
STUDIARE PAGA, MA NON ABBASTANZA - LO STIPENDIO MEDIO DEI LAVORATORI CHE NON HANNO CONSEGUITO LA LAUREA È DI 30.278 EURO ANNUI LORDI, MENTRE TRA I LAUREATI AMMONTA A 43.268 - L'ITALIA È IL PAESE IN EUROPA IN CUI È MINORE LA DIFFERENZA SALARIALE TRA CHI SI È FERMATO AL DIPLOMA E CHI HA PROSEGUITO GLI STUDI: PER QUESTO, NEGLI ULTIMI 10 ANNI, 100 MILA LAUREATI SE NE SONO ANDATI DAL NOSTRO PAESE - I DATI: NON CI SONO DIFFERENZE NELLO STIPENDIO TRA CHI SI È FERMATO AL DIPLOMA E TRA CHI HA CONSEGUITO LA LAUREA TRIENNALE - LE FACOLTÀ PIÙ REMUNERATIVE: IN TESTA C'E'...
Estratto dell'articolo di Raffaele Ricciardi per "Affari e Finanza - La Repubblica"
Nel migliore dei casi ci vogliono più di dodici anni perché gli studi universitari si “ripaghino”, che salgono oltre quota quattordici se si frequentano i corsi da fuori sede. Che l’agognato pezzo di carta abbia un valore monetario, ovvero si rifletta in una migliore busta paga, è scritto nei numeri.
Lo University Report dell’Osservatorio Jobpricing calcola che la retribuzione globale annua dei lavoratori dipendenti non laureati sia di 30.278 euro lordi, mentre sale a 43.268 euro per i laureati. Ma in Italia il peso della formazione è inferiore che altrove: secondo l’Ocse, chi possiede un titolo di istruzione terziaria guadagna in media il 38% in più rispetto a chi ha un titolo di istruzione secondaria, 18 punti percentuali in meno rispetto alla media europea.
Dato che non si può tralasciare ogni volta che si parla di fuga dei laureati: quasi 100mila quelli “persi” con i saldi migratori, in un decennio [...] Il raggiungimento dei successivi traguardi formativi genera comunque una progressione salariale “a sbalzi”: il primo grande salto nelle buste paga si osserva tra la scuola dell’obbligo e il diploma di scuola superiore (+13%).
Poi, tra il diploma e la laurea magistrale o il master di primo livello (per entrambi si registra un +29%), mentre non ci sono differenze significative tra il diploma e la laurea triennale. Un terzo incremento si registra tra la laurea magistrale e il master di II livello (+12%).
Altro fattore da tenere in considerazione: il tempo del “ritorno” dell’investimento in studi. Tra laureati e non, fino a 25 anni di vita il gap salariale si limita all’8 per cento, perché chi non ha una laurea ha accumulato più anni di esperienza lavorativa. Già dai 35 anni, però, si inizia ad apprezzare il ritorno dall’investimento, con un gap salariale che arriva al 36% rispetto ai non laureati, per poi raggiungere l’apice del 76% a 55 anni e più. [...] L’agognato titolo di studi è dunque un lasciapassare per più elevati livelli di responsabilità, non La retribuzione globale annua dei dipendenti non laureati è 30.278 euro lordi. Sale a 43.268 euro per i laureati garanzia in sé di aumenti salariali.
Restando nel confronto tra i soli dipendenti inquadrati come operai, per intendersi, c’è addirittura un gap negativo dell’1,7% delle retribuzioni a sfavore dei laureati, mentre tra i dirigenti è in positivo ma “solo” per l’11,7 per cento. La vera differenza la fa il fatto che su dieci quadri e dirigenti oltre sei sono laureati, tra gli operai nemmeno tre.
E poi c’è la questione dell’ambito di studi. «I differenziali salariali sono molto più marcati nei comparti ad alta specializzazione come Ict, finanza, consulenza, farmaceutico», si legge infatti nel rapporto. La Ral media, nella classe di età 25-34 anni, passa dai 36.275 euro di chi esce da Ingegneria chimica e dei metalli, ai 35.952 di Ingegneria nulceare fino ai 35.850 di Ingegneria meccanica, con scostamenti del 7-8% sopra la media. È questo il podio delle lauree più pagate sul mercato del lavoro.
Le retribuzioni più basse riguardano invece chi ha una laurea in ambiti umanistici, linguistici, psicologici e pedagogici, con valori inferiori anche di oltre l’8% rispetto alla media. «Le Scienze storiche e filosofiche, pur fondamentali dal punto di vista culturale - si legge - presentano una ral media di 30.798 euro, seguite da Scienze dell’antichità e Lingue, tutte collocate in settori del mercato del lavoro in cui la domanda è frammentata, spesso legata al settore pubblico o a occupazioni con retribuzioni iniziali più basse». [...]
Venendo ai nomi e cognomi, considerando il primo decennio di carriera la Bocconi è in testa (+23% sulla media nazionale oltre 41mila euro), poi Politecnico Milano e Luiss Guido Carli compongono il podio [...]. La Bocconi è anche l’università che garantisce il tempo di recupero più breve sia per gli studenti in sede (12,2 anni) che per quelli fuori sede (14,3 anni), seguita dal Politecnico di Milano (in sede: 12,4 anni; fuori sede: 15,1 anni) e quello di Torino (in sede: 12,9 anni; fuori sede: 14,6 anni).