
SESSO ESTREMO E TANTE BOTTE: NEI 17MILA MESSAGGI TRA LA VIGILESSA UCCISA SOFIA STEFANI E IL SUO AMANTE-CARNEFICE, L'EX COMANDANTE GUALANDI, SI PARLA ANCHE DI SCATTI D’IRA E AGGRESSIONI FISICHE. GUALANDI ALMENO IN DUE OCCASIONI REAGÌ SPEZZANDOLE UN DENTE E INCRINANDOLE UNA COSTOLA - "TENSIONE" E "PRESSIONE" SONO LE PAROLE PIÙ USATE NELLE CHAT UTILIZZATE DALL’IMPUTATO PER LAMENTARE GLI UMORI ALTALENANTI DI SOFIA, DOVUTI AI SUOI PROBLEMI PSICHICI – A DIFFERENZA DI QUANTO SOSTIENE LUI, NEI MESSAGGI NON EMERGE LA VOLONTA’ DI CHIUDERE LA STORIA...
Andreina Baccaro per corriere.it - Estratti
Giampiero Gualandi aveva preso la pistola già l’8 maggio 2024 prima che arrivasse in ufficio Sofia Stefani, l’ex collega 33 enne che poi ucciderà il 16 maggio.
Il giorno dell’omicidio, così come aveva fatto una settimana prima, l’imputato prese l’arma dall’armeria poco prima che la sua amante arrivasse da lui, cosa di cui era perfettamente a conoscenza per le numerose telefonate intercorse tra i due fino a pochi minuti prima.
Alle 15.39 cancellò la chat Whatsapp con la vittima, alle 15.54 Sofia parcheggiò lo scooter a 100 metri dal comando dei vigili di Anzola, alle 15.56 gli fece l’ultima chiamata di 5 secondi, entrò e alle 16 partì la chiamata al 118 perché Gualandi le aveva sparato al volto.
I messaggi tra la vigilessa uccisa e l'ex comandante
Una sequenza ricostruita davanti alla Corte d’assise dal maresciallo maggiore Matteo Filippone del nucleo investigativo dei carabinieri, che analizzando i quasi 17mila messaggi estrapolati dal telefonino della vittima, ha spiegato che descriverebbero una relazione mai chiusa, come sostiene invece l’imputato: «Sofia non lo ha mai perseguitato, non ha mai preteso che lasciasse la moglie, non ha mai pensato di lasciare il suo compagno e andare a vivere con lui. Gualandi sapeva dei problemi comportamentali di Sofia ma non ha mai interrotto la relazione».
A dimostrarlo ci sono 16.861 messaggi che il 64enne e la 33enne si sono scambiati da dicembre 2023 al 16 maggio 2024, quando secondo la difesa la uccise per errore, a causa di un proiettile partito durante una colluttazione dalla pistola che lui aveva sulla scrivania solo per pulirla. «Tensione» e «pressione» sono le parole che ricorrono più di frequente nelle migliaia di scambi, utilizzate dall’imputato per lamentare gli umori altalenanti di Sofia, dovuti ai suoi problemi psichici, a volte i tentativi di lei di chiudere la storia.
Gualandi si descriveva come un uomo sofferente: «Non mangio più, non dormo più, non voglio più vivere», scriveva di frequente ma per l’accusa soffriva solo per gli alti e bassi della relazione. Gualandi, che ha ascoltato parte della lunga lettura di messaggi a testa bassa ma poi ha chiesto di tornare a casa, per l’accusa insisteva invece perché la relazione proseguisse, anche dopo che sua moglie l’aveva scoperta. Tanto che anche dopo non si fece problemi a dare appuntamento all’amante a casa sua.
COMANDO DELLA POLIZIA LOCALE DI ANZOLA EMILIA
Molti degli scambi letti in aula facevano riferimento a sesso estremo, pratiche bondage, intimità tra i due, nonché a incontri a sfondo sessuale anche in ufficio ad Anzola, che la vittima frequentava assiduamente visto che Gualandi le inviava turni di lavoro e ordini di servizio perché sapesse quando era solo.
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Tra i due anche momenti d'ira con aggressioni e botte
Anche i genitori della vittima, presenti in aula, tramite il legale Andrea Speranzoni hanno fatto sapere di ritenere «importante e necessaria la ricostruzione della piena verità in ogni suo aspetto, anche in quelli più dolorosi per loro».
Non ci sono però solo i messaggi hot a descrivere la relazione tra Gualandi e Stefani: i due alternando nomignoli teneri e messaggi d’amore, parlavano anche di violenza fisica, a volte esercitata da Sofia nei sui scatti d’ira, ma a cui Gualandi almeno in due occasioni reagì spezzandole un dente e incrinandole una costola. «Che ne dici di farti perdonare oggi per i lividi che mi hai fatto?». Gli scriveva lei a dicembre 2023 inviandogli anche una foto del dente ricostruito. E ancora: «Confermata costola incrinata, ma mi hai dato un pugno o mi hai colpito con una mazza da baseball?».