
“È DIFFICILE COGLIERE UNA LOGICA INDUSTRIALE NELL’OPS DI MPS SU MEDIOBANCA” – L’ECONOMISTA ANGELO BAGLIONI STRONCA L’OPERAZIONE TELE-GUIDATA DAL GOVERNO INSIEME A CALTAGIRONE E MILLERI: “MPS È UNA BANCA COMMERCIALE TRADIZIONALE, MEDIOBANCA È UNA BANCA D'AFFARI E DI INVESTIMENTO. GLI SPAZI PER RAZIONALIZZARE LA RETE DI SPORTELLI SEMBRANO ESIGUI. DIFFICILE PENSARE CHE L'EVENTUALE FUSIONE POSSA PRODURRE SINERGIE; SAREBBE UNA SOMMA DI DUE INTERMEDIARI, CON POCA CREAZIONE DI VALORE” – “DIVERSO È IL CASO DELL'OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI…”
Estratto dell'articolo di Angelo Baglioni* per “la Repubblica – Affari & Finanza”
* Docente di Economia Politica, Università Cattolica
Mediobanca si trova al centro di due operazioni, che potrebbero rappresentare una svolta storica per la banca. La prima, in ordine di tempo, è l'Offerta Pubblica di Scambio (Ops) lanciata dal Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca nel gennaio scorso. La seconda è l'Ops lanciata da Mediobanca stessa su Banca Generali alla fine di aprile.
Quale interpretazione dare di queste due operazioni? Data la posizione di Mediobanca nel sistema economico-finanziario italiano, compresa la sua presenza nelle Assicurazioni Generali, e dato che lo Stato italiano detiene ancora una partecipazione in Mps, sono abbondati i commenti che hanno privilegiato gli aspetti politici e i "giochi di potere".
Non che questi aspetti siano assenti, ma credo che valga la pena di partire dalla logica industriale di queste operazioni. […]
Guardando all'Ops lanciata da Mps su Mediobanca, è difficile cogliere una logica industriale.
Si tratta di due intermediari molto diversi tra di loro per tipo di attività. Mps è una banca commerciale tradizionale, focalizzata sulla raccolta di depositi ed erogazione di prestiti a imprese e famiglie.
Mediobanca è per tradizione una banca d'affari e di investimento, focalizzata sulle operazioni societarie e sull'attività nei mercati finanziari. Solo di recente si è spinta nella direzione del banking al dettaglio, con lo scopo di diventare il consulente e il gestore di patrimoni per clientela facoltosa, sfruttando la sua esperienza e il suo brand nella gestione del denaro.
Gli spazi per razionalizzare la rete di sportelli sembrano esigui, data la diversa presenza territoriale: prevalentemente al centro per Mps, al Nord per Mediobanca. Difficile pensare che l'eventuale fusione tra le due banche possa produrre sinergie; sarebbe una somma di due intermediari, con poca creazione di valore.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
Diverso è il caso dell'Ops lanciata da Mediobanca su Banca Generali. Parliamo di due intermediari con caratteristiche simili, dato che anche Banca Generali punta sulla gestione della ricchezza e sulla consulenza come attività caratteristiche.
Sembra quindi possibile che la fusione generi sinergie manageriali e professionali tra le due realtà bancarie, creando un polo specializzato nella gestione del risparmio e nel private banking: più della metà degli utili della nuova entità deriverebbero dal wealth management. Dal punto di vista dimensionale, la fusione creerebbe nel nostro paese un leader di livello europeo, con attivi totali superiori ai duecento miliardi.
Tuttavia, non bisogna nascondersi dietro un dito. L'Ops di Mediobanca su Banca Generali ha anche una logica difensiva, seppure meno enfatizzata nella comunicazione sociale rispetto a quella industriale.
Se l'operazione andasse in porto, Mediobanca consegnerebbe agli azionisti di Banca Generali le sue azioni di Generali, liberandosi così di quel pacchetto azionario che le ha dato finora molte soddisfazioni sul piano finanziario ma che sta diventando sempre più scomodo.
Non è un mistero che nell'azionariato sia di Mps sia di Mediobanca ci siano due gruppi, Delfin e Caltagirone, che hanno partecipazioni di rilievo anche nelle Generali e che potrebbero prenderne il controllo sommando a queste partecipazioni anche quella di Mediobanca, una volta che l'operazione Mps-Mediobanca andasse in porto.
Uscendo dall'azionariato delle Generali, Mediobanca si sfila dalla partita sul controllo della principale società assicurativa italiana, che è al di fuori del suo core business, ma soprattutto toglie un motivo alla coppia Delfin-Caltagirone per sostenere l'operazione Mps-Mediobanca: un'abile mossa nella partita a scacchi in corso nel settore bancario.
E poi c'è il governo, che sta giocando la sua partita, cercando di creare il "terzo polo bancario" del paese sotto la sua regia.
LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE
L'operazione Mps-Mediobanca risponde a questa logica, così come quella avviata in precedenza: la cessione di un pacchetto di azioni Mps al Banco Bpm. L'idea di creare il terzo polo attorno a queste due banche è tramontata quando Unicredit ha lanciato la sua offerta sul Banco Bpm, ma potrebbe riprendere quota se Mps dovesse rinunciare alle "nozze" con Mediobanca.
Non a caso, il governo ha recentemente usato in modo spregiudicato il suo golden power per ostacolare il cammino di Unicredit verso il Banco Bpm. Un comportamento che denota la volontà del governo di giocare attivamente la partita del risiko bancario, anziché limitarsi a fare da arbitro, come sarebbe opportuno.
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