
“PUTIN DEVE PAGARE IL PREZZO PER IL SUO RIFIUTO DI FARE LA PACE” – IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, AZZANNA IL PRESIDENTE RUSSO CHE SABOTA I NEGOZIATI A ISTANBUL: “LA TATTICA DI TERGIVERSARE E TEMPOREGGIARE, MENTRE CONTINUA A UCCIDERE E A CAUSARE SPARGIMENTI DI SANGUE IN TUTTA L'UCRAINA, È INTOLLERABILE” – I BRITANNICI GIÀ NEL 2022 FURONO ACCUSATI DI AVER MANDATO A PUTTANE I NEGOZIATI A ISTANBUL (ALLORA BORIS JOHNSON CONVINSE ZELENSKY A NON FIRMARE LA RESA) – PUTIN VOLERÀ IN TURCHIA SOLO SE RICEVERÀ UN INVITO, ANCHE UFFICIOSO, DI TRUMP. A QUELLO DI KIEV MANCO HA RISPOSTO - GLI UOMINI DEI SERVIZI E IL MINISTRO DELLA CULTURA: LA DELEGAZIONE "FARSA" DI MOSCA
Keir Starmer FUNERALE PAPA FRANCESCO
STARMER, PUTIN DEVE PAGARE PER IL SUO RIFIUTO DELLA PACE
(ANSA-AFP) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che il presidente russo Vladimir Putin deve "pagare il prezzo per il suo rifiuto di fare la pace" con l'Ucraina, in vista del vertice della Comunità politica europea in Albania .
"La tattica di Putin di tergiversare e temporeggiare, mentre continua a uccidere e a causare spargimenti di sangue in tutta l'Ucraina, è intollerabile", ha affermato Starmer in una dichiarazione prima del vertice, che si terrà il giorno in cui dovrebbero svolgersi in Turchia i colloqui tra funzionari russi e ucraini.
LE MOSSE DI PUTIN PER IL VERTICE SULL'UCRAINA: LE CONDIZIONI DI «ISTANBUL 2022» E GLI UOMINI DEI SERVIZI
Estratto dell'articolo di Marco Imarisio per www.corriere.it
Dove eravamo rimasti. Con una certa ironia, e con un attaccamento ai simboli già ampiamente scandagliato dai suoi biografi, per annunciare l’avvio delle nuove trattative Vladimir Putin ha aspettato le prime ore del quindici maggio, data ufficiale del fallimento dei colloqui di Istanbul che si svolsero nel 2022.
KEIR STARMER - EMMANUEL MACRON - FRIEDRICH MERZ - IN TRENO PER KIEV
Anche un modo per dire che il nuovo punto di partenza è esattamente quello, le ipotesi e le bozze che circolavano a proposito di un accordo mai condiviso, ai quali verranno caso mai aggiunte le nuove pretese russe dovute agli ultimi successi ottenuti al fronte.
Nulla avviene per caso, e il turnover dei negoziatori lo conferma. Fuori i diplomatici di professione, almeno in prima istanza, e dentro i reduci di tre anni fa, circondati da un gruppo di assistenti che lascia intravedere le intenzioni del Cremlino.
Si sa molto del capo delegazione oggi come allora, quel Vladimir Medinsky considerato uomo di punta del cosiddetto «clan ideologico» di Putin, l’ex ministro della Cultura dal 2012 al 2020 che ha riscritto di suo pugno i libri di storia russa. Ma è nel gruppo degli esperti di supporto che si intravedono le figure più interessanti.
A Elena Podobreevskaya, del Dipartimento del Cremlino per la politica statale nella sfera umanitaria, sarà infatti affidata la gestione di un eventuale scambio di prigionieri che al momento sembra essere la seconda richiesta ucraina, dopo la tregua mensile: è il tema sul quale la Russia sembra disposta a fare le maggiori concessioni.
All’unica donna della delegazione scelta dal Cremlino toccherà per competenza il problema dei russofoni e della lingua russa in Ucraina, fin dal 2014 all’origine del conflitto tra i due Paesi.
I personaggi più emblematici ed esemplificativi delle mire russe per questa tornata di trattative turche sono due militari.
L’ammiraglio Igor Kostiukov si è distinto durante la guerra in Siria, e dal 2018 è il responsabile del Dipartimento principale di intelligence dello Stato Maggiore, il famoso Gru, l’ente che ha in mano tutte le informazioni sensibili sulla situazione nella zona dei combattimenti, e che dispone di una vasta rete di agenti all’estero.
La sua presenza denota una volontà di concentrarsi sulle questioni della sicurezza nelle zone delle province ucraine sotto il controllo russo e sullo stato delle cose lungo la linea di contatto. Il generale Alexander Zorin è la persona che fa da raccordo tra i servizi segreti militari e il Capo di Stato maggiore.
Nato nell’Ucraina sovietica, cresciuto nell’esercito insieme a molti ufficiali che oggi si trova a combattere, undici anni fa prese parte ai colloqui che portarono ai trattati di Minsk.
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MEME SULL INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO BY EMAN RUS
Non è una delegazione con i pieni poteri, ma appare funzionale al raggiungimento di qualche risultato. A Mosca si dice che vi sia un altro gruppo pronto a partire. Non per parlare con l’Ucraina, ma con gli Usa, laddove ce ne fosse bisogno.
Ne farebbero parte figure più note come il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, che ieri ha definito «uomo patetico» Volodymyr Zelensky, il consigliere del presidente Yuri Ushakov, e Kirill Dmitriev, il russo di Harvard, l’anello di congiunzione tra Cremlino e Casa Bianca.
Quanto al Capo, Vladimir Putin si muoverà soltanto se riceverà l’invito anche ufficioso da parte di Donald Trump. A quello di Zelensky non ha ritenuto neppure di dover rispondere. […]