
“IL SIGNORE HA CHIAMATO TUTTI NOI A UNA MISSIONE. NON CI HA RISPARMIATO LE DIFFICOLTÀ E NON LO FARÀ. MA COMPIRÀ PRODIGI NELLA NOSTRA VITA” – L’OMELIA DI PAPA LEONE XIV CONTENUTA NEL LIBRO DEL CARDINALE OUELLET: "OGNI TANTO PORTEREMO DELLE VERE CROCI LUNGO IL CAMMINO. MA UNA SOLA COSA È NECESSARIA: ESSERE SEMPRE FEDELI ALLA NOSTRA VOCAZIONE – IL PIANO DIVINO È SERVIZIO IN MEZZO AI FRATELLI CHE HANNO BISOGNO DI UN GESTO O DI UNA PAROLA DI TENEREZZA. IL RISCHIO PIU’ GRANDE? QUANDO L’UOMO CONFONDE IL SUO RUOLO DI AMMINISTRATORE E SI SENTE PADRONE DELLA VIGNA..."
L’omelia di Robert F. Prevost/ Leone XIV contenuta nel libro del cardinale Ouellet
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Cari fratelli e sorelle, [...] abbiamo sentito nella prima lettura (Gen 37,3-4.12-13.17-28) la storia della vendita di Giuseppe agli Ismaeliti da parte dei suoi fratelli e il suo arrivo in Egitto. Nel racconto di oggi possiamo intravedere, come in Caino e Abele, che le conseguenze del peccato si estendono fino ai rapporti di famiglia.
I figli di Israele hanno invidia del fratello minore perché si sentono meno amati dal padre. Non guardano ciò che sono e hanno ricevuto dal padre, ma guardano ciò che l’altro è e possiede. E agiscono motivati dall’invidia, dimenticandosi che Giuseppe è carne e sangue loro.
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Il narratore biblico presenta tutta la storia di Giuseppe guidata dalla Providenza divina. La sua storia personale viene accompagnata da Dio. Il Signore ha fatto sì che Giuseppe venisse liberato dalla morte e condotto in Egitto. Le difficoltà e le penurie che deve soffrire, mantenendosi fedele al Signore, si trasformano dopo in momenti di gioia per lui e per la sua famiglia intera quando è messo come capo in Egitto e i suoi fratelli con il padre possono risiedere in Egitto.
La storia di Giuseppe è la storia di una vocazione alla quale Dio non risparmia delle difficoltà anche in ambito familiare. Giuseppe fu portato in un posto che non era la sua patria, fu accusato ingiustamente ma in ogni momento rimase fedele al Signore perché «il Signore era con Giuseppe» (Gen 39,21). La sua fedeltà in mezzo alle prove fu ricompensata da Dio. Nel piano salvifico divino, nascosto a Giuseppe, egli si troverà all’origine dell’esodo come il più grande evento della Storia della salvezza veterotestamentaria e la costituzione di Israele come popolo di Dio.
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Il Signore ha chiamato tutti noi a una missione la cui tappa finale solo Egli conosce, ma lungo la nostra vita ce l’ha svelata in modo pedagogico, piano piano, una tappa alla volta. Ma non ci ha risparmiato delle difficoltà, e non lo farà, e ogni tanto porteremo delle vere croci lungo il cammino. Ma una sola cosa è necessaria: essere sempre fedeli alla chiamata, fedeli alla nostra vocazione, e il Signore farà dei veri prodigi nella nostra vita e nelle persone che incontreremo.
Il brano del Vangelo di oggi (Mt 21,33-43.45) riassume in una parabola la storia di Israele con Dio. L’Antico Testamento è il racconto della fedeltà di Dio e l’infedeltà del popolo ebraico. Dio ha sempre preso l’iniziativa con Israele, ha fatto tanti gesti di amore verso la sua vigna preferita e l’ha affidata ai suoi collaboratori. Chiede soltanto che questi uomini sappiano lavorare e portino i frutti all’unico padrone della vigna.
La parabola ci mostra il pericolo quando l’uomo confonde il suo ruolo di amministratore e si sente padrone della vigna. Il Vangelo racconta un crescendo negli atti dei lavoratori che culmina con l’uccisione del figlio del padrone.
La storia di Israele è in qualche modo la storia di ogni uomo chiamato a rispondere con fedeltà alla sua vocazione, malgrado le tentazioni e i peccati. Dio ci ha chiamati a lavorare nella sua vigna che è la Chiesa con una vocazione specifica, siamo i suoi collaboratori, non i padroni.
PAPA LEONE XIV SERGIO MATTARELLA
Quando uno si sente il padrone e non un collaboratore cerca soltanto il proprio bene, trascura la vigna affidata e maltratta i fratelli perché li considera dei rivali che pretendono di togliergli quel sentimento di sicurezza e autoreferenzialità.
La liturgia di oggi ci ha presentato queste due storie di chiamata divina e di risposta umana. Da una parte, Giuseppe che, davanti ai pericoli, alle tentazioni e alle difficoltà è rimasto fedele a Dio che ha premiato la sua perseveranza.
Dall’altra parte, il popolo di Israele e i suoi capi che lungo la storia non hanno saputo rispondere ai tanti gesti d’amore da parte di Dio e che alla fine hanno ricevuto il castigo meritato.
Ogni uomo ha ricevuto la chiamata di Dio e ha ricevuto i doni e le capacità proprie per rispondere con fedeltà a quella vocazione e portare a compimento la sua missione.
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Questo piano divino in ogni uomo e in ogni donna è servizio in mezzo ai fratelli che hanno bisogno di un gesto o di una parola di tenerezza, sapendo accompagnare quelli che si sentono abbandonati dagli altri e aiutandoli a dare i frutti che Dio spera di raccogliere.
Cari fratelli e sorelle, questo cammino quaresimale serva a ognuno di noi a esaminare la nostra risposta alla propria vocazione. Dio ci chiama ogni giorno a seguirlo e a trovarlo nei volti di tutti quelli che incontriamo nella vita quotidiana.
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