
DEL DIMON NON V’È CERTEZZA – IL GRAN CAPO DI JP MORGAN CHASE RIFILA UN’ALTRA BORDATA A TRUMP: “IL NEMICO PIÙ GRANDE PER GLI USA? È INTERNO. NON SONO COSÌ PREOCCUPATO PER LA CINA. QUELLO CHE MI PREOCCUPA DAVVERO SIAMO NOI. SAREMO ANCORA LA VALUTA DI RISERVA? BEH, SE TRA 40 ANNI NON SAREMO LA POTENZA MILITARE E L'ECONOMIA DOMINANTE, NO. DOBBIAMO CAMBIARE LA TRAIETTORIA DEL DEBITO" – DIMON, TRA I BIG DELLA FINANZA, È QUELLO PIÙ DURO CONTRO IL TYCOON: DA MESI LO CANNONEGGIA PUBBLICAMENTE – VIDEO
Estratto dell’articolo da https://www.huffingtonpost.it
Il pericolo più grande per gli Usa? Non è la Cina, ma "il nemico interno". Parole del ceo di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, che ha lanciato questo minaccioso avvertimento al Reagan National Economic Forum di Simi Valley, in California. A Dimon è stato chiesto dei rivali globali degli Stati Uniti, e lui ha risposto così: "il più grande è il nemico interno".
"Non sono così preoccupato per la Cina. La Cina è un potenziale avversario. Stanno facendo molte cose bene. Hanno molti problemi. Quello che mi preoccupa davvero siamo noi", ha proseguito.
"Possiamo rimetterci in sesto - si è domandato - ritrovare i nostri valori, le nostre capacità, la nostra capacità' di gestione? Quello che avete sentito oggi sul palco è che la quantità di cattiva gestione è straordinaria. A livello statale, a livello cittadino, per le pensioni, per tutto questo genere di cose... e questa roba ci ucciderà.
E sapete, mi fanno sempre questa domanda: saremo ancora la valuta di riserva?. Beh, se tra 40 anni non saremo la potenza militare e l'economia dominante, non saremo più la valuta di riserva. Questo è un dato di fatto. Basta leggere la storia. Ora, io penso che lo saremo ancora. Warren Buffett, qui presente, vi direbbe che siamo enormemente resilienti. E io sono d'accordo. Ma penso che questa volta sia diverso. Questa volta dobbiamo davvero rimetterci in riga, e dobbiamo farlo molto in fretta".
I commenti di Dimon giungono in un momento in cui i dazi del presidente Donald Trump hanno prodotto una grave instabilità sui mercati finanziari, hanno inciso sugli scambi commerciali fra Usa e Cina, le due principali economie mondiali, hanno creato turbolenze sul mercato dei Treasury statunitensi, hanno affaticato l'andamento del dollaro.
Le ultime dichiarazioni di fuoco del presidente contro la Cina di Xi Jinping, accusata di aver totalmente violato gli accordi commerciali, non tracciano una strada semplice, anche se si sta lavorando a un confronto ad altissimo livello, almeno a livello di telefonata, fra i due leader.
"Non hanno paura, gente. Non ci conterei sull'idea che si inchineranno all'America", ha detto Dimon. "Dobbiamo darci una mossa. Dobbiamo farlo molto in fretta". Secondo il supermanager, molto influente a Wall Street e per un breve lasso di tempo indicato perfino fra i favoriti come segretario al Tesoro dell'amministrazione Trump, ha affermato che se gli Stati Uniti interverranno per risolvere i problemi relativi a permessi, regolamenti, immigrazione, tassazione, scuole nei centri urbani e sistema sanitario, allora il Paese potrebbe tornare a crescere del 3% all'anno.
DEBITO AMERICANO E CINA - ILLUSTRAZIONE
Secondo un rapporto del Congressional Budget Office del giugno 2024, il deficit pubblico degli Stati Uniti si attestava a circa 2.000 miliardi di dollari nel 2024, pari a circa il 7% del prodotto interno lordo. Se il Paese entrasse in recessione, "quel 7% diventerebbe il 10%", ha aggiunto Dimon, e quel punto il mercato obbligazionario statunitense "crollerà" sotto il peso del crescente debito pubblico.
Oltretutto, la manovra di Trump - il "Big Beautiful Bill" - aggiungerebbe almeno 3.300 miliardi di dollari al debito statunitense entro il 2034. L'agenzia di rating Moody's ha già revocato la tripla A agli Usa. Il banchiere ha aggiunto di aver messo in guardia le autorità di regolamentazione: "Vedrete una crepa nel mercato obbligazionario. Vi dico che succederà. E vi farete prendere dal panico".
Serve quindi un cambiamento della "traiettoria del debito", anche allentando le restrizioni sulle banche per aumentare la loro capacità di negoziazione di obbligazioni. [...]
Alla domanda se prenderebbe in considerazione la possibilità di candidarsi, Dimon, 69 anni, ha risposto che lo farebbe "se pensassi di poter davvero vincere, cosa che non credo".
DONALD TRUMP I DAZI E I MERCATI
debito pubblico
jamie dimon 2