
GIORGIA È FINITA NELL'ANGOLO E NON LE BASTERA’ UNA FOTO CON GLI ALTRI LEADER PER TORNARE AL CENTRO DEL GIOCO – MARCELLO SORGI METTE A NUDO L'ISOLAMENTO LE DIFFICOLTA’ DIPLOMATICHE DELLA DUCETTA, CHE RISCHIA DI TROVARSI FUORI ANCHE DAL PROSSIMO VERTICE DI ISTANBUL TRA RUSSA E UCRAINA, CHE VEDRÀ PRESENTI GRAN BRETAGNA, FRANCIA E GERMANIA: “MELONI NON PUÒ FAR ALTRO CHE METTERSI ALL'OMBRA DI TRUMP E SPERARE CHE LA PROSSIMA SIA LA SETTIMANA BUONA PER IL LUNATICO PRESIDENTE AMERICANO. ALTRIMENTI, ESSERCI O NON ESSERCI NELLE FOTO DI GRUPPO NON SARÀ POI COSÌ IMPORTANTE. OCCORRE DECIDERE SUL SERIO COSA FARE...”
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
giorgia meloni e donald trump nello studio ovale 1 foto lapresse
Giorgia Meloni ha rischiato nuovamente di trovarsi fuori dal prossimo vertice tra Gran Bretagna, Francia e Germania, convocato a Istanbul per premere sulla trattativa tra Russia e Ucraina e spingere ulteriormente verso una tregua? Per tutto il pomeriggio di ieri il dubbio di una nuova emarginazione dell'Italia, dopo quella recente di Tirana, ha continuato a circolare.
La premier, trovandosi ad Astana, in Kazakistan, ha messo le mani avanti sostenendo di essere perfettamente al corrente di ciò che Starmer, Macron e Merz stavano preparando e che li avrebbe sentiti in una "call" durante il suo viaggio di ritorno.
Il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi s'è spinto più avanti, affermando che l'Italia in Turchia potrebbe pure esserci, se ne sta discutendo. Inoltre Macron è atteso a Roma martedì, per quello che dovrebbe essere l'incontro della rappacificazione, dopo tante incomprensioni con la nostra presidente del consiglio. […]
Purtroppo, da quando anche la politica estera, dopo quella interna, è diventata soprattutto immagine e comunicazione, e assai meno sostanza, i leader europei sono all'inseguimento uno dell'altro per cercare di imporsi sullo scenario tragico di due guerre – una delle quali, in Ucraina, al centro del Vecchio Continente, l'altra in Medio Oriente – che non riescono ad approdare a tregue stabili.
Impreparata, a causa delle sue divisioni e delle sue interminabili liturgie, a gestire una situazione di vera emergenza, l'Europa ha lasciato spazio a "formati" diversi da quelli abituali e istituzionali, che si muovono su un terreno pieno di trappole e di pericoli.
giorgia meloni con qasym jomart kemeluly toqaev ad astana, in kazakistan 4
Per andare a un precedente esemplificativo, basti ricordare la foto di Draghi, Macron e Scholz tre anni fa sul treno per Kiev. Un viaggio a sorpresa, un vertice informale che non produsse altro risultato concreto che una forte manifestazione di solidarietà per Zelensky. Ma, per l'Italia, un notevole riconoscimento, dato che fino a quel momento l'Unione europea era stata governata da una sorta di consolato tra Germania e Francia.
Lo stesso destino, più o meno, è stato riservato in giorni più recenti all'iniziativa dei "Volenterosi", dovuta inizialmente a Macron e Starmer e poi allargatasi via via con la promessa – poi ritirata – di mettere a disposizione una forza multinazionale di pace in caso di cessate il fuoco sul fronte ancora caldo Russia-Ucraina.
giorgia meloni e donald trump - vignetta by altan
A questo nuovo "formato" fin dall'inizio Meloni ha scelto di non unirsi, partecipando a distanza ai vertici per timore, appunto, di trovarsi coinvolta in un impegno militare che non vuole. Ed anche quando la prospettiva dei soldati è venuta meno, la premier se ne è tenuta egualmente discosta, aspettando di vedere l'esito del più concreto intervento di Trump.
[…]
In questo quadro che non è esagerato definire confuso, nel quale Putin si muove a suo agio, prendendo tempo, avanzando proposte inaccettabili e intanto continuando a bombardare l'Ucraina, Merz ha fatto un paio di mosse che una volta tanto non sono d'immagine ma di sostanza. La prima è aver varato un forte piano di riarmo per la Germania, anche a costo di indebitare il suo Paese.
La seconda è aver suggerito a Zelensky, garantendogli l'appoggio tedesco, di usare missili a gittata medio-lunga, ciò che potrebbe rendere più alto il prezzo dell'avanzata russa in Ucraina per Putin.
È facile intuire che l'effetto di queste mosse, insieme con il peso che la Germania mantiene anche in epoca di crisi, non è stato positivo per Francia e Gran Bretagna, proprio nei giorni in cui ripetevano che non intendono mobilitare i propri soldati.
mario draghi olaf scholz emmanuel macron sul treno per kiev
Ed è diventato indigeribile per l'Italia: emarginata o auto-emarginata dai vertici dei partner più importanti, Meloni non può far altro che mettersi all'ombra di Trump e sperare che la prossima sia la settimana buona per il lunatico, a dir poco, presidente americano. Altrimenti, esserci o non esserci nelle foto di gruppo non sarà poi così importante. Se infatti la sostanza, per una volta, prevale sull'immagine e la propaganda, occorre decidere sul serio cosa fare.
Donald Tusk Keir Starmer Volodymyr Zelensky Olena Zelenska Emanuel Macron Friedrich Merz – foto lapresse
DONALD TUSK - VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA