
“IL REATO DI FEMMINICIDIO? HA UN VALENZA MERAMENTE SIMBOLICA” – A DIRLO NON E' UN GRUPPO DI IRRIDUCIBILI MASCHILISTI, MA 80 DOCENTI UNIVERSITARIE DI DIRITTO PENALE CHE SI SONO ESPRESSE SENZA MEZZI TERMINI CONTRO IL DDL VOLUTO DA GIORGIA MELONI – MA PERCHÉ QUESTA BUFFONATA NON PIACE ALLE GIURISTE? FACILE, LE PROF NON LO RITENGONO EFFICACE COME METODO DI DETERRENZA: “È NECESSARIO INTERVENIRE, EVITANDO STRUMENTALIZZAZIONI POPULISTICHE. L’OBIETTIVO PRIORITARIO DEVE ESSERE IL CONTRASTO DELLE FORME DI DISCRIMINAZIONE…”
Estratto dell’articolo di A. Esp. per il "Corriere della Sera"
«L’obiettivo prioritario deve essere il contrasto alle forme di discriminazione e violazione dei diritti umani considerate “fisiologiche” della differenza di genere e che impediscono la piena affermazione dei diritti delle donne e la corretta percezione di prevaricazioni e abusi. È in questa prospettiva che è necessario intervenire, evitando strumentalizzazioni populistiche, utili più ad accreditare l’impegno del legislatore che a offrire risposte efficaci».
Si chiude così l’appello di 80 docenti universitarie di diritto penale contro l’introduzione del reato di femminicidio, un ddl fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni e approvato dal Consiglio dei ministri alla vigilia della Giornata internazionale della donna.
[…] l’appello ha fatto rapidamente il giro di tutte le università raccogliendo in pochi giorni oltre settanta adesioni.
Tante, se si considera che in Italia sono appena un centinaio le ordinarie di diritto penale. Fino al ’95 non ce n’era neppure una. Poi le prime tre, fra cui Marta Bertolino, docente alla Cattolica di Milano, firmataria di questo appello.
Nel merito, perché il reato di femminicidio non piace alle giuriste? In estrema sintesi: perché non lo ritengono efficace e perché credono che altre misure di contrasto e deterrenza debbano essere messe in campo per sradicare alla base la violenza di genere impedendo così, dunque, che si arrivi al femminicidio.
Ecco cosa scrivono: «[…] Il contesto sociale, economico e lavorativo in cui viviamo riflette un’immagine della donna spesso subalterna e mortificata, che favorisce o giustifica atteggiamenti di delegittimazione, sopraffazione, manipolazione, precursori di sempre più gravi atti di violenza». In quest’ottica, l’introduzione del reato di femminicidio «assume una valenza meramente simbolica»