
“MELA” VENDO O “MELA” TENGO? – NONOSTANTE IL PERIODO NERO IN BORSA DI APPLE (PER LA FOLLIA "DAZISTA" DI TRUMP), LE BANCHE D’AFFARI AMERICANE CONTINUANO A CONSIGLIARE DI COMPRARE I TITOLI DELL’AZIENDA DI CUPERTINO – PER “JP MORGAN”, LE TARIFFE NON IMPATTERANNO MOLTO SUI CONTI DELLA “MELA”: DOVREBBERO ESSERE APPLICATE SOLO SUGLI SMARTPHONE E NON SUGLI ALTRI PRODOTTI APPLE, SOPRATTUTTO SUI SERVIZI – WARREN BUFFETT, CHE HA FATTO DECINE DI MILIARDI CON I TITOLI APPLE, INVECE NON È DELLA STESSA IDEA...
Estratto da “Outlook”, la newsletter di Walter Galbiati per “la Repubblica”
DONALD TRUMP MOSTRA LA TABELLA CON I NUOVI DAZI
Quando esattamente due mesi fa Tim Cook annunciava a Cupertino i risultati trimestrali e il numero record di device attivi, non immaginava certo che il presidente Trump avesse in mente di introdurre una tassa del 25% su ogni iPhone importato e prodotto al di fuori degli Stati Uniti.
Apple e la debolezza in Borsa. La notizia si è innestata su un trend non favorevole del titolo. Delle sette magnifiche azioni che costellano il cielo di Wall Street, Apple è stata la peggiore del 2025 con una flessione da inizio anno a oggi del 26%, una perdita di un quarto della sua capitalizzazione che attualmente è al di sotto dei 3mila miliardi di dollari.
[…] Sull’annuncio dei dazi sugli iPhone di venerdì scorso, Apple, che produce praticamente quasi tutto in Cina, ha chiuso la settimana in ribasso del 3%, ma perdendo meno di quanto ha ceduto a inizio aprile quando è stata rivelata per la prima volta l’entità dei dazi reciproci da Trump, perché allora il titolo ha lasciato sul terreno 300 miliardi di capitalizzazione.
[…] Il gruppo sta vivendo uno dei suoi periodi più lunghi di ribasso, ma gli analisti non hanno smesso di consigliare di comprarlo. Per Jp Morgan, Apple che quota in Borsa attorno ai 180 dollari dovrebbe valerne 240, tanto che ai suoi clienti suggerisce di sovrappesare il titolo in portafoglio (Overweight). Anche per Goldman Sachs il titolo è da comprare (Buy) fino ad arrivare ad almeno 250 dollari per azione.
CROLLO DELLE AZIONI APPLE DOPO L ANNUNCIO DEI DAZI DI TRUMP
[…] Sono due i motivi che spingono Jp Morgan a dire che le tariffe non impatteranno molto sui conti di Apple. I dazi innanzitutto dovrebbero essere applicati agli smartphone in generale e non solo agli iPhone.
1) Ciò metterebbe Apple in una posizione di vantaggio rispetto ai competitor perché riesce da sempre a imporre i prezzi più alti del mercato.
Di conseguenza
2) Apple non farà fatica a trasferire il costo dei dazi sui consumatori. Secondo i calcoli di Jp Morgan, un dazio del 25% sugli iPhone implica un rincaro sul prezzo del 5%, ovvero non più di 50 dollari per ogni smartphone, che più o meno rientra nell'ambito dei tipici aumenti di prezzo applicati dall'azienda in passato.
Altri tre motivi. Per Goldman Sachs Apple è da comprare, invece, perché la forza dell’azienda, la sua capacità innovativa e la crescita dei servizi […] che compenseranno i venti contrari che soffiano sui prodotti del gruppo che, oltre ai nuovi dazi, devono affrontare sia la riduzione per la domanda di iPhone, dovuta al fatto che i telefonini si cambiano meno spesso, sia la minore richiesta di tablet e Pc.
[…] Nei tre mesi archiviati a marzo, Apple ha registrato un fatturato di 95,4 miliardi di dollari, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente e non a caso Tim Cook nel comunicato diffuso ha posto l’accento sui servizi cresciuti a doppia cifra.
[…] Se infatti i ricavi della vendita di iPhone, Mac, iPad e accessori, pari a 68,7 miliardi, sono stati in termini assoluti maggiori di quelli da servizi (26,6 miliardi), bisogna però dire che i primi sono cresciuti meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, solo del 2,7% contro l’11,6% dei servizi. E proprio qui sta cercando di andare l’azienda di Cupertino per compensare la minore crescita nei prodotti.
[…] Sezionando il fatturato dei tre mesi chiusi a marzo, la vendita di iPhone conta per 46,8 miliardi, circa il 50% di tutte le entrate, ma subito dopo, prima di Mac (7,9 miliardi), accessori (7,5 miliardi) e iPad (6,4 miliardi) vengono i servizi con i già citati 26,6 miliardi, che in più offrono margini maggiori rispetto ai prodotti.
In ogni caso, nonostante i buoni numeri e il tentativo di virata, il consensus sugli utili di Apple stimato da Bloomberg […] è sceso per il 2026 del 5,1%, mentre le previsioni sui ricavi sono in calo del 3,9%.
[…] A differenza delle banche d’affari Usa, chi si è invece schierato tra i venditori di Apple è Warren Buffett. […] L’oracolo di Omaha in occasione dell’incontro annuale con gli investitori ha tessuto le lodi dell’attuale amministratore delegato del gruppo: “Sono un po’ imbarazzato nel dire che Tim Cook ha fatto guadagnare alla Berkshire molti più soldi di quanti ne abbia mai fatti io”.
[…] E i soldi Buffett li ha guadagnati perché ha venduto i titoli. Nel corso del 2024, ha dimezzato la sua posizione su Apple che a fine 2023 contava per più della metà del portafoglio della sua Berkshire che valeva 350 miliardi di dollari.
[…] Buffett era entrato nella Apple un po’ controvoglia nel 2016, perché aveva da sempre evitato i titoli tecnologici. Ma poi pian piano è rimasto affascinato dal gruppo, apprezzando come riusciva a legare a sé i clienti, vendendo a loro prodotti anche più cari rispetto agli altri.
[…] Nel tempo ha così ammassato miliardi di dollari in Apple, per poi smontarli e trasformarli in liquidità con il rialzo dei tassi e l’arrivo di Trump. Il cambio di portafoglio è iniziato nel 2024 e ha portato il gruppo ad avere in pancia oltre 300 miliardi di liquidità, compresi molti titoli di Stato Usa, pari a quasi il 30% del valore dei suoi asset.
[…] Tra le varie interpretazioni che circolano tra gli investitori, c’è quella che ritiene che Buffett abbia venduto Apple perché le azioni sono sopravvalutate rispetto agli utili che il gruppo genererà.
Ieri e oggi. Quando la Berkshire ha iniziato a comprare Apple, il titolo valeva tra 12 e 13 volte gli utili attesi, ora viaggia a quasi 30 volte, ma con prospettive di crescita inferiori.
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