
“IO PRODUCO DA SEMPRE A BASSISSIMO COSTO. UN BEL FILM NON DIPENDE DAL BUDGET. PURTROPPO TANTO DENARO E' STATO DILAPIDATO...” - PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI TAJANI, CHE TIRA STOCCATE A GIULI (“SA POCO DI CINEMA”) E ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE, COME DAGO DIXIT, HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023? – “SE UN REGISTA DA SOLO SI PORTA VIA 50, 60 MILIONI DEL BUDGET, PER COLPA SUA CI SARANNO ALTRI VENTI CHE NON LAVORANO”. L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE – L’EVASIONE IVA DA 1,3 MLN E LA SOCITA’ "DUEA FILM" CHE… - DAGOREPORT
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” - Estratti
PUPI AVATI ALLA FESTA DI FRATELLI DITALIA
Si è mica fatto vivo qualcuno con lei?
«Sì, Elly Schlein mi ha chiamato il giorno stesso». Ai David di Donatello il regista Pupi Avati, 86 anni, premio alla carriera, aveva detto: «Secondo me la cosa più bella che potrebbe accadere è questa: che la Schlein telefona alla Meloni: “Giorgia, sono Elly. Non potremmo vederci mezz’ora con Giorgetti e parlare un attimo del cinema italiano?”».
Una telefonata è già qualcosa.
«Certo. Abbiamo parlato del progetto di un’Agenzia del cinema, tipo il Centre national francese. Lì il cinema ha ancora grande successo, non ha subito la catastrofe irreversibile del nostro».
Che se la passa male
«E le cure del ministero della Cultura non sono adeguate alla gravità della malattia. Perciò ho suggerito l’incontro» .
Un trilaterale.
«Dove è Giorgetti la chiave di volta. Il cinema è cultura sì, ma soprattutto industria. E il ministero dell’Economia è fondamentale, perché i film si fanno con i soldi. Mi ha dato appuntamento per il 27 maggio, anche lui è preoccupato».
Bene, no?
«Purtroppo tanto denaro è stato dilapidato dagli ultimi tax credit. La legislazione consentiva di gonfiare i costi dei film per accedere a un ristoro governativo più alto».
Un classico.
«Così alcuni produttori ne hanno approfittato, speculando sui fondi. Però non possiamo più replicare queste strategie. Ma io non punto il dito contro nessuno».
Non ce l’ha col ministro?
«No. Occorre liberare il povero Giuli, che è una bravissima persona, ma non ha la competenza di chi fa cinema da 60 anni. Solleviamolo con la fondazione dell’Agenzia del cinema, sempre sotto l’ombrello del ministero della Cultura, però con una sua autonomia. Serve ripartire dall’anno zero del cinema italiano, con un occhio ai bassi costi».
alessandro giuli - cerimonia david di donatello
E Giorgia Meloni l’ha sentita?
«Mi ha scritto, dispiaciuta che il governo fosse stato attaccato. Non da parte mia, io non sono mai aggressivo. Oltretutto ho grande stima per lei. Il mondo del centrodestra è in buona fede, crede davvero che il cinema sia solo di sinistra. Ma è una favola, sono ormai divisioni senza senso. Non è più così, lo è stato. Io la mia non appartenenza l’ho pagata cara».
In che senso?
«Non sono di destra, piuttosto un liberal. Ma in un Paese che si definisce democratico e non lo è, se non sei di destra o di sinistra sei inesistente, non conti niente. Quei tanti italiani che non votano, lo fanno perché non si riconoscono completamente né di qua né di là. Per questo sarebbe importante creare un tavolo comune per un’Agenzia bipartisan per il cinema».
Elio Germano e Geppi Cucciari hanno preso di mira il ministro Giuli, che ha replicato a modo suo. Poi un centinaio di artisti gli hanno scritto una lettera aperta, si sentono sotto attacco.
«Giuli di cinema ne sa poco e niente, non è giusto, per questo lo hanno preso in giro.
(...)
Lei è un virtuoso
«Io produco da sempre a bassissimo costo. Un bel film non dipende dal budget. Sono felice del successo di Vermigli , così si fa. I grandi capolavori del cinema neorealista costavano pochissimo.
L’Italia ha nel suo dna la capacità di raccontare con poco.
Suggerirò a Giorgetti di premiare chi fa dei film a costi contenuti. Se un regista da solo si porta via 50, 60 milioni del budget, per colpa sua ci saranno altri venti che non lavorano».
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