case di presidenti e dittatori russi

L’INTERIOR DESIGN NON RUSSA – ANTONIO RIELLO INFILA IL NASO NELLE DIMORE DI DITTATORI E PRESIDENTI RUSSI DOPO CHE LA TV DEL PAESE HA MOSTRATO L’APPARTAMENTO STILE "GOMORRA" IN CUI VIVE “MAD VLAD”: “L'IDEA CHE CI SI FA È QUELLA DI UNA GRANDEUR SICURAMENTE COSTOSA, MA PRIVA DI PERSONALITÀ E STEREOTIPATA. UN ARREDAMENTO SEMI-ANONIMO, DA ALBERGO DI LUSSO ANNI '80. RICHIAMANDO LA RESIDENZA DI UNO ARISTOCRATICO RUSSO FINE '800 DEVE SUGGERIRE AI RUSSI, CHE PUTIN È LO ZAR DEL NUOVO MILLENNIO. AGGIORNATO QUANTO BASTA PER ESSERE CREDIBILE, MA INDUBITABILMENTE ZAR…”

Antonio Riello per Dagospia

 

putin flat 02

Un canale della televisione russa ha fatto vedere la scorsa settimana l'ampio appartamento di Mosca dove vive Vladimir Putin. Ovviamente non viene dato l'indirizzo nè si vedono gli esterni, ma tutto fa supporre che dovrebbe essere situato molto vicino al Kremlino. Marmi dappertutto (probabilmente italiani). Imponenti specchi. Stucchi dorati in abbondanza.

 

La foglia d'oro la fa da padrone. Si impone allo sguardo un pianoforte a coda bianco lucido (sembra uno di quelli di Liberace, il pianista di Las Vegas). Il presidente sostiene che gli piace molto suonare, ma si lamenta che non ha mai tempo. Si può ammirare la palestra dove si allena e la sua cappella privata (chissà quanti "Atti di Dolore" sciorinerà...).

 

putin flat 01

L'idea che ci si fa è quella di una grandeur sicuramente costosa ma decisamente priva di personalità e stereotipata. Il glamour è assente. Un arredamento semi-anonimo - da albergo di lusso anni '80 - che in realtà funziona come un fondale cinematografico che succhia dall'immaginario della Storia russa. Richiamando vagamente la residenza di uno aristocratico russo fine ottocento deve suggerire ai russi, con la dovuta fermezza, che Putin è lo zar del nuovo millennio. Aggiornato quanto basta per essere credibile, ma indubitabilmente zar. Il passato viene usato (e abusato) per legittimare il presente, un vecchissimo trucco in voga ovunque.

la scrivania di lenin

 

Gli autocrati russi hanno sempre avuto delle residenze capaci, direttamente anche con il loro aspetto interno, di far sapere al popolo chi comanda (e come). Nel senso che gli arredi che le caratterizzano stabiliscono con una certa precisione la posizione nella gerarchia dominante. E' il classico caso in cui il mitico slogan di sessantottina memoria, "il Privato diventa Pubblico", si concretizza (a suo modo). Anche quando si scivola nel folklore (o peggio nella caricatura) del potere. Poco cambia che i tratti del più "uguale tra gli uguali", di veri zar o di oligarco-aristocratici di stampo tardo moderno.

 

breznhev a caccia

Lenin quando va ad abitare a Mosca con la moglie Nadya, prima sta per un po' all'Hotel National, e poi prende posto in un appartamento di stile molto borghese all'interno del Kremlino. Poltrone imbottite, pizzi, foto di famiglia, tappeti, lampadari in cristallo, molti soprammobili, orologi da parete. Atmosfera vagamente Biedermeier. Era sì un rivoluzionario ma nato e cresciuto da borghese, per lui era normale vivere con degli arredi confortevoli che lo facevano sentire al sicuro. In fondo, dall'Ottobre dal 1917 in poi, lui non doveva dimostrare più niente a nessuno. Aveva già vinto la sua battaglia. Voleva stare semplicemente comodo. Passò gli ultimi anni a Gorki in una villa di campagna, anche lei  di gusto decisamente middle class.

ingresso casa krusciov

 

Il più temuto fu senz'altro Josef Stalin. Anche lui con appartamento dentro il Kremlino. Ma connotato da un arredamento tradizionale russo-giorgiano. Piuttosto spartano in verità. Il dittatore preferiva i fasti dell'ottone lucidato proletario all'oro capitalista (aveva l'abitudine di definirsi un "Uomo del Popolo"). Si potrebbe forse parlare più propriamente di minimalismo in "Stile Seminario" (in effetti Stalin aveva studiato in seminario): tutto quello che non è strettamente necessario causa pericolose tentazioni. Ma il luogo dove comunque "baffone" passava più tempo era la dacia di Kuntsevo, posizionata in una foresta di betulle appena fuori Mosca.

