
CAMPA CAVILLO! – LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE DI SOLLEVARE LA QUESTIONE D’UFFICIO SUL CANONE PAGATO E NON DOVUTO DA TIM (CHE CONGELA IL RISARCIMENTO DA UN MILIARDO DI EURO) È UNO SPADONE DI DAMOCLE SULLA TESTA DI LABRIOLA. SE FOSSE RICONOSCIUTO IL VIZIO DI FORMA SI RIPARTIREBBE DAL PRIMO GRADO, CON CONSEGUENZE PESANTI SUL TITOLO IN BORSA (CHE IERI HA PERSO IL 3%) – SI INCARTA ANCHE LA CESSIONE DELLE AREE GRIGIE DI OPEN FIBER A FIBERCOP…
pietro labriola a Italian Tech Week
Estratto dell’articolo di Sara Bennewitz per "la Repubblica"
La Corte di Cassazione solleva un vizio di forma all’udienza sul canone di concessione del 1998 pagato e non dovuto da Tim, che comporterebbe un risarcimento da un miliardo di euro.
Secondo il giudice di ultima istanza esiste un potenziale vizio di forma, all’inizio del procedimento instaurato da TIm, sulla competenza del giudice di Roma o di quello di Perugia.
Ieri la Cassazione ha chiesto quindi di verificare se, all’epoca dei fatti, fosse stato corretto presentare l’appello, come fece Tim, oppure se si sarebbe dovuto ricorrere al regolamento di competenza.
Morale a questo punto si aprono due opzioni dal punto di vista giudiziario.
Se la Cassazione […] confermerà la correttezza dell’impugnazione di Tim, si procederà nel merito, e a quel punto la sentenza potrebbe arrivare a fine anno.
PALAZZO DELLA CORTE DI CASSAZIONE - PALAZZACCIO
Qualora invece la Corte […] dovesse riconoscere il vizio di forma come nel gioco dell’Oca si ripartirebbe dal primo grado, con il risarcimento che -anche se scontato nel merito- rischia di essere rinviato all’esito di un nuovo processo dai tempi indefiniti.
In origine il tribunale di Roma si era infatti dichiarato incompetente, ritenendo applicabile l’articolo che attribuisce la competenza alla corte più vicina in caso di procedimenti relativi alla responsabilità civile dei magistrati, ovvero Perugia.
Tim si era dunque rivolta al capoluogo umbro, che con sentenza passata in giudicato, aveva stabilito che la norma non si applicava al caso, e quindi la competenza spettava all’appello di Roma.
La causa è quindi tornata sulla Capitale, dove l’appello la scorsa primavera ha fissato un risarcimento a favore di Tim da oltre un miliardo.
Decisione poi impugnata dalla Presidenza del Consiglio in Cassazione, dove ieri si è svolta la prima udienza. E così l’ennesimo rinvio della causa, ha fatto crollare le azioni Tim del 2,17% a 0,38 euro.
Sempre ieri, e sempre a Roma, si è svolto un cda di Open Fiber, in vista della riunione presso il Dipartimento per l’innovazione attesa oggi.
Il cda resta scettico sulla possibilità di trovare un accordo entro fine giugno, per cedere alcune delle sue aree grigie ai rivali di Fibercop, quindi non è neppure stato dato un mandato formale all’ad Giuseppe Gola a trattare, ma è stato già preallertato un nuovo consiglio per tornare a discuterne domani.
Sullo sfondo resta sempre la questione della governance. Ieri il presidente della società della rete Paolo Ciocca ha annunciato al cda la sua volontà di fare a breve un passo indietro, a valle della sua recente e contestuale nomina in Italgas, ma ancora ci sarebbe convergenza sul nome del futuro presidente di Open Fiber: parrebbe infatti sfumata la candidatura di Enrico Cucchiani.