
“WASHINGTON È IN MANO ALLA MAFIA CRYPTO” – IL PREMIO NOBEL, PAUL KRUGMAN, SFERRA UN ATTACCO DURISSIMO ALL’AMMINISTRAZIONE TRUMP PER LA NUOVA LEGGE SULLE MONETE VIRTUALI: “LA CORRUZIONE PIÙ CRUDA DETERMINA LE POLITICHE DEGLI STATI UNITI. IL CONGRESSO STA PER APPROVARE IL GENIUS ACT, CHE LEGITTIMERÀ LE ‘STABLECOIN’: TOKEN DI CRIPTOVALUTA CHE DOVREBBERO ESSERE PROTETTI DA FORTI OSCILLAZIONI DI VALORE, POICHÉ GARANTITI DA ASSET TRADIZIONALI COME I TITOLI DI STATO” – “PSICOLOGICAMENTE L’ACQUISTO DI CRIPTOVALUTE SOMIGLIA MOLTO AL GIOCO D’AZZARDO...”
Estratto dell’articolo di Sandra Riccio per “La Stampa”
«Ho trascorso i miei primissimi anni a Utica, New York. Ero troppo piccolo per sapere qualcosa sulla reputazione della città, ma in seguito avrei scoperto che all’epoca era conosciuta come "Crime City", perché pare fosse controllata dalla mafia.
Un tempo, le storie di città infiltrate dal crimine organizzato o governate da politici apertamente corrotti erano piuttosto comuni. Oggi, racconti di corruzione personale sfacciata a livello locale si sentono meno spesso. Ma chi avrebbe mai immaginato che la corruzione più cruda potesse determinare le politiche degli Stati Uniti nel loro complesso?»
L’attacco all’amministrazione, durissimo, è firmato Paul Krugman. Il premio Nobel per l’Economia affida alla sua newsletter su Substack un messaggio che denuncia i legami tra il governo americano e i nuovi ricchi delle crypto.
«A meno che non ci sia un improvviso scatto di coscienza e razionalità a Capitol Hill, il Congresso sta per approvare il Genius Act, che legittimerà e normalizzerà le “stablecoin”: token di criptovaluta che, a differenza dei token originari come Bitcoin e i suoi imitatori, dovrebbero essere protetti da forti oscillazioni di valore, poiché garantiti da asset tradizionali come i titoli di Stato».
Pessima idea, scrive Krugman, perché quel mondo ha subito una sorta di mutazione antropologica: «I primi entusiasti del mondo crypto erano probabilmente idealisti, convinti di poter creare qualcosa di migliore e più sicuro rispetto al denaro tradizionale. Ma con il passare degli anni le criptovalute non riescono ancora a trovare applicazioni legittime». In pratica, ragiona l’economista, «non c’è nulla che si possa legalmente acquistare con crypto asset se non altri crypto asset».
Un circolo vizioso. E perché, allora, la gente continua a comprare crypto? «In parte per il marketing aggressivo». Ma la spiegazione «più convincente», secondo l’ex editorialista del New York Times, è che «psicologicamente l’acquisto di criptovalute somiglia molto al gioco d’azzardo. Il mercato retail delle criptovalute ricorda da vicino il “numbers racket”, una sorta di lotteria illegale che per decenni ha sottratto milioni di dollari agli americani della classe lavoratrice, prima di essere in gran parte rimpiazzata dalle lotterie statali».
Quel sistema, spiega, «era illegale, ma prosperava grazie alle mazzette pagate a polizia e politici. Ma in confronto ai tempi odierni erano dilettanti».
Secondo Public Citizen, scrive Krugman, «le aziende crypto hanno finanziato quasi la metà di tutte le spese aziendali nelle elezioni del 2024. Donald Trump e la sua famiglia hanno guadagnato miliardi grazie ai meme coin $Trump e $Melania, ma non mi sorprenderei di scoprire che anche altri politici abbiano beneficiato della generosità del mondo crypto».
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Ma a differenza di Bitcoin, il cui valore in dollari fluttua selvaggiamente ogni giorno, «una stablecoin dovrebbe mantenere un valore fisso in dollari. L’emittente della stablecoin mantiene questa stabilità acquistando e vendendo i token, detenendo riserve di asset tradizionali come i titoli del Tesoro.
Un modo per inquadrare la questione — scrive il Nobel — è pensare agli emittenti di stablecoin come alle banche prima della Guerra Civile americana, quando le uniche forme ufficiali di denaro erano monete d’oro e d’argento. Molte banche emettevano banconote cartacee che promettevano di convertire su richiesta in monete d’oro o d’argento. Allo stesso modo, le aziende che emettono stablecoin rilasciano token che promettono di convertire in dollari».
Le banche dell’epoca svolgevano una funzione utile, poiché il governo federale non emetteva ancora moneta cartacea. A differenza delle banconote dell’Ottocento, invece, «le stablecoin non hanno alcuna funzione chiaramente utile. Non si possono usare per gli acquisti ordinari, e non offrono alcun vantaggio rispetto a carte di debito, Venmo, Zelle, bonifici ecc. Perché dunque non usare direttamente i dollari invece di token garantiti dai dollari stessi?»
La risposta che si dà l’economista «è che la proprietà e il trasferimento delle stablecoin, a differenza dei depositi bancari, sono anonimi. Questo è estremamente prezioso per chi intende riciclare denaro, praticare estorsioni, acquistare droghe illegali e così via. In altre parole, l’unica ragione economica per le stablecoin è favorire attività criminali».
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DONALD TRUMP - LE CRIPTOVALUTE E LE STABLECOIN - DATAROOM
Il punto fondamentale, per Krugman, «è che la crescita e la legittimazione delle stablecoin comportano nuovi rischi per la stabilità finanziaria complessiva, il tutto per facilitare il business della criminalità».
È una storia «incredibile e deprimente», conclude Krugman. «Ma la verità è che, almeno per quanto riguarda il mondo crypto, Washington è diventata la Utica sul Potomac: una città che, se non è interamente controllata dalla mafia digitale, è comunque in gran parte comprata e pagata».