
WARNER BROS DISCOVERY SCOPRE DI NON POTER ANDARE DI SCORPORO – GLI AZIONISTI BOCCIANO LA SCISSIONE TRA TV TRADIZIONALE E STREAMING/STUDIO, CHE NELLA TESTA DEL CEO, DAVID ZASLAV, AVREBBE DOVUTO SALVARE IL GRUPPO STATUNITENSE, CHE UNISCE COLOSSI COME WARNER BROS, DISCOVERY, HBO E CNN (IN ITALIA, LA "NOVE" E "REAL TIME") – LA SOCIETÀ HA 34 MILIARDI DI DOLLARI DI DEBITO, CONSIDERATO “JUNK”, CHE FINIREBBE PER PESARE SULLA PARTE “SANA”, QUELLA DELLE PIATTAFORME ONLINE E DEL CINEMA (RISOLLEVATA LO SCORSO ANNO CON IL SUCCESSO PLANETARIO DI “BARBIE”)
Estratto dell’articolo di Andrea Biondi per “il Sole 24 Ore”
L’inquadratura televisiva non lo ha mancato. A vedere la semifinale del Roland Garros fra Jannick Sinner e Nole Djokovic ieri a Parigi c’era anche lui: David Zaslav, il ceo di Warner Bros Discovery, gruppo che controlla Eurosport e, a cascata, i diritti della competizione francese.
Chissà se e quanto […] sia riuscito a tenere lontano da sé i grattacapi che, stando alle indiscrezioni che rimbalzano da Oltreoceano, arrivano dalla situazione del gigante media.
Che è alle prese con una montagna di debiti, una perdita di valore e un progetto di divisione fra attività Tv lineari e tradizionali e streaming che appare bloccato, ad ora, proprio dalla situazione debitoria.
MAX LA PIATTAFORMA STREAMING DI WARNER BROS. DISCOVERY
Secondo la Reuters il board che avrebbe dovuto suggellare lo split era previsto in questi giorni. Ma invece del via libera tutto si sarebbe tradotto in un nulla di fatto. Pericoloso, soprattutto per il ceo. Il quale negli ultimi giorni ha potuto misurare con mano il malcontento dei suoi azionisti che si è manifestato nella bocciatura […] da parte del 59% dei soci schierati contro il pacchetto retributivo del 2024 per l’amministratore delegato e il suo team, inclusi i 51,9 milioni di dollari destinati a lui per il 2024.
Certo è che quella che nel 2022 era nata dall’unione tra WarnerMedia (ex asset di AT&T) e Discovery per configurarsi come la nuova corazzata dello streaming globale – peraltro come una macchina narrativa perfetta fra informazione (Cnn), reality di massa (Discovery), fiction di qualità (Hbo) e cinema da Oscar (Warner Bros) – sta attraversando la fase forse più difficile, quantomeno nel rapporto con gli investitori.
La casa di Bugs Bunny, Batman e della Cnn, che con film come Barbie ha sbancato il botteghino, oggi fa fronte a un debito netto di 34 miliardi di dollari frutto delle varie acquisizioni nel tempo […]; una capitalizzazione di mercato che nel giro di tre anni è passata da 70 miliardi di dollari a circa 25 e un debito declassato ora a livello junk, spazzatura, da S&P.
Il problema […] è strutturale. Il gigante media continua infatti ad avere gran parte della sua attività in ambiti che non crescono più: i canali via cavo, un tempo miniere d’oro, oggi sembrano cave in esaurimento. Il fenomeno del cord-cutting – l’abbandono del cavo da parte degli utenti per offerte di contenuti a prezzo più basso, tipiche dei giganti dello streaming, da Netflix in giù – ha eroso pubblico, introiti pubblicitari e potere contrattuale della società.
E allora ecco la mossa alla quale Zaslav ha aperto lo scorso dicembre […]. Il piano sul tavolo sarebbe invece quello di separare le attività in due entità distinte: una “Global Linear Networks”, con dentro tutta la TV tradizionale; e una “Studios & Streaming”, che ingloberà Warner Bros., Hbo, la piattaforma Max e tutto ciò che fa ancora sognare gli analisti. Il problema – enorme – è che la divisione non cancella il debito, ma lo redistribuisce. E non equamente.
Secondo fonti interne, sarà la parte “bella” (quella dello streaming e del cinema) a sobbarcarsi il grosso dell’indebitamento (14 miliardi su “Global Linear Networks” contro 20 miliardi per “Studios & Streaming” secondo i calcoli della Reuters). In questo scenario, la parte Hbo si troverebbe anche con un debito equivalente a 5 volte i suoi 3,5 miliardi di dollari di Ebitda previsti per il 2026. Questo livello di leva finanziaria – superiore del 30% rispetto a quello attuale della casa madre – è visto come un ostacolo alla capacità di competere efficacemente. Da qui il pollice verso degli investitori al progetto. Che Zaslav ora dovrà puntare a risollevare.