
“L’ITALIA NON MI HA DATO ALCUNA GARANZIA” - L’INTELLETTUALE FRANCO-ALGERINO, KAMEL DAOUD, NON SARÀ ALLA MILANESIANA PER PAURA DI ESSERE ARRESTATO – LA NOTIZIA DI UN MANDATO D’ARRESTO EMESSO DALL’ALGERIA NEI CONFRONTI DI DAOUD (CHE VIVE A PARIGI) E REGISTRATO NEI TERMINALI DELLA POLIZIA ITALIANA NON È STATA SMENTITA. DAL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA: “FINO A QUANDO DAOUD NON SARÀ SUL TERRITORIO ITALIANO, IL PROBLEMA NON SI PONE” – LA QUESTIONE SEMBRA RIGUARDARE POCO LA LETTERATURA E MOLTO IL CONTESTO GEOPOLITICO: DA UNA PARTE LA NUOVA OSTILITÀ TRA ALGERI E PARIGI ATTORNO AL SAHARA OCCIDENTALE; DALL’ALTRA LE OTTIME RELAZIONI TRA IL PAESE ARABO E L’ITALIA, IN PARTICOLARE IN CAMPO ENERGETICO...
Alessandra Coppola per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Nessuna garanzia dall’Italia»: l’intellettuale franco-algerino Kamel Daoud annulla (per il momento) il suo viaggio. Non sarà alla Milanesiana, non presenterà dunque la traduzione del suo libro — premio Goncourt — «Urì», in uscita il 17 giugno per La Nave di Teseo.
In effetti, la notizia data dal Corriere di un mandato d’arresto emesso dall’Algeria a suo nome e registrato nei terminali della polizia italiana non è stata smentita; e l’appello della sua editrice Elisabetta Sgarbi — «il governo gli garantisca l’esercizio del diritto di espressione e non permetta che questioni “politiche” interferiscano con la letteratura» — non ha avuto risposta. Si è aggiunto ieri anche il presidente dell’Associazione italiana editori, Innocenzo Cipolletta: «Ogni scrittore e scrittrice deve avere garantita la libertà di scrivere senza dover temere incarcerazioni o processi arbitrari. Kamel Daoud deve poter parlare dei propri libri ed esprimere le proprie idee senza che questo metta a rischio la sua libertà personale».
Ma Palazzo Chigi non commenta, e non ci sono indicazioni che la questione sia stata sollevata a margine dell’incontro tra la premier Meloni e il presidente Macron martedì a Roma, benché Daoud sia anche cittadino francese e viva a Parigi. Il caso però è stato ripreso con rilievo dai media d’Oltralpe.
Dal ministero di Giustizia spiegano che per quanto di loro competenza, quindi da un punto di vista tecnico, «fino a quando Daoud non sarà sul territorio italiano, il problema non si pone».
E se anche dovesse porsi, improbabile che venga concessa l’estradizione verso l’Algeria, per quanto fiorenti siano i rapporti bilaterali. La Convenzione di estradizione firmata appena nel 2023 tra i due Paesi — all’articolo 3 punto g — specifica che la consegna è rifiutata «se esistano serie ragioni per ritenere che l’azione penale o la condanna della persona richiesta sia fondata su considerazioni relative alla razza, alla lingua, alla religione, al sesso, alla nazionalità, all’appartenenza politica e alle condizioni personali o sociali».
emmanuel macron giorgia meloni foto lapresse 8
È il caso di Kamel Daoud, accusato in Algeria di aver violato la Carta sulla riconciliazione nazionale e in particolare il divieto di parlare della guerra civile proprio con questo libro «Urì», come le vergini del paradiso; protagonista Alba, una giovane donna sopravvissuta al decennio nero, la gola tranciata.
«Non credevo di aver scritto un romanzo politico — ha detto Daoud in una lunga intervista alla Lettura in edicola domenica — bensì un inno alla vita. Sono consapevole di aver rotto un tabù, ma non mi aspettavo una reazione così violenta».
Che sembra riguardare poco il testo letterario e molto il contesto geopolitico: da una parte la nuova ostilità tra Algeri e Parigi attorno al Sahara Occidentale; dall’altra le ottime relazioni tra il Paese arabo e l’Italia, in particolare in campo energetico.