
NETANYAHU È STRETTO TRA TRUMP E I “FALCHI” ISRAELIANI – L’INVIATO DELLA CASA BIANCA, STEVE WITKOFF, METTE PRESSIONE A “BIBI” E ANNUNCIA CHE UN ACCORDO PER UNA TREGUA A GAZA È VICINO: “CI SONO BUONE SENSAZIONI” – MA IL MINISTRO DELLE FINANZE ISRAELIANO, L'OLTRANZISTA BEZALEL SMOTRICH, AVVERTE IL SUO PREMIER: “SAREBBE UNA FOLLIA ALLENTARE LA PRESSIONE ORA E DARE A HAMAS OSSIGENO PER RIPRENDERSI”. TRADOTTO: IN CASO DI TREGUA FACCIAMO CADERE IL GOVERNO – È SCONTRO SULLA DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI AI PALESTINESI DA PARTE DELLA “GAZA HUMANITARIAN FOUNDATION”, SOCIETÀ IN ODOR DI MOSSAD...
Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “la Stampa”
Le «buone sensazioni» di Steve Witkoff irradiano vibrazioni da Washington a Gerusalemme e a Gaza. Nel giorno numero 600 – della prigionia nella Striscia per 58 ostaggi israeliani (20 vivi e 38 morti, ha confermato il premier Netanyahu) e della guerra scatenata dall'assalto di Hamas a Israele il 7 ottobre (2023) i cui morti palestinesi hanno superato quota 54mila secondo il bilancio della fazione islamista – l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente annuncia: «Credo che siamo sul punto di inviare un nuovo accordo preliminare» a Israele e Hamas per la tregua a Gaza.
benjamin netanyahu nella striscia di gaza
Poi precisa: «Il presidente Trump lo esaminerà e ho ottime sensazioni sul fatto che si arriverà a una risoluzione a lungo termine». La nuova proposta che plana nello Studio Ovale nasce già a Washington. […]
Questa volta gli incontri – con il capo negoziatore israeliano Ron Dermer in una stanza e, nell'altra, con l'imprenditore palestinese americano Bishara Bahbah che parla con i capi di Hamas all'estero via Qatar – si sono svolti nella capitale Usa. Al netto delle facce da poker e dei bluff, alcune fonti a conoscenza dei dettagli si lasciano andare. Al Jerusalem Post confessano: «C'è la sensazione che si possa raggiungere un accordo. Permangono le lacune, ma sono colmabili. E quindi c'è un cauto ottimismo sulla conclusione positiva dei colloqui».
benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale
Sul fronte israeliano, prima ancora del premier Netanyahu, interviene il ministro delle Finanze, l'oltranzista messianico di Sionismo Religioso, Bezalel Smotrich: «Sarebbe una follia illusoria allentare la pressione ora e firmare un accordo parziale che darebbe a Hamas ossigeno e gli permetterebbe di riprendersi».
[…] È lui, insieme con l'altro leader estremista di Potere Ebraico e ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, entrambi decisi a rioccupare Gaza con le colonia ebraiche come in Cisgiordania, a tenere in pugno Bibi (questo il diminutivo ufficiale di Netanyahu). Se escono loro dalla coalizione, l'esecutivo crolla.
benjamin netanyahu bezalel smotrich
E per Netanyahu si aprirebbero scenari che – lo accusano i tanti oppositori che quotidianamente scendono in piazza a protestare – il premier cerca di scongiurare più che la fine della guerra e la salvezza degli ostaggi. Il forum delle famiglie dei rapiti, che di solito mantiene toni più istituzionali rispetto ai singoli individui, gli ha mosso un'aspra accusa: «Non ci sono mai stati così tanti ostaggi in una guerra israeliana. Alcune si sono risolte in sei giorni. Questa si trascina da 600».
Anche l'Italia ha rotto la tradizionale astensione dalle critiche a Israele, e si è unita al coro europeo.
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
A Gaza rallenta l'avanzata dei "Carri di Gedeone" – l'operazione lanciata dall'esercito israeliano come attacco finale a Hamas – per consentire il rodaggio della nuova, contestatissima, formula di distribuzione di aiuti da parte della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). «La gente di Gaza merita più della sopravvivenza, merita un futuro», ammonisce la coordinatrice speciale dell'Onu per la pace in Medio Oriente, Sigrid Kaag, mentre il mondo degli attivisti, delle Ong e delle agenzie delle Nazioni Unite puntano il dito contro le immagini delle lunghe file di gazawi in attesa di ricevere i pacchi di generi alimentari che arrivano dai centri di assistenza nel Sud della Striscia.
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
Ed è un rincorrersi di notizie e smentite. Come il caso, rilanciato dal ministero della salute di Hamas, di un palestinese ucciso e 48 feriti dal fuoco di Tsahal, all'apertura del centro di distribuzione della Ghf. «Non sono stati sparati colpi contro la folla palestinese», ha smentito la fondazione.
Sarebbero invece quattro – secondo Haaretz – i palestinesi morti quando centinaia di persone hanno preso d'assalto un deposito alimentare delle Nazioni Unite, nel tentativo di procurarsi qualcosa da mangiare. Il World Food Programme ha dichiarato che «orde di persone affamate» hanno fatto irruzione in uno dei suoi magazzini nel centro di Gaza e le prime notizie indicano due morti e diversi altri feriti.
il bacio tra benjamin netanyahu e adolf hitler - opera by laika
Tutt'altro il tono dei comunicati della Ghf: «La situazione rimane urgente. Ma ogni ora più persone ricevono cibo. Più dignità viene restituita. Più speranza viene offerta». Che in cifre significa: «14.550 scatole di cibo in due siti. Per un totale di 840.262 pasti». […]
Steve Witkoff e donald trump
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
itamar ben gvir e bezalel smotrich 8