
MPS ABBASSA L’ASTICELLA DELL’OPS SU MEDIOBANCA – IL QUANTITATIVO MINIMO DI TITOLI PER ACCETTARE L’OFFERTA DOVREBBE SCENDERE DAL 66,6% INDICATO A FEBBRAIO AL 51%. SEMPRE CHE LA VIGILANZA BCE E POI LA CONSOB AUTORIZZINO UN CONTROLLO PIÙ LASCO, CHE IMPLICA MENO SINERGIE, PIÙ USO DI CAPITALE E PIÙ RISCHI SISTEMICI – L’ALLARGAMENTO DEL CONCAMBIO IN BORSA TRA MONTEPASCHI E MEDIOBANCA HA RESO PIÙ ARDUO PER MPS OTTENERE ALTE ADESIONI – L’AD LOVAGLIO DA SETTIMANE STA GIRANDO TRA GLI INVESTITORI DI TUTTO IL MONDO PER CONVINCERLI A CONSEGNARGLI LE LORO AZIONI DI PIAZZETTA CUCCIA…
Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”
LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE
Mps, che sta rifilando il prospetto informativo dell’Ops su Mediobanca, si accinge a ridurre, e a tenere flessibile, il quantitativo minimo di titoli per accettare l’offerta. A febbraio era un 66,67%, a inizio luglio, quando i senesi contano di avviare in Borsa l’Ops, potrebbe limare al 51%, forse anche al di sotto.
Sempre che la vigilanza Bce, e poi la Consob, autorizzino un controllo più lasco, che implica meno sinergie, più uso di capitale e più rischi sistemici. Fonti finanziarie indicano che finora, dopo mesi di interlocuzioni, l’Eurotower non avrebbe formulato particolari prescrizioni sulle soglie.
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Il management guidato da Luigi Lovaglio, a quel che si apprende, avrebbe già fornito una doppia prospettazione, a fronte della disponibilità a comprare Mediobanca sia che essa “scambi” Banca Generali con la quota nel Leone sia la sua Ops non vada in porto.
Le stesse fonti descrivono Lovaglio - che da settimane girando tra gli investitori di tutto il mondo per convincerli a consegnargli le loro azioni Mediobanca - come sempre più incline a ridurre la soglia minima del 66,67% annunciata il 26 gennaio.
[...] Lovaglio si è già mostrato più duttile, notando che basterebbe il 51% per consolidare Mediobanca, garantendo al futuro polo l’incasso di altri 1,3 miliardi di imposte differite (Dta), promesso al mercato.
Ma l’allargamento del concambio in Borsa tra Mps e Mediobanca starebbe inducendo i senesi, per qualche investitore, ad accettare anche meno del 50%.
In Borsa nell’ultimo mese Mediobanca, rastrellata tra forti volumi, è salita del 14%, mentre Mps ha perso il 4,7%. Così il concambio tra i due titoli è salito del 12% sopra quello offerto, e Mps per convincere gli azionisti milanesi dovrà offrire 2 miliardi in più. In caso di adesioni al 50%, l’esborso sarebbe un miliardo, che gli analisti bancari ritengono una somma che Mps può spendere, avendo un capitale Cet1 tra i più alti d’Europa al 19,6% degli attivi.
Ma se i miliardi del rilancio diventassero due, la banca potrebbe ridurre i requisiti di capitale a livelli tali da indurre la Bce a richiedere una soglia minima più alta.La scalata senese parte, come noto, da un 35% di azioni Mediobanca già virtualmente “promesse”: il 19,81% di Delfin, il 7,39% di Caltagirone, il 2,2% di Benetton (forse), il 2% di Enasarco.
Basterebbe raccogliere un 45% per cambiare i vertici della preda: e i senesi potrebbero comprare il restante 5% che manca a consolidare Mediobanca l’anno prossimo, in ossequio alle leggi italiane. Ma tra la teoria e la pratica c’è di mezzo il mercato.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
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