
TRUMP E XI SONO COSTRETTI A FARE LA PACE – NEL SECONDO ROUND DEI NEGOZIATI IN CORSO A LONDRA, STATI UNITI E CINA SONO VICINI A UN ACCORDO: WASHINGTON DOVREBBE RIMUOVERE LO STOP ALL’ESPORTAZIONE DI MICROCHIP E SOFTWARE AD ALTISSIMA TECNOLOGIA, VITALI PER L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LO SVILUPPO DIGITALE DI PECHINO – IN CAMBIO IL DRAGONE DARÀ IL VIA LIBERA ALL’EXPORT DI MINERALI E MAGNETI DELLE TERRE RARE, DI CUI I CINESI ESTRAGGONO IL 69% DEL TOTALE MONDIALE E CHE SONO CRUCIALI PER L'AUTOMOTIVE AMERICANO…
Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per "la Repubblica"
Scott Bessent e He Lifeng – negoziati sui dazi tra usa e cina a londra
Dopo sette ore di intensi negoziati, i colloqui sui dazi tra Usa e Cina si sono conclusi ieri sera e riprenderanno oggi. Inutilmente, le delegazioni si erano fatte pure portare la cena a domicilio, ovvero a Lancaster House: la gloriosa residenza del Foreign Office a Londra, a pochi metri da Buckingham Palace […]
[…] proprio nella capitale britannica ieri sono iniziate le nuove trattative tra Washington e Pechino per trovare un accordo sulla guerra delle tariffe iniziata da Trump e momentaneamente disinnescata il mese scorso, dopo un primo riavvicinamento tra le due superpotenze nella altrettanto neutra Ginevra.
I due blocchi decisero di ridurre drasticamente i dazi giganteschi innescati da Trump e replicati dal presidente Xi, con tariffe reciproche fino al 145%, promettendo di raggiungere un'intesa più ampia entro 90 giorni. Stavolta, assieme al vicepresidente cinese He Lifeng, al segretario al Tesoro americano Scott Bessent e all'inviato Jamieson Greer, a Londra c'è anche il segretario al Commercio Usa Howard Lutnick, assente a Ginevra.
A dimostrazione che questi colloqui sono ancora più cruciali, dopo la telefonata della settimana scorsa tra Trump e Xi, con il presidente americano che aveva definito «molto positiva» la conversazione con il leader cinese.
NEGOZIATI SUI DAZI TRA USA E CINA A LONDRA
La partita si gioca sostanzialmente su due tavoli. Quello di minerali e magneti delle terre rare, di cui i cinesi estraggono il 69% del totale mondiale e che sono cruciali per l'automotive americano, industria aerospaziale e semiconduttori. E quello di microchip e software ad altissima tecnologia, vitale per l'Intelligenza Artificiale e lo sviluppo digitale di Pechino.
Secondo il Wall Street Journal, ieri Trump avrebbe parzialmente ceduto proprio su questo punto, affinché la Cina riprenda l'export delle terre rare su ampia scala, dopo che lo stesso "The Donald" aveva accusato Pechino di non rispettare gli impegni della mini-tregua di Ginevra.
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Ovviamente, il mondo finanziario assiste con il fiato sospeso, visto che una guerra commerciale tra Usa e Cina potrebbe scatenare una recessione mondiale. Anche per questo, nel mese di maggio Pechino ha drasticamente ridotto l'export negli Usa (-34,5% rispetto all'anno precedente, non si vedeva dai tempi del Covid).
Allo stesso tempo, il Pil americano si è contratto dello 0,3% nel primo trimestre 2025 proprio per le maxi e frenetiche importazioni degli imprenditori Usa a causa della tempesta di dazi annunciata da Trump. Oggi il secondo round.