
“GIORGIA, QUANDO AVRAI FINITO, FARAI LA FINE DI BENITO” – LE MINACCE ALLA MELONI SONO SOLO L’ULTIMO ESEMPIO DI AGGRESSIONE VERBALE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – DRAGHI E’ STATO AL CENTRO DI CAMPAGNE FURIOSE DEI NO VAX E SU TELEGRAM FU STABILITA UNA TAGLIA PER ELIMINARLO – UN 44ENNE PER VENTIDUE GIORNI DI FILA AVEVA MITRAGLIATO DI MAIL LA CASELLA DI POSTA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO CON MINACCE SEMPRE PIÙ VIOLENTE A GIUSEPPE CONTE: “TI DEVE CREPARE TUO FIGLIO TRA LE BRACCIA” – LE MINACCE A RENZI PER LE INVETTIVE CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA E A ENRICO LETTA PER LO IUS SOLI – IL PIU’ MINACCIATO DI TUTTI? SILVIO BERLUSCONI. IL PIU’ IGNORATO? GENTILONI…
Estratto dell’articolo di M.Cre. per il “Corriere della Sera”
GIORGIA MELONI GIUSEPPE CONTE - ATREJU
Il premier minacciato. Non è frequente che le minacce nei confronti dei presidenti del Consiglio si spingano al punto di «augurare» il male per i figli. Ma è vero che l’intimidazione, via social o attraverso scritte sui muri, per i capi del governo è ormai un’aberrante consuetudine.
La stessa Giorgia Meloni è già stata minacciata più volte. Una ventinovenne di Bassano del Grappa ha scritto su X della sua voglia di «spararle in testa». […] una scritta da brividi era apparsa sui muri di Castel Condino, in Trentino: «Giorgia, quando avrai finito, farai la fine di Benito». L’immagine del capo del fascismo appeso a testa in giù in piazzale Loreto peraltro è usata neppure troppo raramente. Per esempio, si è vista diverse volte nelle manifestazioni contro Matteo Salvini.
MARIO DRAGHI PAOLO GENTILONI MATTEO RENZI MARIO MONTI UGO ZAMPETTI AL FUNERALE DI SILVIO BERLUSCONI
Prima di Meloni, Mario Draghi è stato al centro di campagne anche furiose, soprattutto da parte dei No vax. Qualcuno imperversava su alcuni gruppi Telegram, mettendo una taglia di dieci miliardi sul capo del governo: «Vogliamo assassinare Mario Draghi. Siamo infiltrati da tempo, siamo pronti ad azzannare come lupi affamati». Un tarantino è stato processato per questi messaggi, ma è stato assolto perché alla fine del procedimento non vi era la certezza che fosse il responsabile.
Giuseppe Conte sabato ha ricordato di essere stato al centro di frequenti minacce.
Probabile che ricordi anche quelle di un 44enne di Amelia che per ventidue giorni di fila aveva mitragliato di mail la casella di posta della presidenza del Consiglio con minacce sempre più violente. Fino a «ti deve crepare tuo figlio tra le braccia».
Per quel che si sa, Paolo Gentiloni è stato forse il premier meno minacciato. Ma già da ministro degli Esteri aveva ricevuto pubblici avvertimenti dall’Isis. Il suo predecessore, Matteo Renzi, è stato al contrario minacciatissimo. Sia da premier che in seguito, quando aveva annunciato un referendum per abrogare il reddito di cittadinanza: «Ricevevo venti minacce al giorno, seicento al mese». E certo Enrico Letta ricorda le scritte comparse sui muri di alcune sezioni del Partito democratico quando in discussione era la legge per il diritto di cittadinanza: «Letta muori, no ius soli».
Le spending review di Mario Monti sono state il più frequente innesco di minacce nei suoi confronti: «Monti, noi i tagli li facciamo con la ghigliottina». Si indagò anche sui proiettili che ricevette per posta, così come accadde al suo predecessore, forse il più minacciato di tutti: Silvio Berlusconi. Dal sito ligure che apriva le sue pagine con «Voglio ammazzare Berlusconi» agli innumerevoli post sui social […]