
“MASSACRANDO I PALESTINESI, ISRAELE SI AUTODISTRUGGE” – IL SIONISTA GAD LERNER VA ALLA MANIFESTAZIONE PRO-GAZA E SPIEGA PERCHE’: “A CHI PENSA CHE ISRAELE SIA UN ERRORE DELLA STORIA IO OGGI CHIEDO: QUEI 7 MILIONI DI EBREI ISRAELIANI CHE VIVONO LÌ DOVE LI MANDIAMO? NOI E I PALESTINESI SIAMO DESTINATI A CONVIVERE. L’ASPIRAZIONE A UNA PATRIA EBRAICA È LEGITTIMA ESATTAMENTE COME L’ASPIRAZIONE A UNA PATRIA PALESTINESE - C’È CHI HA PARLATO, A SPROPOSITO, DI GENOCIDIO A GAZA, COME LA MIA AMICA RULA JEBREAL: E’ UNA PAROLA CHE IO NON ADOPEREREI MAI - IN QUELLA TERRA INSANGUINATA, LA PACE DIVERRÀ POSSIBILE SOLO QUANDO LE SOFFERENZE DEGLI UNI E DEGLI ALTRI SARANNO RICONOSCIUTE” - VIDEO
Gad Lerner brandisce la Shoah come scudo ideologico piegando la memoria del proprio dolore per legittimare l'instaurazione di un etno-stato per soli ebrei sulla testa dei miei nonni. Suo nonno è nato a Haifa, Palestina, nel 1904. Perché si sarebbe salvato grazie al sionismo?? pic.twitter.com/eikDZyupcp
— Karem from Haifa (@RohanaKarem) June 8, 2025
Estratto dell’articolo di Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
GAD LERNER ALLA MANIFESTAZIONE PRO GAZA
Ha avuto un bel coraggio, Gad Lerner, sabato pomeriggio sul palco di San Giovanni: lei si è presentato ai 300 mila per Gaza, che cantavano Free Palestine, in modo molto originale. Ha detto: «Chi vi parla è un sionista»...
«Infatti qualcuno, pochi, hanno fischiato. C’è chi mi ha pure gridato: vai a casa! Io per un po’ ho proseguito, pensando: non replico. Ma poi ho cambiato idea. E ho detto al microfono: io a casa non ci sono mai andato e non ci vado. Il coraggio, però, è di altri».
Di chi?
«Il coraggio vero ce l’hanno quelli che a Gaza si ribellano ad Hamas e che io sento come fratelli. Ce l’ha la mia famiglia che in Israele insieme a molti altri scende in piazza con le famiglie degli ostaggi per criticare il governo Netanyahu […]».
GAD LERNER ALLA MANIFESTAZIONE PRO GAZA
Lei è un sionista?
«Sì ma l’ho spiegato dal palco: mettetevi nei miei panni. Chi della mia famiglia non è riuscito a emigrare in Israele, dove sono nati i miei genitori, è stato vittima della Shoah in Europa. Io non sarei al mondo senza Israele, quella per me è la terra della salvezza. Sionista non equivale a fascista e non equivale ad assassino. […] L’aspirazione a una patria ebraica è legittima esattamente come l’aspirazione a una patria palestinese».
Non la pensano però così i pro Pal o gli stessi fascisti di Forza Nuova.
«Lo so ma a chi pensa che Israele sia un errore della storia io oggi chiedo: quei 7 milioni di ebrei israeliani che vivono lì dove li mandiamo? Per me la risposta è una sola: noi e i palestinesi siamo destinati a convivere. […] Ma io mi sono scelto questa parte antipatica, odiosa, dell’ebreo che critica Israele. E vado avanti».
Sabato è andata bene.
GAD LERNER ALLA MANIFESTAZIONE PRO GAZA
«Ho letto ieri l’intervista sul Corriere al presidente della comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun: ma come si fa a dire che la piazza di Roma era una piazza antisemita? Tutti aspettavano l’incidente, la bandiera israeliana bruciata, lo slogan pro Hamas, invece niente. C’è chi sul palco ha parlato, secondo me a sproposito, di genocidio a Gaza, come la mia amica Rula Jebreal, che così ha titolato il suo ultimo libro. Una parola che io non adopererei mai. Ma massacrando i palestinesi, perché questo sta succedendo, Israele si autodistrugge.
Intravedo però un cambiamento nell’opinione pubblica. Anche se nella comunità ebraica italiana noi di “Mai indifferenti” restiamo purtroppo in minoranza, tante volte ci han chiamato traditori, siamo stati ostracizzati: […] Hanno chiesto perfino di espellerci, ma per fortuna il rabbino capo di Roma (Riccardo Di Segni, ndr ) la pensava diversamente».
RULA JEBREAL - LE RIBELLI CHE STANNO CAMBIANDO IL MONDO
[…] Il giorno dopo?
«[…] Una valanga di messaggi. Rula mi ha mandato un sms molto affettuoso, lei è palestinese ma parla l’ebraico come me, suo marito è ebreo. Però anche critiche, perché ho detto sul palco che nakba e shoah sono sinonimi. Come puoi comparare i 6 milioni di ebrei sterminati dai nazisti — mi hanno scritto — con i 700 mila palestinesi mandati via dai loro villaggi nel 1948? Eppure, rispondo, le due parole hanno lo stesso significato: in italiano si traducono entrambe con “catastrofe”. E, per me, in quella terra insanguinata, la pace diverrà possibile solo quando le sofferenze degli uni e degli altri saranno riconosciute. Quando ciascuno farà pace con la catastrofe dell’altro».[…]