
LO STRETTO DI MESSINA: ENTRARE O NO NEL RISIKO? – CHE FARÀ INTESA SANPAOLO, DOPO IL RINNOVO PER ALTRI TRE ANNI DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO, CARLO MESSINA, E DEL PRESIDENTE, GIAN MARIA GROS PIETRO? LA PRIMA BANCA ITALIANA HA SEMPRE ESCLUSO DI GETTARSI NELLA MISCHIA, ANCHE PERCHÉ HA GIÀ IL 20% DI TUTTI I MERCATI DEL SETTORE, MOLTO VICINA AI TETTI ANTITRUST. MA IL SOGNO SEGRETO POTREBBE ESSERE GENERALI, SOPRATTUTTO DOPO L’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI…
DAGOREPORT - LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)
INTESA SCEGLIE LA CONTINUITÀ MESSINA: NOI FUORI DAL RISIKO
Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”
Intesa Sanpaolo salda fino a 2028 il vertice con l’ad Carlo Messina e Gian Maria Gros-Pietro presidente. Il duo è in carica da un decennio anche per i risultati: «Dal gennaio 2014 la banca è stata la prima in Europa per rendimento tra azioni e dividendi, +259%», distribuendo 34 miliardi in contanti agli azionisti, compresi i frutti del bilancio 2024 approvato ieri con utili per 8,7 miliardi.
IL RISIKO DELLA FINANZA ITALIANA
L’assemblea, a porte chiuse a Torino, non prevedeva dibattito. E il banchiere romano in sella dal 2013 […] non ha dato peso alle voci per cui […] anche la prima banca italiana entrerà nel risiko che impazza.
«Intendo rinnovare il mio massimo impegno nel guidare il gruppo nell’interesse di tutti gli stakeholder, in un momento di forte discontinuità del panorama bancario italiano e in un contesto internazionale in rapida trasformazione», ha detto.
CARLO MESSINA GIAN MARIA GROS PIETRO
E ha aggiunto: «La consolidata leadership nell’erogare credito, il modello fortemente diversificato grazie alla forza internazionale nelle gestioni patrimoniali e nelle polizze, l’essere una banca “zero sofferenze” e la redditività ai vertici del settore confermeranno Intesa Sanpaolo banca leader in Europa nei prossimi anni».
Giorni fa Messina diceva: «Non abbiamo alcuna intenzione di partecipare a fusioni in Italia, anche perché siamo in posizione tale che sarebbe difficile farne che creano valore».
La banca, dopo numerose fusioni tra il 2007 e il 2020, ha oggi circa il 20% in tutti i mercati del settore, vicina ai tetti Antitrust. Dietro le quinte, però, i manager e i grandi soci scrutano le evoluzioni di scenario, intenti a difendere la leadership. E molti ritengono che possa essere Generali il sogno segreto: un dossier già tentato nel 2017, che darebbe una proiezione sui mercati europei a un gruppo concentrato in Italia.
Tra l’altro l’Ops lanciata da Mediobanca lunedì su Banca Generali potrebbe rendere la fusione Intesa Sanpaolo-Generali più compatibile per l’Antitrust, lato gestioni patrimoniali dove Intesa è già forte con Fideuram.
Ma diverse fonti ritengono che Messina non si muoverà senza aver capito gli approdi della rivale Unicredit, e soprattutto senza ricevere il gradimento, o proprio una “chiamata”, da parte del governo. Nell’assemblea di ieri è stato depositato il 61,04% del capitale e il 57,27% dei presenti ha votato la lista di maggioranza presentata da sei fondazioni coi nomi di Messina e Gros-Pietro.
Il 42,38% ha scelto la lista di minoranza del mercato, suggerita dall’advisor dei fondi Iss. La prima lista ha così indicato Paola Tagliavini (vicepresidente), Maria Angela Zappia, Franco Ceruti, Paolo Grandi, Luciano Nebbia, Liana Logiurato, Pietro Previtali, Maria Stefanelli, Bruno Parigi, Fabrizio Mosca, Mariella Tagliabue, Maura Campra. […]