grobachev interior villa a foros

 

Assomigliava ad un avamposto militare, una macchina per comandare: un posto pensato al maschile. Tutto puzzava di alcool, di fumo e di tè nero forte. Doveva essere la tana operativa di un comandante (sempre vittorioso e sul chi vive) che era contemporaneamente anche il Segretario del Partito Comunista Sovietico. Mobilio essenziale, molto legno, appesi alle pareti c'erano i ritratti dei grandi comunisti e dei grandi russi. Niente spazio per ninnoli e decori.

john kennedy nikita krusciov

 

Solo telefoni e strumenti per scrivere. Qui incontrò Winston Churchill per la prima volta nel 1942. Qui organizzava le strategie della Grande Guerra Patriottica. Ma soprattutto qui faceva le lunghissime riunioni notturne dalle quali gli ospiti più sfortunati non tornavano a casa vivi (oppure, se andava bene, venivano messi su un treno per la Siberia). Morì in questa casa-fortezza di campagna, che amava molto, nel 1953.

 

Nikita Krusciov aveva scelto invece di vivere alla periferia di Mosca in un appartamento grande, arredato con uno stile sovietico decisamente autarchico. Bisognava dimostrare la superiorità e la praticità del sistema comunista su quello americano. Senza carisma: risultati decisamente freddi, scomodi e deludenti. Un modestissimo "vorrei ma non posso" in termini di interior design socialista.

interni dacia stalin

 

Leonid Brezhnev, grande cacciatore, stava più che poteva in un lussuoso casino di caccia a Zavidovo. Non si faceva mancare niente, neanche le comodità occidentali. Era più un satrapo orientale che un capo comunista. Moquette pelosissime alternate a pelli di animale coprivano i pavimenti. Legni, avori e marmi pregiati arrivavano dall'Africa. Un intenso odore di cuoio permeava i locali. Atmosfera decadente e piena di eccessi, roba da basso impero.

 

brezhnev davanti alla sua casa di caccia

Aveva sale da biliardo, una cantina pazzesca con preziose bottiglie francesi, una super sauna, un cinema privato e grandi tavoloni intarsiati di palissandro dove mangiare in buona compagnia la cacciagione cucinata da abili chef. Ospitò mezzo mondo: Tito, Fidel Castro, Indira Gandhi, Kissinger e tanti altri. Nessuno comunque si lamentò. Adesso, ogni tanto, questo edificio lo usa ancora Putin (evidenti affinità elettive).

 

Gorbachev era politicamente più avvertito dei suoi predecessori e battagliò contro la corruzione del sistema (Glasnost, etc. etc). Ma personalmente non disdiceva di sicuro le comodità. La villa che si fece costruire in Crimea sulle rive del Mar Nero, a Foros, sembrava quella di un divo di Hollywood: vetrate kilometriche, cinema, sale giochi (tipo transatlantico), super palestre, campi da tennis.

 

lenin flat 01

La moglie, dirigeva i lavori e decideva colori e materiali. La battezzò "Zarya". Il risultato finale fu una magione da spendaccioni, ma non particolarmente di buon gusto. Era pomposa ma non era abbastanza sofisticata (forse sarebbe stato meglio che Raissa avesse fatto prima almeno un giretto all'IKEA). Fu anche un notevole salasso per le malridotte casse sovietiche. E non aumentò certo la popolarità di Gorbachev (durante il fallito golpe lo confinarono qui).

 

Tornando ai nostri giorni, nella Federazione Russa si dice - sotto voce - che quando Putin vuole invitare qualcuno (l'oligarca di turno) per spaventarlo a dovere usi la vecchia dacia di Stalin. Il presidente russo rimane affabile, tranquillo e sorridente, la sinistra fama del posto è, da sola, più che sufficiente per trasmettere un messaggio micidiale e inequivocabile all'ospite. Nel caso si consiglia - se possibile - di rifiutare la classica tazza di tè: potrebbe essere corretto al Polonio.

nikita krusciov 01

 

Il detto "dimmi che tipo di casa ti piace abitare e ti dirò chi sei" funziona particolarmente bene dalle parti di Mosca. Gli interni dei potenti sanno parlare assai chiaro, anche a chi capisce poco di arredamento.

Questo articolo è 100% NAI (Not generated by AI)

interior zarina caterinaun classico interno sovietico degli anni 60gorbachev dachastalin a casainterni zarina caterina 02stalin dacia 02stalin dacia 03stalin con la figlia a kuntsevostalin

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)