
“CI DICONO CHE SIAMO “MUCCHE DA MUNGERE”’ – LE LAVORATRICI DELLA MANIFATTURA SAN MAURIZIO DI REGGIO EMILIA, AZIENDA DEL GRUPPO MAX MARA CON 220 ADDETTI, HANNO INDETTO UNO SCIOPERO, IL PRIMO DAL 1980, PER DENUNCIARE CONDIZIONI DI LAVORO CHE DEFINISCONO “INACCETTABILI” – RACCONTANO CHE SONO COSTRETTE A LAVORARE “PRATICAMENTE A COTTIMO”, SEMPRE SOTTO PRESSIONE, IN UN CLIMA “TOSSICO” CON SOFFERENZA “FISICA E PSICOLOGICA”: “PRETENDONO CHE PRODUCIAMO ALMENO UN TOT DI CAPI AL MESE. SE NON CI RIUSCIAMO, SCATTANO I RICHIAMI E...”
Estratto dell’articolo di Ilaria Mauri per “il Fatto Quotidiano”
sciopero stabilimento Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia di max mara
Definite “obese”, apostrofate come “mucche da mungere”, costrette a lavorare “praticamente a cottimo”, sempre sotto pressione, in un clima “tossico” con sofferenza “fisica e psicologica”. È la denuncia che arriva dalle lavoratrici della Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia, azienda del gruppo Max Mara con circa 220 addetti, in stragrande maggioranza donne, per lo più cucitrici, tagliatrici e sarte specializzate.
Sono loro le mani esperte che confezionano i celeberrimi cappotti cammello, capi venduti a migliaia di euro nelle boutique di tutto il mondo. E raccontano una storia fatta di “usura fisica”, “pressioni psicologiche” e un mancato riconoscimento della loro dignità e professionalità che cozza alquanto con la narrativa del brand, che fa dell’artigianalità un vanto e del Made in Italy la sua bandiera.
stabilimento Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia di max mara
Per questo nei giorni scorsi la Filctem-Cgil ha proclamato uno sciopero “storico” di due giornate, il primo dal 1980, per denunciare condizioni di lavoro che definiscono “inaccettabili”.
[...] Alcune di loro hanno accettato di raccontarci la loro situazione, a condizione di mantenere l’anonimato. Non è la paura a trattenerle, ma la certezza che poi in azienda subirebbero ripercussioni.
Sì, perché alla San Maurizio gli episodi di umiliazione sembrano proprio essere all’ordine del giorno: “Ci è stato detto che siamo obese e ci hanno consigliato di fare esercizi a casa per dimagrire. Siamo state chiamate mucche da mungere solo perché avevamo chiesto di poter ascoltare un po’ di musica in sottofondo mentre lavoriamo. Goccia dopo goccia, giorno dopo giorno, ci sentiamo svuotate, umiliate, calpestate nella nostra dignità”.
sciopero stabilimento Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia di max mara
Il Fatto ha provato a chiedere conto di tutto ciò alla San Maurizio ma l’azienda ha rimandato a Max Mara per un commento ufficiale. “Non abbiamo dichiarazioni da rilasciare in merito”, è stata la risposta.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, basta andare sul sito ufficiale di Max Mara Fashion Group: qui sono illustrati i diversi siti produttivi della griffe in Italia tra cui, appunto, la Manifattura San Maurizio. “Noi lavoriamo qui da oltre 20 anni”, raccontano.
“Siamo pagate a cottimo, anche se l’azienda evita di definirlo così ufficialmente. Per guadagnare qualcosa in più dobbiamo produrre il massimo possibile, le pause – raccontano – le dobbiamo recuperare lavorando più in fretta”. [...]
Al centro delle rivendicazioni, c’è la mancata applicazione del contratto nazionale del Tessile Industria da parte dell’azienda del gruppo Max Mara, che preferisce un regolamento aziendale interno.
sciopero stabilimento Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia di max mara
Questo, secondo la Filctem-Cgil, si traduce in minori tutele e, soprattutto, in stipendi non adeguati all’alta professionalità richiesta, ai ritmi e alle condizioni di lavoro. “Mediamente parliamo di stipendi intorno ai 1.300-1.350 euro al mese”, spiega Erica Morelli, segretaria della Filctem provinciale, scesa in campo al fianco delle lavoratrici.
“In busta paga si applica il minimo tabellare e poi c’è un sistema definito ‘K100’ per valutare la produttività delle lavoratrici: se superano il minimo richiesto, hanno un’integrazione economica. Tutti i nostri sforzi per discutere un contratto integrativo di secondo livello sono stati vani”. Ma con l’avanzare dell’età e l’usura fisica, mantenere i ritmi diventa più difficile, con il rischio di essere penalizzate.
stabilimento Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia di max mara
“Pretendono che produciamo almeno un tot di capi al mese. Se non ci riusciamo, scattano i richiami e le pressioni aumentano. Non esiste alcun riconoscimento del carattere usurante del nostro lavoro, neanche da parte dell’Inail”, denunciano le lavoratrici. Le umiliazioni sono all’ordine del giorno: “Arriviamo a essere controllate perfino quando andiamo in bagno: segnano i nostri nomi, ma siamo tutte donne, abbiamo il ciclo. È disumano”.
E ancora: “Un giorno una collega è inciampata ed è caduta durante il tragitto per raggiungere il pullman che ci porta in mensa e, invece, di soccorrerla, l’amministratore l’ha accusata di aver corso e poi l’ha convocata in ufficio per un richiamo”.
Morelli conferma il quadro: “Sappiamo da tempo che succedono episodi molto spiacevoli e la situazione è diventata ormai intollerabile, ma la Direzione aziendale ha alzato un muro”. E al momento è rimasto inascoltato anche lo sciopero indetto il 21 maggio scorso, che ha visto un’alta adesione: finora, l'azienda “non ha risposto minimamente, dispiace parecchio ma questo silenzio è eloquente”, commenta Morelli. [...]
stabilimento Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia di max mara
sciopero stabilimento Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia di max mara