
COCA, POLO E… SOFFIATE: L’INCREDIBILE DOPPIA VITA DI MOHAMMED ASIF HAFEEZ, IL “SULTANO DELLA DROGA” CONDANNATO A 16 ANNI DI CARCERE PER NARCOTRAFFICO NEGLI USA – NATO NEL 1958 IN PAKISTAN, GESTIVA UNA COMPAGNIA DI SPEDIZIONI INTERNAZIONALI, UNO STABILIMENTO TESSILE, UN RISTORANTE ITALIANO E UN’AZIENDA DI“SERVIZI EQUESTRI E PER IL GIOCO DEL POLO”, GRAZIE ALLA QUALE RIUSCI’ A INSERIRSI NEI CIRCOLI PIÙ ESCLUSIVI DI LONDRA (NEL 2009 AVEVA PERFINO PARTECIPATO A UN EVENTO DI POLO CON I PRINCIPI WILLIAM E HARRY) – IL 67ENNE SI ERA GUADAGNATO LA STIMA DELLE AUTORITÀ PASSANDO INFORMAZIONI SU NUMEROSI SIGNORI DELLA DROGA. MA IN REALTÀ ERA SOLO UN MODO PER ELIMINARE I SUOI RIVALI – ALLA FINE, È STATO INCASTRATO GRAZIE A…
Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per www.repubblica.it
Negli ambienti del narcotraffico lo chiamavano “il sultano”: perché a differenza di molti gangster era cresciuto in una famiglia dell’alta società, in Pakistan, dove il padre era proprietario di una fabbrica.
Grazie ai modi aristocratici e alla passione per il polo era riuscito a entrare nei circoli più esclusivi di Londra, partecipando perfino a un evento con i principi William e Harry, affettuosamente abbracciati da sua moglie.
E le informazioni che passava alla polizia avevano portato all’arresto di numerosi signori della droga, guadagnandoli lettere di ringraziamento e di stima dal ministero degli Interni e dal Foreign Office. Ma in realtà quelle soffiate avevano lo scopo di eliminare i trafficanti rivali.
Il vero volto di Mohammed Asif Hafez è venuto fuori soltanto recentemente, grazie a una trappola tesa dalla Dea (Drug Enforcement Agency), l’agenzia americana per la lotta agli stupefacenti; e nei giorni scorsi, dopo un lungo processo per estradizione, ha ricevuto una condanna negli Stati Uniti. Citando fonti pubbliche e anonime, ora la Bbc ha potuto ricostruire una storia che sembra uscita da un romanzo o da un film.
il principe harry e la moglie di mohammed asif hafez
[…] Nato nel 1958 a Lahore, mentre bada agli affari di famiglia consegue una licenza per pilotare aerei privati e cargo. Negli anni Novanta fonda una compagnia di spedizioni e trasporti internazionali con uffici in Pakistan, negli Emirati Arabi e nel Regno Unito, con la quale rifornisce di equipaggiamenti le forze di polizia, gli eserciti e i governi in mezzo mondo, un’attività in apparenza legale. Poi diventa anche proprietario di uno stabilimento tessile, di un ristorante italiano a Lahore parte di una catena inglese e di un’azienda specializzata in “servizi equestri e per il gioco del polo”.
È quest’ultima che gli permette di ottenere per tre anni il titolo di “ambasciatore” dell’Ham Polo Club, una prestigiosa associazione di Londra, a un evento della quale nel 2009 viene fotografato insieme ad Harry, appena sceso da cavallo al termine di una partita a polo, e a William, presentando sua moglie Sabrina ad entrambi i figli di re Carlo, all’epoca l’erede al trono della regina Elisabetta.
mohammed asif hafez con la moglie e il principe william
Nel suo business c’è però qualcosa di strano, tanto da spingere un dipendente a dimettersi, insospettito perché, come racconta adesso alla radiotelevisione pubblica britannica, “tutti i pagamenti avvenivano in contanti”. L’episodio che mette Hafez nei guai risale al 2014, quando due suoi associati si incontrano a Mombasa, in Kenya, con un “narco” colombiano.
In realtà il colombiano lavora per la Dea e l’incontro viene filmato clandestinamente. I soci di Hafez sono notori capi di un cartello della droga: il padre di uno dei due, un temuto criminale, era stato assassinato nel 2000 nel quartiere a luci rosse di Amsterdam in un regolamento di conti. Al colombiano dicono di potergli fornire regolarmente grossi quantitativi di droga da parte del Sultano.
Quando qualche tempo dopo gli consegnano i primi 100 chilogrammi di eroina, la Dea fa scattare le manette, i due confessano tutto quello che sanno e la polizia britannica corre ad arrestare Hafez, che in quel momento si trova a Londra, nel suo lussuoso appartamento nel quartiere di St. John’s Wood.
Chiuso in un carcere di massima sicurezza, all’inizio il Sultano nega risolutamente di essere un narcotrafficante. In sua difesa mostra le lettere ricevute dall’Home Office e dal Foreign Office britannico per le informazioni utili ad arrestare varie persone coinvolte nel traffico di droga in Pakistan e altrove. Ma la polizia e i magistrati di Londra scoprono il trucco: gli arrestati erano suoi rivali nel narcotraffico, Hafez facendoli arrestare aveva il monopolio della droga. […]
Nel maggio 2023 viene estradato in America. A quel punto gioca un’ultima carta: patteggiare. E questa mossa, almeno in parte, funziona: si riconosce colpevole, collabora con la giustizia, evita un processo, cavandosela con una pena un po’ più mite del previsto, una condanna a 16 anni. Avendone già serviti in Gran Bretagna e negli Usa, potrebbe tornare libero nel 2033. […]