a leggere i bilanci) e dalla storia di (apparenti) successi imprenditoriali di Buono.
Stefano Buono
elisabeth rizzotti stefano buono
Giovanni Savio
Susanna Marchionni