
JOHN E YOKO IN FUGA DAI BEATLES – IL DOCUMENTARIO “ONE TO ONE”, AL CINEMA DAL 15 AL 21 MAGGIO, RACCONTA GLI ANNI NEWYORKESI DI JOHN LENNON E YOKO ONO, DOPO LA FINE DELLA BAND DI LIVERPOOL – IL REGISTA KEVIN MACDONALD: “ATTRAVERSO L’ASCOLTO DI TELEFONATE CHE LENNON INIZIÒ A REGISTRARE, PERCHÉ AVEVA PAURA DI ESSERE SPIATO DALL’FBI, EMERGE L’ATTIVISMO DELLA COPPIA, COINVOLTA CON PERSONAGGI COME L’ANARCHICO JERRY RUBIN O IL POETA ALLEN GINSBERG” – ''LA COPPIA SI ERA TRASFERITA NEGLI USA ANCHE PER CERCARE KYOKO, LA FIGLIA CHE YOKO AVEVA AVUTO DAL PRECEDENTE MATRIMONIO ED ERA STATA RAPITA DAL SUO EX MARITO" - VIDEO
Estratto dell’articolo di Marco Consoli per “il venerdì di Repubblica”
Dopo aver suonato l’ultima volta dal vivo coi Beatles il 30 gennaio 1969, sul tetto dell’edificio degli uffici londinesi di Apple Corps, e aver lasciato la band il 20 settembre, John Lennon avrebbe fatto due soli veri concerti completi prima di morire assassinato l’8 dicembre 1980 a New York: uno nel pomeriggio e uno di sera, il 30 agosto 1972 al Madison Square Garden. [...]
A quella giornata e alla vita dei coniugi dopo il trasferimento dal Regno Unito in America del 1971 è dedicato il documentario One to One: John & Yoko, al cinema dal 15 al 21 maggio, dopo la prima alla Mostra di Venezia.
«Universal Music mi ha chiesto se volevo fare un film partendo dalle immagini poco viste di questo evento», spiega il regista Kevin Macdonald, premio Oscar per il documentario Un giorno a settembre. «Le immagini in 16 millimetri erano interessanti, anche se a tratti sembrava che chi le aveva girate fosse stordito dalle canne, perché a volte inquadravano la schiena degli spettatori. Il suono poi era un disastro, ma una volta usata l’intelligenza artificiale per ripulire la voce e gli strumenti dal rumore della folla, il risultato si è rivelato eccellente, e da fan di John non potevo rifiutarmi».
A quel punto Macdonald si è chiesto che tipo di documentario potesse girare: «Ho sentito una trasmissione radiofonica in cui John diceva che, dopo essersi trasferiti in un appartamentino nel West Village, per 18 mesi lui e Yoko passarono le giornate a guardare la tv. E ho pensato di raccontare quel periodo partendo proprio dalle immagini della tv dell’epoca: le riprese dal Vietnam, i comizi di Nixon, quelli del senatore razzista George Wallace, ma anche l’intrattenimento, le pubblicità e così via».
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Un luogo che Macdonald ha voluto ricreare fedelmente nel documentario con l’aiuto di sua moglie Tatiana, arredatrice, «per immergere gli spettatori in quell’atmosfera». Il regista non si aspettava però, scartabellando negli archivi del Lennon Estate col benestare del figlio Sean, di imbattersi in dettagli sconosciuti della loro biografia: «Non sapevo che la coppia si era trasferita negli Usa anche per cercare Kyoko, la figlia che Yoko aveva avuto dal precedente matrimonio ed era stata rapita dal suo ex marito».
Dal film emerge, attraverso l’ascolto di telefonate «che John iniziò a registrare perché aveva paura di essere spiato dall’Fbi», l’attivismo della coppia, coinvolta con personaggi come l’anarchico Jerry Rubin o il poeta e contestatore John Sinclair, oltre ad Allen Ginsberg e altri.
«Mi ha fatto ridere la chiamata in cui Lennon si dice entusiasta alla richiesta di incontrare l’Associazione Nazionale Irlandese per la Libertà. Voleva usare la propria celebrità a fin di bene, e come dice lui “scuotere i giovani dall’apatia”, ma nel film credo si veda come il suo sia il classico viaggio di chi passa da una posizione naif in cui dice “viva la rivoluzione” a una più matura in cui si rende conto di non poter cambiare il mondo e si accontenta di cambiare il destino di quei bambini disabili».
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Certamente un pregio di One to One è l’emergere al fianco di Lennon della figura troppo a lungo negletta di Yoko Ono, che in una telefonata si lamenta come gli ex Beatles non parlassero mai di lei mentre lei li elogiava: «Credo ci fosse nei suoi confronti del razzismo da parte della stampa, che la detestava perché era una donna indipendente, un’artista, e non voleva stare al gioco. E questa immagine penso la tormenti ancora», dice Macdonald.
«La gente dice ancora oggi che non sapeva cantare ma se la si ascolta intonare insieme a John in quell’appartamento The Luck of the Irish e poi si sente la performance al concerto One to One in cui sfogava l’angoscia per la figlia rapita in una serie di strilli, ci si rende conto di quanto fosse capace di passare dal bel canto educato e aggraziato a una sorta di performance proto-punk». [...]