
IL CROLLO DEL PONTE MORANDI NON CI HA INSEGNATO NIENTE - CON LE CONCESSIONI AUTOSTRADALI È SEMPRE LA SOLITA STORIA: I PRIVATI INCASSANO E LO STATO PAGA – QUINDICI PIANI DI INVESTIMENTO DELLE SOCIETÀ CHE GESTISCONO I CASELLI SONO STATI BLOCCATI AL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE. I CONCESSIONARI CHIEDONO 27 MILIARDI IN PIÙ RISPETTO AI VECCHI PIANI, CIRCA 6,4 MILIONI A CHILOMETRO – CHE FARÀ SALVINI, GIÀ MINISTRO DELL’INTERNO NEL PRIMO GOVERNO CONTE, CHE DOPO IL CROLLO DEL PONTE MORANDI MINACCIÒ DI REVOCARE LA CONCESSIONE AI BENETTON SALVO POI NEGOZIARE CON I MAGLIARI E “REGALARGLI” 5 MILIARDI DI PLUSVALENZA DALLA VENDITA DI ASPI?
Estratto dell’articolo di Sergio Rizzo per “Milano Finanza”
una torta a forma di ponte morandi giuseppe conte
Ecco finalmente lo Stato italiano che diventa «forte con i forti» anziché «con i deboli». Il proclama compare su Facebook, la firma è del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Corre l’anno 2020, siamo in pieno luglio sotto la canicola. […]
Nel secondo governo grillino che Giuseppe Conte sta guidando, essendo passato dalla maggioranza con la Lega a quella con il Partito Democratico, c’è ancora chi reputa possibile la punizione promessa e ipotizzata.
Ovvero la revoca della concessione di Autostrade per l’Italia alla famiglia Benetton come sanzione estrema per il crollo del viadotto Morandi a Genova. Che proprio in quei giorni, ricostruito il ponte a tempo di record, sta per essere inaugurato.
La storia andrà diversamente. Perché lo Stato, che sotto sotto sta invece negoziando con i Benetton, dopo il sussulto che ha indotto il Parlamento a dare finalmente poteri sulle concessioni autostradali in essere all’Autorità dei Trasporti, che all’atto della sua costituzione ne era stata scandalosamente privata, ha deciso di non affondare il colpo da alcuni ventilato.
E la cosa si capisce all’epoca da un dettaglio. Il ministero delle Infrastrutture ha appena bollinato senza fare una piega i piani finanziari delle autostrade Asti-Cuneo e Torino-Milano, entrambe gestite dal gruppo Gavio. E lo ha fatto riconoscendo al concessionario un valore di subentro, cioè la somma che l’eventuale nuovo concessionario vincitore di una futura gara dovrebbe pagare al predecessore, a dir poco stupefacente. Un miliardo e 232 milioni.
Uno sproposito stigmatizzato dalla Corte dei Conti nonché definito dall’Autorità dei Trasporti alla stregua di «una barriera all’ingresso di nuovi operatori». E ora, a distanza di cinque anni, clamorosamente bocciato anche dalla direzione generale del ministero delle Infrastrutture; lo stesso ministero, ministro diverso, che nel 2020 aveva piantato quel mostruoso paletto in favore del gruppo Gavio.
Lo dice chiaramente la relazione della commissione ministeriale per la valutazione dei piani d’investimento dei concessionari, 15 dei quali sono tuttora bloccati. C’è scritto che la direzione generale di Porta Pia, con note emanate fra il 19 e il 24 febbraio 2025 ha rispedito al mittente «le proposte di aggiornamento del piano economico finanziario» di tutte le concessioni del gruppo Gavio.
CANTIERE AUTOSTRADALE IN LIGURIA
Senza pietà. Per Asti-Cuneo e Torino-Milano «l’irricevibilità è dettata dall’asserita inadeguatezza del valore di subentro». Mentre per le altre cinque concessioni autostradali targate Gavio (Sav, Parma-La Spezia, Torino-Savona, Autovia Padana e Sitaf) «gli incrementi tariffari annui contemplati dalle proposte di aggiornamento presentate risultano oggettivamente non sostenibili dall’utenza».
[…] Una discreta rogna per l’ingegner Sergio Moschetti, il nuovo direttore generale del ministero dei Trasporti per le autostrade e la vigilanza sui contratti di concessione arrivato all’inizio del 2025 dall’Inps, dov’era dirigente di seconda fascia, e che ha firmato quelle bocciature senza appello.
Rogna è proprio il termine esatto, anche perché la concessione della Torino-Milano scadrà giusto fra qualche mese, nel 2026. Ed è ancora tutto fermo. Mentre non si placa la guerra scatenata dai concessionari che rivendicano l’approvazione dei loro nuovi piani, con sforamenti monstre dei costi che dovrebbero essere ovviamente scaricati sull’utenza, o parzialmente compensati da generosi allungamenti delle concessioni, come ha per esempio chiesto Autostrade per l’Italia.
Nel mirino dei gestori adesso riecco l’Autorità dei Trasporti, accusata di aver congegnato un regolamento che comprometterebbe i loro rendimenti incidendo sulle cosiddette «poste figurative». Di che cosa si tratta è presto detto. Sono i soldi che i concessionari ritengono di dover recuperare a causa dei ritardi nel via libera ai piani finanziari.
È una somma enorme, vicina ai 4 miliardi di euro, considerando che a fine 2023 superava già 3,5 miliardi, tutti ascrivibili ad Autostrade per l’Italia (2,7 miliardi) e Gavio (quasi un miliardo). Denari che dovrebbero essere, ovviamente, recuperati sulle tariffe. E per quanto la cifra sia rilevante e tenda a ingigantirsi con i piani economici finanziari (Pef) dei concessionari che restano bloccati, è niente in confronto alle richieste contenute nei medesimi piani.
Le 15 tratte autostradali per le quali i Pef non sono ancora stati accolti (quattro di Aspi e sette di Gavio più Brescia-Padova, Milano Serravalle, Alto Adriatico della Regione Friuli-Venezia Giulia e Cav-Concessioni Autostradali Venete) hanno presentato proposte che eccedono di 27,8 miliardi i piani finanziari attuali. La richiesta è stratosferica. Mediamente 6,4 milioni in più a chilometro della rete già esistente […]. Numeri che dicono ancora oggi quanto sia attuale il vecchio interrogativo. Lo Stato, e per Stato in questo caso si intende il ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini che è il concedente della rete autostradale, continuerà ancora a essere debole con i forti?
GRUPPO GAVIO
AUTOSTRADE GRUPPO SIAS GAVIO
giuseppe conte – inaugurazione nuovo ponte di genova 3
giovanni castellucci di autostrade
luciano benetton