
“NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI CI SONO STATI POCHI MOMENTI NEGATIVI, NON RIUSCIVO A CAPIRE DA DOVE PROVENISSE QUESTO SCONFORTO” – DAMIANO DAVID, L’ENNESIMO CANTANTE CHE HA RAGGIUNTO IL SUCCESSO PRESTO E POI È SPROFONDATO NEL BUIO. ORA, MOLLATI I MANESKIN A TEMPO (INDETERMINATO?), HA MESSO IN FILA LE SUE PAURE NEL PRIMO ALBUM DA SOLISTA: “LA MIA ROTTURA È PARTITA DOPO LA FINE DI UNA STORIA SEGRETA, CHE HA SPEZZATO UN MECCANISMO DENTRO ME. NON SAPEVO PIÙ CHI FOSSI, COME SE QUESTA PERSONA SI FOSSE PORTATA VIA LA MIA IDENTITÀ” – E SUL RITORNO CON I MANESKIN NON…
Estratto dell’articolo di Stefano Mannucci per il "Fatto quotidiano"
“Speriamo bene...”, ci sussurra Damiano dopo il lancio dell’album Funny Little Fears. Un auspicio per questo primo step da solista?
[…] venerdì 16 esce questa sua scommessa lontano dai Maneskin, ad aspettarlo ci saranno più fedeli (e detrattori) di quanti non ve ne fossero a San Pietro per l’Habemus Papam. Damiano lo sa, è un all- in, è l’ultimo calcio di rigore della finale, se lo sbagli sono cavoli. Anche qui, speriamo bene.
Lui ha messo faccia e voce su un levigato saponettone made in California. Con un plotone di superautori Usa che gli hanno cucito addosso un repertorio accattivante, dove le power-ballad e il beat anni ’80 si legano alle chitarrone con echi Fifties, e il radiopop simil-Harry Styles confluisce in un vago desert-folk (senza polvere). […] ci si mettono in sei per assemblare un pezzo, la stessa metodologia sanremese, però su una scala ben più remunerativa.
Tour mondiale fino in giappone. Il calore lo mette il cuore italiano del Nostro: e per il suo “Erasmus” fuori dalla band c’è un World Tour già mezzo sold-out: parte l’11 settembre da Varsavia e passa dal Forum di Milano (7 ottobre) e il Palasport di Roma (11-12 ottobre).
A seguire, Australia, Giappone, Americhe. Per fine anno si tireranno le somme: comunque vada, un eventuale rientro da frontman nei Maneskin non si materializzerebbe prima del 2027. È abile Damiano a non lasciarsi scappare un “se torneremo”. Si gira attorno al “quando”, ma è ovvio che Victoria, Thomas ed Ethan siano i tre elefanti nella stanza.
“Funny Little Fears” è un salto nel vuoto, il punto è “quanto” bene potrà andare: gli avidi management dell’Hotel California non lascerebbero più razzolare nella gabbia collettiva una gallina dalle uova di diamante.
Fa tenerezza, il 26enne eroe dei due mondi: le regole d’ingaggio dello stardom americano incutono più timore dei roghi a Hollywood, e lui è un ex ragazzino che aveva cominciato con gli amici e un piattino sul marciapiede di Via del Corso.
Le paure evocate in “Funny Little Fears” Damiano le esorcizza nello strapuntino creativo che il team attorno a lui gli ha concesso.
“Il titolo è arrivato dopo la fine del lavoro, è stato come riconoscere la fonte dei testi e anche quel che ho provato prima di iniziare questo percorso. Ho fatto il disco”, spiega, “per conoscermi meglio, mostrarmi in una maniera diversa, parlando di cose che non avevo affrontato per paura del giudizio e di espormi con argomenti che riguardassero la mia persona.
Ho sempre sentito forte il senso di protezione che mi dava la musica e ho voluto distruggerlo. Sono cresciuto, maturato. La solitudine resta il mio cruccio, per fortuna sono circondato da persone che mi vogliono bene”. Un’autoanalisi in 14 canzoni (su 70 testate, con una settimana di buen retiro al Joshua Tree Desert, luogo rock di culto, come insegnavano gli U2).
“La band? Quando ritorneremo...” “Le paure sono state un grosso blocco nella mia vita, qualcosa di cui mi sono vergognato per lungo tempo e che mi portava ad isolarmi. Ora ho l’opportunità di connettermi con le persone”.
Un altro artista fragile in lotta con i propri demoni? “Negli ultimi cinque anni ci sono stati pochi momenti negativi, non riuscivo a capire da dove provenisse questo sconforto. Mi sentivo perso. L’album mi ha aiutato a esplorarne i motivi, come se i brani riguardassero un altro”. Mettendo in disparte il rock.
“Non rubo a casa mia, qui ci sono solo le mie influenze, quando ritorneremo sarà il suono della band. E qualunque cosa abbiamo fatta insieme non potrà essere oscurata da me o nessun altro.
Se anche non dovessimo più pubblicare una canzone di successo, ci sarebbe già stato un raro, stupendo allineamento di pianeti. Il rock non è mai stato un ripiego, né è un problema che il mio album suoni spiazzante. Non mi ha mai spaventato mostrarmi in modo particolare: a XFactor ero vestito da drag in prima serata”.
Però smarcarsi dal bingo universale dei Maneskin non deve essere stato semplice. Così come andare oltre certe relazioni. No, non quella con l’ex Giorgia Soleri: “I legami sentimentali sono il 90% della mia felicità.
La mia rottura è partita dopo la fine di una storia segreta, che ha spezzato un meccanismo dentro me, la fiducia che avevo in me stesso, non sapevo più chi fossi, come se questa persona si fosse portata via la mia identità”. Poi è arrivata la nuova fidanzata Cameron Dove e il Damiano “Born with a broken heart” è tornato “in love”. E nel disco si sente.
giorgia soleri (2)
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GIORGIA SOLERI
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