
IL PROBLEMA NON È SOLO TRUMP, L’EUROPA SI DÀ IL DAZIO SUI PIEDI – GIORGIA MELONI, DAVANTI AGLI INDUSTRIALI INFURIATI PER IL COSTO DELL’ENERGIA E LE TARIFFE COMMERCIALI, HA DATO LA COLPA A BRUXELLES E ALLA SUA BUROCRAZIA. E, PER UNA VOLTA, LA DUCETTA DICE UNA COSA VERA QUANDO DENUNCIA “I DAZI INTERNI CHE L’UE SI È AUTO-IMPOSTA”, COME AVEVANO FATTO PRIMA DI LEI DRAGHI E LETTA – LE BARRIERE INTERNE AL MERCATO UNICO EUROPEO (REGIMI FISCALI E REGOLE DIFFERENTI DA PAESE A PAESE) EQUIVALGONO A UN DAZIO DEL 45%, SECONDO IL FMI – ORA LA COMMISSIONE UE HA PRESENTATO UNA STRATEGIA PER SMANTELLARE LE “DIECI TERRIBILI BARRIERE”...
MELONI TORNA SCETTICA “L’UE DEVE RIMUOVERE I SUOI DAZI INTERNI”
Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
GIORGIA MELONI - ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA – FOTO LAPRESSE
Riecco l’Europa che misura «il diametro del fagiolo». Davanti al gotha dell’imprenditoria crucciato per dazi e bollette, Giorgia Meloni dà la colpa all’Ue. E a possibili, per ora anonimi, «speculatori». All’EuropAuditorium di Bologna, l’assemblea di Confindustria riserva alla premier un’accoglienza ancora piuttosto benevola, ma con meno sprazzi di entusiasmo dell’anno passato.
Il presidente Orsini chiede al governo risposte sui costi «insostenibili» dell’energia, soprattutto un piano straordinario per l’industria, visto che la produzione arranca. La premier fa buon viso ai desiderata degli industriali. E se le cose non vanno, fa capire, citofonare a Bruxelles.
giorgia meloni ursula von der leyen
[…] Sul podio, la premier fa subito capire quale sia la narrazione che intende offrire. Suona così: il governo è con voi, i problemi derivano dal Green deal e dalla burocrazia dell’Unione, che ha «400 chilometri di gazzette» e che appunto ha passato il tempo a misurare il diametro dei legumi. Tutti «dazi interni che l’Ue si è auto-imposta», la tesi.
È una mossa soprattutto comunicativa, perché in realtà i rapporti con Ursula von der Leyen sono solidi. Ma Meloni esordisce così, rivolgendosi a Roberta Metsola, presidente dell’Eurocamera, che aveva appena detto che l’emiciclo di Strasburgo «è dalla vostra parte», tra elogi a Meloni, frecciate alla Lega («concentriamoci sui successi dell’Ue, non sui tappi di bottiglia») e discorsi sui dazi («Sono fiduciosa, ma non siamo ingenui con gli Usa»).
«Siete dalla nostra parte? Sarò onesta, Roberta, questo dipende dalle maggioranze che si formano di volta in volta, ma sicuramente tu lo sei», la replica di Meloni. La premier descrive un’Italia «tornata attrattiva», cita lo spread, il rating, i titoli pubblici. «Pensate in grande», lo slogan. «Remiamo nella stessa direzione». «La flessione della produzione preoccupa», è un inciso.
E il cahier de doléances dispiegato da Orsini? Meloni se la prende con il Green deal, che favorirebbe le filiere dell’elettrico «controllate dalla Cina». Bisognerebbe dunque «contestare l’approccio ideologico alla transizione energetica». L’Europa, insiste, rilanci piuttosto il Gas Release: «Roberta mettici una buona parola». Per l’automotive, aggiunge, serve energia a prezzi competitivi. Ma l’Italia intanto, sostiene, «è sempre meno sola» nel proporre una revisione delle norme.
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GIORGIA MELONI - ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA – FOTO LAPRESSE
L’altro grande tema sono i dazi. Il rapporto con gli Usa di Trump. Meloni rievoca il faccia a faccia Vance- von der Leyen a Chigi, si intesta «l’inizio del dialogo». Poi sembra dare una pizzicata (un’altra) a Bruxelles quando aggiunge che serve «un approccio più politico che burocratico».
A proposito di equilibri Ue, Meloni promette un’intesa con il cancelliere tedesco Friedrich Merz (che però rimane agganciato all’asse con la Francia): «Ci stiamo confrontando, se collaboriamo i risultati saranno ottimi».
