
DI MALE IN GREGGIO: ISRAELE VARCA UN’ALTRA LINEA ROSSA E COLPISCE LE RAFFINERIE PETROLIFERE IRANIANE – TEHERAN, COME RITORSIONE, POTREBBE CHIUDERE LO STRETTO DI HORMUZ, DA DOVE PASSA IL 20% DEL PETROLIO MONDIALE (È L’UNICO SBOCCO DEL GOLFO PERSICO). SAREBBE UN SUICIDIO: DA LÌ PASSA ANCHE IL GREGGIO CHE GLI AYATOLLAH ESPORTANO IN CINA, MA SE FOSSERO SPALLE AL MURO, E L’ALA ESTREMISTA PREVALESSE, NON CI SAREBBE SCAMPO – LO SCENARIO ESTREMO: PREZZO DEL PETROLIO A 150 DOLLARI AL BARILE, CRISI MONDIALE E INFLAZIONE ALLE STELLE ANCHE IN AMERICA…
IRAN, ISRAELE BRUCIA IL PETROLIO BOMBE SUI TERMINAL NEL GOLFO
Estratto dell’articolo di Lucia Capuzzi per “Avvenire”
raffineria di petrolio colpita da israele in iran
[…] Netanyahu […] in Iran […] ha colpito i siti per la produzione di gas e petrolio. La mossa è arrivata dopo che Teheran, in risposta a una raffica di bombardamenti israeliani, nella notte tra venerdì e sabato, aveva scagliato duecento missili balistici, in buona parte intercettati.
[…] Dopo gli impianti per l’arricchimento dell’uranio, Tel Aviv ha oltrepassato un’altra delle linee rosse imposte dall’Amministrazione Biden: i terminali degli idrocarburi del terzo produttore mondiale di gas e settimo di greggio.
Passo che rischia di provocare una reazione uguale e contraria nel rivale con la minaccia, ventilata dal parlamentare Esmail Kosari, di chiudere lo stretto di Hormuz oltre a una ritorsione sulle basi americane, britanniche e francesi nella regione.
Il braccio di Golfo tra Iran, Oman e Emirati, è lo snodo cruciale per il trasporto globale del petrolio. Il suo sbarramento può causare uno choc energetico a livello mondiale – il prezzo è già cresciuto del 10 per cento – con ripercussioni gravi per consumatori e, soprattutto, produttori.
bat yam palazzo distrutto dai missili iraniani.
L’Arabia Saudita finora non ha preso posizione. Il principale riferimento degli Stati Uniti nella regione nonché epicentro dell’estrazione di greggio è in difficoltà. […] Il suo silenzio, però, comincia a pesare. Sullo spalle dello stesso Trump. […]
I RISCHI DI BLOCCO NEL GOLFO PERSICO E IL LISTINO DI MOSCA CHE CRESCE
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Da metà marzo per sette settimane l’aeronautica americana ha bombardato gli Houthi, che bloccavano con missili e droni l’ingresso nel Mar Rosso dalla penisola araba. A inizio maggio Donald Trump annuncia la fine degli attacchi perché le milizie yemenite — dice — «hanno capitolato».
Un mese dopo i dati del Fondo monetario internazionale mostrano che lo stretto di Bab el-Mandeb, all’ingresso nel Mar Rosso, resta semichiuso alla navigazione: esattamente come accade da quando un anno e mezzo fa gli Houthi hanno iniziato a limitare gli accessi.
raffineria di petrolio colpita da israele in iran
[…] La geografia dà all’Iran un potere su Hormuz in teoria simile a quello che gli Houthi hanno su Bab el-Mandeb. Lo stretto che collega il Golfo Persico all’Oceano Indiano — 49 chilometri di ampiezza — vede passare quasi il 20% dell’offerta mondiale di petrolio prodotto da quattro Paesi: Arabia Saudita (oltre 9 milioni di barili al giorno nel 2024), Emirati Arabi Uniti (4,4 milioni), Qatar (600 mila) e l’Iran stesso (3,3).
Teheran sarebbe in grado di destabilizzare i mercati del greggio, dunque l’economia mondiale, se tentasse a Hormuz ciò che i suoi protetti dello Yemen fanno nel Mar Rosso.
Sarebbe suicida, perché ne sarebbe compromesso anche il passaggio del greggio iraniano diretto in gran parte in Cina. Ma sarebbe una mossa della disperazione, se gli Ayatollah si trovassero spalle al muro e prevalesse l’ala in assoluto più estremista.
PETROLIERE RUSSE CHE AGGIRANO LE SANZIONI SUL PETROLIO
Gli investitori internazionali, per ora, non se lo aspettano.
La risposta dei mercati […] è stata relativamente composta per l’enormità degli eventi. Le borse sono calate, non crollate. […]
[…] . Il petrolio poi conta meno oggi che, ad esempio, durante le due guerre del Golfo (1990 e 2003): in Cina, di gran lunga primo mercato, ormai metà delle auto vendute sono elettriche. Ma soprattutto l’economia mondiale sta rallentando, mentre l’Arabia Saudita guida l’Opec verso un tentativo di monetizzare con la quantità e non la scarsità di greggio.
tensioni sullo stretto di hormuz tra iran e usa
I depositi sono pieni. E gli aumenti di questi giorni riporteranno in attività produttori americani di «shale oil», greggio da roccia di scisto, che non conviene produrre a 60 dollari al barile.
Naturalmente però questi fragili equilibri possono saltare in ogni momento, mentre anche […] i mercati hanno mostrato alcuni paradossi. Il maggiore: unica Borsa a salire fra le quarantina delle maggiori piazze, Mosca. Il suo petrolio oggi è più utile e ogni aumento di dieci dollari del barile porta, su un anno, 25 miliardi di dollari in più che Vladimir Putin può spendere nell’aggressione dell’Ucraina (ma fino a ieri i prezzi erano sotto a quelli ipotizzati nel bilancio russo).
[…] Emblematico però è anche che i mercati ormai sembrino reagire alle crisi senza sapere più bene quale sia il bene rifugio sicuro da comprare. […] Il solo […] davvero comprato è l’oro, vicino al record: in un mondo senza leggi né leader, vale solo la «barbara reliquia» di John Maynard Keynes.
IL PETROLIO NELLA NUOVA ERA DELLA VOLATILITÀ
Traduzione di un estratto dell’articolo di Gillian Tett per il “Financial Times”
[…] Cosa devono pensare gli investitori? Ci sono notizie buone e cattive. La prima ruota attorno alla questione del petrolio. A prima vista, sembra ragionevole pensare che l'aumento dei prezzi del petrolio sarà un brutto colpo per la crescita globale.
Infatti, mentre l'Iran produce "solo" circa 1,7 milioni di barili di petrolio al giorno - circa il 2% del totale globale - la vera minaccia è che se un ulteriore conflitto chiuderà lo Stretto di Hormuz, ciò comprometterà il trasporto marittimo. In effetti, ING Barings prevede che in uno scenario estremo, il peggiore dei casi - cioè un blocco prolungato dello stretto - i prezzi del petrolio potrebbero raddoppiare fino a raggiungere il livello record di 150 dollari entro la fine dell'anno.
La storia del XX secolo ha dimostrato quanto possano essere dannose le impennate dei prezzi del petrolio. E con la Banca Mondiale che ha appena tagliato le sue prospettive di crescita globale di quasi mezzo punto percentuale, portandole al 2,3% - il minimo dal 2008 - questo è un momento negativo per un altro shock.
[…] Il prezzo elevato del petrolio comprometterà il piano del team di Trump di ridurre l'inflazione. Inoltre, renderà più difficile per la Federal Reserve tagliare i tassi, dato il rischio di stagflazione. Per l'Europa la situazione è ancora peggiore.
Ma ecco la buona notizia, o almeno la meno deprimente: uno degli sviluppi più notevoli, ma spesso ignorati, degli ultimi decenni è che la cosiddetta "intensità petrolifera" delle economie globali - cioè la quantità di barili necessari per alimentare ogni unità di crescita - è inesorabilmente diminuita.
lo stretto di hormuz snodo chiave del petrolio mondiale
Nel 1975, ad esempio, la Banca Mondiale calcola che per produrre 1.000 dollari di PIL erano necessarie 0,12 "tonnellate equivalenti di petrolio" (TOE). Entro il 2022, invece, questo valore sarà di appena 0,05, grazie alla diffusione delle fonti di energia rinnovabili, come il solare, e all'aumento dell'efficienza industriale.
Non ci troviamo quindi di fronte all'economia di vostro nonno - o di vostro padre - per citare la tagline. Non è necessario che shock come l'attacco israeliano siano così devastanti come in passato; o non lo sono se il principale canale di trasmissione di questo shock è il petrolio.
Tuttavia, la cattiva notizia è che il petrolio non è l'unico canale di trasmissione in questo momento; sospetto invece che il canale più importante sia la psicologia degli investitori.
DONALD TRUMP CON MOHAMMED BIN SALMAN
Infatti, gli attacchi israeliani hanno intensificato la percezione che non ci troviamo solo di fronte a una crescente instabilità geopolitica, ma anche a un cambiamento dello Zeitgeist. Una feroce competizione per il potere egemonico sembra spostare anche la foglia di fico delle norme e delle leggi internazionali di collaborazione.
O, per citare ancora Trump, gli eventi sono guidati non da un senso di legge universale, ma dalla questione di chi ha "le carte" (o meno) del potere; Israele si sente quindi libero di bombardare l'Iran usando le sue "carte" militari, a prescindere da qualsiasi norma ONU.
Questo è disorientante - se non terrificante - per gli investitori cresciuti per prevedere il futuro con modelli economici ordinati. […] "L'ordine mondiale tradizionale, in cui l'economia dava forma alla politica, è stato stravolto", ha dichiarato Pimco ai suoi clienti questa settimana: "La politica [è] ora alla guida dell'economia".
[…] dobbiamo riconoscere che in un mondo in cui "la frammentazione delle alleanze commerciali e di sicurezza sta diventando una potente fonte di volatilità", per citare ancora Pimco, è essenziale diversificare i portafogli, avere una visione lunga degli eventi e fare un respiro profondo.
missili iraniani sui cieli di israele 5
Se lavorate nel settore finanziario, quindi, non programmate molti venerdì liberi quest'estate. Non si tratta solo delle crescenti tensioni in Medio Oriente; anche l'impennata del debito, la dislocazione delle valute, le perturbazioni del commercio e un presidente statunitense deciso a rifare l'ordine globale rappresentano dei rischi. La volatilità è ora una caratteristica, non un difetto.
DONALD TRUMP - MOHAMMED BIN SALMAN - MEME BY VUKIC
BIN SALABIM - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA