
“BOB DYLAN? ANCORA DI LUI DEVO PARLARE? NON LO SENTO DA UN SACCO DI ANNI” – A 84 ANNI JOAN BAEZ NON NE PUO’ PIU’ DELLE DOMANDE SUL “MENESTRELLO”: “IL BIOPIC SU DYLAN? L’UNICO APPUNTO SU CHALAMET-DYLAN È CHE È TROPPO PULITO. HENDRIX? UN VULCANO?” – L’INFANZIA: “HO A LUNGO SOFFERTO DI UN DISTURBO DELLA PERSONALITÀ, PERCHÉ DA PICCOLA HO SUBITO DEGLI ABUSI SESSUALI CHE POI HO RIMOSSO E CHE MI HANNO PROVOCATO ANSIE E FOBIE” – E SVELENA SU TRUMP &. CO: “OGNI GIORNO SUCCEDE UNA COSA PIÙ BRUTTA DI QUELLO PRECEDENTE, UNO SCENARIO ORRIBILE DOVE È STATA VIETATA LA PAROLA ‘EMPATIA’. HO AVUTO UNA TESLA. NON È DURATA UN GIORNO, L'HO DISTRUTTA CONTRO UN ALBERO. SARÀ STATO UN SEGNO…” - VIDEO
1. JOAN BAEZ «DYLAN? NON LO SENTO PIÙ DA ANNI»
Estratto dell’articolo din Matteo Cruccu per il “Corriere della Sera”
«Ancora di lui devo parlare? Ma se non lo sento da un sacco di anni» scherza ma non troppo Joan Baez, eterna icona della musica di protesta americana.
Condannata da una vita a dover dire la sua su Bob Dylan, con cui formò un binomio ancor oggi inscindibile nella mente di tutti.
Anche se i due si sono lasciati (male) 60 anni fa e non suonano più insieme da 40. Joan, a differenza del suo fu sodale che non si ferma mai, ha smesso di regalarci la sua voce celestiale, se non in occasioni sporadiche: «Mi stanca troppo la vita da tour, il bus, gli spostamenti, la fatica» racconta a 84 anni compiuti, sempre splendida e lucida.
E infatti è a Milano per presentare il suo nuovo libro alla Milanesiana, una autobiografia per «poesie», pubblicato per La Nave di Teseo: «Quando vedi mia madre, chiedile di ballare». E, nel libro, Bob di sfuggita in realtà appare quando Joan si chiede perché non esistano più autori: «Effettivamente mancano gli inni in questa stagione della musica: c’è stato un eccesso di talento nella mia epoca, ma non vedo Imagine , Blowin’ in the Wind o We Shall Overcome ».
Quel che ha visto Joan è invece «A Complete Unknown», l’ormai celebre biopic su Dylan con Timothée Chalamet. Non ne ha parlato con Bob, ma con Monica Barbaro che l’ha interpretata: «Ha fatto un buon lavoro: il film mi è piaciuto comunque, a differenza di alcuni amici che non gradivano la mancata corrispondenza con la realtà. Ma è un film, appunto». E ride fragorosamente: «L’unico appunto su Chalamet-Dylan è che è troppo pulito...».
C’è poi una poesia per Hendrix, con cui condivise il palco a Woodstock: un «vulcano» lo definisce: «Sì, la sua esibizione alle sei di mattina sulle note di The Star-Spangled Banner ebbe l’effetto di un’esplosione».
[…] «Ho a lungo sofferto di un disturbo della personalità, perché da piccola ho subito degli abusi sessuali che poi ho rimosso e che mi hanno provocato ansie e fobie».
[…] «Sono molto preoccupata per il ritorno di Trump: ogni giorno succede una cosa più brutta di quello precedente, uno scenario orribile dove è stata vietata la parola “empatia”». E se ieri cantava per il Vietnam, oggi ci sono Gaza e l’Ucraina: «Due guerre tecnicamente diverse, ma alla fine la storia è sempre la stessa: il grande che soffoca il piccolo. Ho dipinto un quadro di Zelensky che ho appeso in casa vicino a quello di Martin Luther King». […]
2. JOAN BAEZ "L'AMERICA È UN DISASTRO TANTI SOLDI, POCA EMPATIA"
Estratto dell’articolo di Luca Dondoni per “la Stampa”
[…] l'America di Trump e di Elon Musk?
«Il mio amico Furio Colombo una volta mi disse: "sono nato nel fascismo e morirò nel fascismo". Ora capisco cosa volesse dire. L'America è un disastro sotto ogni punto di vista, miliardari totalmente incompetenti che giocano con il potere.
Il giorno dopo superano in nefandezze quello che hanno detto e fatto il giorno prima, io sono senza parole. A proposito di Musk, ho avuto una Tesla ma fin dal primo giorno l'ho odiata. Sarà per quello che non è durata un giorno sono arrivata a casa e facendo retromarcia l'ho distrutta contro un albero. Sarà stato un segno o chissà, ma doveva andare così».
Nel film "I am noise" uscito due anni fa, lei parla anche di vicende molto personali.
«Le mie tante personalità si sono accese intorno agli otto anni, quando ero molto piccola e forse anche per colpa di mio padre che era un Quacchero e predicava l'accettazione della sofferenza . Io da piccola sono stata abusata sessualmente ma quella cosa l'ho sempre nascosta anche a me stessa o a una delle mie personalità proprio per non vederla più, non accettarla. Il risultato era che soffrivo d'ansia costantemente, ero piena di fobie. Fortunatamente ho trovato dei buoni medici che mi hanno convinto della bontà della mia vita, della funzione che potevo avere».
Andava in piazza, alle manifestazioni, nei teatri, ai festival facendosi spesso arrestare.
«E lo farei anche oggi ma sono anziana e non potrei permettermi il lusso di essere arrestata. Ho bisogno delle mie medicine e del mio medico. Però sul mio sito dico quello che penso come sempre e fuori casa ho fatto dipingere i volti di coloro che stimo per quanto hanno fatto per il mondo. Da Gandhi a Martin Luther King, ma anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, per me un vero eroe di guerra».
A proposito di Bob Dylan. Ha visto "A complete unknown" il film sulla sua vita?
«[…] Chalamet è stato molto bravo, forse un po' troppo "pulito"(nella famosa canzone che gli ha dedicato, Diamonds and rust, lo definiva "The unwashed phenomenon", il fenomeno che non si lavava, ndr). Va detto però che quello è un film, non un documentario e va preso come tale».
[…]
Ci sono sempre meno artisti schierati politicamente perché hanno paura?
«Oggi quello che accade fa più paura di un tempo. Mi ricorda i tempi della Cambogia. Pensi ad Harvard, sta avendo problemi enormi ed è solo una questione di soldi e potere.
Chi sta a Washington non sa cosa sia l'empatia. Per loro è una brutta parola e se sei empatico, solidarizzi con qualcuno, tifi per chi è sottomesso, loro ritengono che tu sia un debole e faranno di tutto per impaurirti ancor di più».
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