Quanto alle richieste delle imprese, la presidente del Consiglio prende tempo sul piano Casa, ma rivendica l’annuncio di ripristinare il nucleare, «con mini-reattori». Segue un accenno polemico sull’ex-Ilva: «Tutti gli attori diano una mano, nessuno metta i bastoni tra le ruote ». Con Orsini il feeling sembra buono, anche se la premier dice: «Non siamo sempre d’accordo».
Quanto al piano industriale straordinario «per invertire la rotta», Meloni sfoggia un sorrisone. «Caro presidente, noi ci siamo». I soldi? Per ora quelli già annunciati nell’ultimo round di incontri a Palazzo Chigi. I famosi «15 miliardi» dal Pnrr, «che vorrei fossero rimodulati per l’occupazione e la produttività». […]
PERMESSI, LICENZE E TASSE: COME FUNZIONANO LE BARRIERE DENTRO I CONFINI DELL’UNIONE
Estratto dell’articolo di Francesca Basso e Giuliana Ferraino per il “Corriere della Sera”
GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI
Dopo lo choc di venerdì con l’annuncio da parte di Trump di nuovi dazi del 50% sui prodotti Ue, è ripreso il negoziato tra Bruxelles e Washington per trovare un’intesa che ponga fine alla disputa commerciale. Ma a pesare sull’economia europea ci sono anche le barriere interne, come più volte hanno ricordato gli ex premier Draghi e Letta nei loro rapporti e ieri la premier Meloni: equivalgono, secondo il Fmi, a un dazio del 45%.
1 Cosa sono i dazi interni al mercato unico?
Sono le barriere normative esistenti tra gli Stati Ue che in passato sono state messe in piedi per proteggere settori della propria economia (prodotti e servizi): regimi fiscali diversi, differenti prezzi dei fattori produttivi, diverse regole per il riconoscimento dei titoli professionali e così via.
Ad esempio ci sono 5.700 professioni regolamentate in Europa, solo sette sono armonizzate a livello europeo. Come ha spiegato Draghi, «le barriere interne sono un retaggio di tempi in cui lo Stato nazionale era la cornice naturale per l’azione. Ma ora è chiaro che agire in questo modo non ha portato né benessere agli europei, né finanze pubbliche sane, né tantomeno autonomia nazionale, che è minacciata dalle pressioni dall’estero».
GIORGIA MELONI CON ROBERTA METSOLA
2 Cosa può fare l’Ue?
La Commissione Ue ha presentato il 21 maggio scorso una strategia per smantellare le «dieci terribili barriere», per arrivare a uno snellimento normativo a livello europeo. L’obiettivo è semplificare le regole e una loro armonizzazione (standard tecnici, etichette, imballaggi, istruzioni), oltre che facilitare l’avvio delle attività, con la creazione di un 28esimo regime societario comune. […]
3 Cosa hanno concordato la presidente della Commissione von der Leyen e il presidente Usa Trump?
Nella telefonata di domenica con il presidente Usa Trump, avvenuta su iniziativa della presidente della Commissione von der Leyen, Ue e Stati Uniti hanno concordato di accelerare i negoziati sulle questioni commerciali e di rimanere in stretto contatto, dando un nuovo impulso per i negoziati. Si sono dati fino al 9 luglio per trovare l’intesa. Gli Usa hanno sospeso la minaccia di introdurre dazi del 50% sui prodotti Ue a partire dal primo giugno.
4 Che dazi ha imposto finora all’Ue la nuova amministrazione Trump?
Dal 12 marzo sono in vigore dazi del 25% su acciaio, alluminio e auto prodotti nell’Ue. Inoltre dal 2 aprile, «Giorno della Liberazione», Washington ha imposto sul 70% delle esportazioni Ue negli Usa le tariffe «reciproche»: inizialmente al 20%, Trump le ha poi abbassate al 10% per tre mesi (fino al 9 luglio) in segno di tregua. Trump ha anche minacciato nuovi dazi su semiconduttori, prodotti farmaceutici e legname.
5 Cosa rende difficile il negoziato?
DONALD TRUMP MOSTRA LA TABELLA CON I NUOVI DAZI
Venerdì scorso Trump si è lamentato che i negoziati «non stavano andando da nessuna parte». Washington chiede la riduzione unilaterale delle barriere tariffarie e non tariffarie da parte dell’Ue, inclusa l’eliminazione dell’Iva sui prodotti americani e della web tax, l’esenzione dagli standard Ue.
L’Unione invece punta a un accordo che sia «reciprocamente vantaggioso»: ha proposto zero dazi per entrambi sui prodotti industriali incluse le auto e i prodotti agricoli non sensibili come la soia, oltre a forme di collaborazione. […]