
"AVEVO VISTO EMANUELE DE MARIA E CHAMILA CHE SI APPARTAVANO. LE AVEVO DETTO DI FARE ATTENZIONE, DI STARGLI LONTANO" - PARLA HANI NASR, IL COLLEGA DI CHAMILA WIJESURIYA UCCISA VENERDI' SERA DA DE MARIA - DOPO L'OMICIDIO, IL 35ENNE HA PROVATO A UCCIDERE ANCHE NASR, FORSE CONVINTO CHE TRA I DUE CI FOSSE UNA RELAZIONE - CHI ERA EMANUELE DE MARIA, EVASO DAL CARCERE DI BOLLATE DOVE ERA RECLUSO DAL 2016 PER UN ALTRO OMICIDIO. DAL 2023 LAVORVA COME RECEPTIONIST GRAZIE A UN PERMESSO DEL PENITENZIARIO...
IL KILLER GIÙ DAL DUOMO LA COLLEGA ASSASSINATA A COLTELLATE NEL PARCO
Estratto dell'articolo di Carmine R. Guarino per “la Repubblica”
C’è un corpo a terra, sotto il Duomo, che è il cuore di Milano. Polizia e vigili formano un cordone di sicurezza per evitare che chiunque passi, e sono tanti, avverta l’orrore. Addosso al cadavere non ci sono documenti, ma i tatuaggi parlano: due scritte in latino sulle braccia, mani incrociate sulla schiena e Perseo impresso sulla pancia.
Dalla tasca del jeans spunta una bustina. Dentro, una ciocca di capelli e, soprattutto, una fototessera strappata dalla carta d’identità di Chamila Arachchilage Dona Wijesuriya, la donna di cinquant’anni sparita nel nulla alle 15,14 di venerdì. A quell’ora una videocamera di sicurezza in via Gorki, a Cinisello Balsamo, al Parco Nord, la riprende accanto all’uomo con cui aveva una relazione stabile, e che sarebbe poi diventato il suo assassino. Lei, senza saperlo, sta camminando verso un non ritorno: perché da lì a qualche minuto lui la ucciderà con due coltellate al collo, infierendo poi con altri due fendenti sulle braccia.
arachchilage dona chamila wijesuriya
Dopo aver preso il suo telefono, poi trovato in un cestino del metrò, e la sua borsa, il killer entra nel mezzanino di Bignami un’ora e mezza dopo e poi scompare prima di riapparire sulle terrazze del Duomo: sono le 13,40 di ieri. È da lì che Emanuele De Maria - 35 anni, evaso dal carcere di Bollate dove era recluso per un omicidio del 2016 e da cui entrava e usciva per lavorare - scrive l’ultimo atto delle sue folli 48 ore. Lo fa lanciandosi nel vuoto dalle terrazze della cattedrale, morendo praticamente sul colpo.
I poliziotti della Squadra mobile e i carabinieri del nucleo investigativo, guidati da Alfonso Iadevaia e Antonio Coppola, gli davano la caccia dall’alba di sabato, quando De Maria si era scagliato, sempre coltello in tasca, contro Hani Nasr, egiziano con cittadinanza italiana, suo collega all’hotel Berna di via Napo Torriani, a due passi dalla stazione Centrale.
A novembre 2023 De Maria, grazie a un permesso lavorativo del penitenziario, aveva infatti iniziato a lavorare come receptionist, che a novembre dell’anno successivo lo aveva assunto a tempo indeterminato. Lì si sarebbero incrociate le vite di De Maria, del 50enne egiziano e di Chamila, che con il killer avrebbe intrapreso una relazione già da tempo.
Sembra che la donna, anche lei dipendente del Berna, avesse deciso di troncare il rapporto. Una decisione che potrebbe aver spinto il trentacinquenne - già condannato per l’omicidio di Rached Oumaina, uccisa nel gennaio del 2016 in un ex albergo abbandonato di Castel Volturno ad ammazzare. Ancora una volta.
Mettendo nel mirino anche il collega, che potrebbe aver vissuto come un ostacolo. «Non so spiegarmi perché ce l’avesse con me, non abbiamo mai avuto problemi», ha raccontato ai poliziotti ieri l’uomo, che si è salvato soltanto dopo un intervento d’urgenza all’ospedale Niguarda.
«Una volta avevo visto lui e Chamila che si appartavano e quindi le avevo detto di fare attenzione a lui, di stargli lontano», ha spiegato agli investigatori, coordinati dal pm Francesco De Tommasi. Proprio quel suo intervento potrebbe aver convinto De Maria che era un “rivale” da eliminare. [...]
L’ULTIMA TELEFONATA “MAMMA, HO FATTO UNA SCEMENZA”
Ilaria Carra per “la Repubblica”
EMANUELE DE MARIA E CHAMILA WIJESURIYA
Sono le 16,30 di venerdì. Dopo un’ora di vuoto, la app sul cellulare di Chamila Wijesuriya ricomincia a ricontare i passi. A camminare però è Emanuele De Maria. L’ha appena uccisa tra la boscaglia del parco Nord di Milano, di fronte alla casa dove lei viveva col marito e il figlio. Quattro coltellate, le due fatali alla gola, due sulle braccia forse inferte quando lei era già senza vita.
E dal telefono della donna lui chiama la madre: «Ho appena fatto una cazzata, perdonatemi». Fa una seconda telefonata, alla cognata, con la stessa preghiera di indulgenza. Parole che fanno pensare a chi ascolta che abbia cattivi pensieri sul suo destino. Poco dopo De Maria butterà il cellulare in un cestino della metropolitana Bignami. E fine dei contatti.
Deve essere stato un déjà vu per la famiglia. Nel 2016 l’allora 27enne De Maria aveva sgozzato una 23enne tunisina, Oumaima Rache, a Castel Volturno. Oggi come allora, la stessa terribile storia, ma stavolta con un epilogo diverso. Che si è chiuso, quasi due giorni dopo dalle coltellate al parco Nord, con un volo di decine di metri dalle terrazze del Duomo, nel cuore puro di Milano, una scelta tanto tragica quanto spettacolare. [...]