
“LE ULTIME PAROLE DI MIO PADRE SONO STATE: ‘VAFFANCULO, VOGLIO ANDARE A CASA’” – BONO VOX, IL LEADER DEGLI U2, SI RACCONTA NEL DOCUMENTARIO-ONE MAN SHOW “BONO: STORIES OF SURRENDER”: “TRUMP E PUTIN SONO MOSTRO A DUE TESTE. IL PRESIDENTE AMERICANO È UN NERONE CHE NON SI LIMITA A SUONARE LA LIRA MENTRE ROMA BRUCIA, MA HA UN’ORCHESTRA INTERA DISPOSIZIONE, FATTA DI DAZI E MISSILI” – “PAPA FRANCESCO? UN GENIO DEL GESTO, DI UN’UMILTÀ DISARMANTE, E DELLO HUMOUR…” - VIDEO
Estratto dell’articolo di Andrea Laffranchi per www.corriere.it
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«Vide ‘o mare quant’è bello...». Prima ancora che Bono faccia la sua apparizione video, si sente la sua voce. «Torna a Surriento» è la canzone con cui chiuse la data al San Carlo di Napoli del tour per promuovere l’autobiografia «Surrender» nel 2023. «Non criticare il mio napoletano... è una lingua difficile da padroneggiare», sorride.
Ora quel one man show è diventato un documentario. «Bono: Stories of Surrender», diretto da Andrew Dominik, sarà presentato al Festival di Cannes il 16 maggio e debutterà il 30 su Apple TV+. […] Un bianco e nero drammatico, per raccontare la sua vita: l’adolescenza con la mamma persa troppo presto, la band nata nella cucina di casa dell’amico, il successo mondiale con gli U2, l’attivismo.
Su tutto si proietta l’ombra del padre, quello che lo prendeva in giro perché «sei un baritono che si crede un tenore», quello di quei pochi dialoghi (con Bono che impersona entrambi i ruoli) nella Sorrento Lounge del Finnegan’s di Dublino, il pub sede delle uscite della famiglia Hewson.
Che differenza c’è fra mettere la sua vita in una canzone, in un libro o in rappresentazione a teatro?
«Sono tre mezzi che hanno richiesto tre approcci diversi. Per il film pensavo che sarebbe bastato portare le telecamere a teatro. E invece è un altro mezzo diverso. “Smetti di recitare, entra dentro alle cose” mi diceva Dominik. Ho dovuto rifare 5 volte la scena dell’addio a mio padre e lui: “non sei credibile”. Ogni serata è stata una prova. Le ultime parole di mio padre sono state: “vaffanculo, voglio andare a casa”. Non dovevo sbagliare l’intenzione di quel vaffa.
Sono dovuto entrare in quelle cose ed è stato sconvolgente. È stato come entrare nella sala degli specchi per scoprire chi sei veramente e rendersi conto di avere così tante facce che non sei più sicuro di quale sia quella vera... Non credo di aver capito me stesso nel presente o in quale direzione stia andando, ma ho capito meglio da dove venivo».
C’è tanto (e anche una spassosa imitazione) di Pavarotti. Il San Carlo è un tempio della lirica. Nel docu si ride, si piange, c’è dolore, c’è l’epica del rock… La vita è un’opera?
«Non conosco nessuna famiglia che non sia come un’opera. È stato audace portare la mia voce in un terreno così sacro come il San Carlo. Ho fatto come i cantanti lirici: nessun incontro prima o dopo lo spettacolo, una vita di silenzio. L’opera non è una scienza, è un’arte. Quando Pavarotti faceva un do di petto era perché doveva comunicare un momento in cui l’anima vuole sfuggire al corpo. Il motivo per cui è il più grande cantante della storia è il suo dono di comunicare emozioni che non hanno parole».
[…] Che ricordo ha di Pavarotti? Ci sarà a Verona per la festa dei suoi 90 anni?
«Saremo altrove con la band e cercherò di trovare un altro modo per partecipare... Credo di aver cercato inconsciamente di conoscere mio padre, che era un tenore, attraverso Luciano. Ho tanti ricordi... Una volta al Pavarotti and friends facemmo una versione dell’Ave Maria, che io melodicamente ho rovinato, con un testo nuovo su guerra e povertà che avevo scritto perché era appena scoppiato il conflitto in Iraq. Ero lì con lui, conoscevo i suoi valori, apparteneva a una generazione che ricordava la guerra. L’Italia capisce l’orrore della guerra e della divisione, ma oggi vedo l’incapacità del calcolo politico di rispondere a molte delle nostre esigenze».
Come vede il pianeta?
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«In fiamme. E qualcuno tira sassi ai vigili del fuoco e riempie le loro manichette di benzina...».
Trump è un elemento di divisione...
«L’imperatore... Con lui e Putin siamo di fronte a un mostro a due teste. Lui è un Nerone che non si limita a suonare la lira mentre Roma brucia, ma ha un’orchestra intera disposizione, fatta di dazi e missili. Non condivido la politica del vostro presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma mi conforta sapere che abbia colto quanto l’Europa sia l’unica possibilità di resistere a questo mostro bicefalo. Abbiamo più che mai bisogno dell’Europa. L’America è il melting pot. L’Europa è un mosaico meraviglioso in cui ognuno può mantenere la propria identità nazionale.
Siamo 450 milioni di persone e abbiamo buoni valori e abbiamo anche un valore economico: non mi metterei a litigare contro un’Europa unita. Da tempo dico che l’Europa è un pensiero che deve diventare un sentimento: abbiamo bisogno di meno burocrazia e dobbiamo ascoltare quello che Mario Draghi dice sull’innovazione. L’Italia ha pagato un prezzo troppo alto per alcuni dei problemi che affliggono l’Europa, sui migranti ad esempio, ma abbiamo anche bisogno di tante nuove intelligenze che vengano in Europa e dobbiamo essere aperti. Le nostre differenze ci arricchiscono».
Lei ha incontrato più volte papa Francesco...
«Un genio del gesto, di un’umiltà disarmante, e dello humour. Un genio della Grazia… L’amore inteso come verbo e non sostantivo, l’amore per chi ne aveva bisogno... L’ho incontrato più volte e ho avuto con lui una fitta corrispondenza. Mi ha fatto capire l’idea dell’infinito dentro ognuno e dentro ogni cosa e sono diventato più francescano. Per alcuni sarà eretico, ma trovo giusta l’idea che il DNA di Dio sia anche nel mondo naturale.
Il Laudato si' in fondo ci parla anche di clima: il prossimo passo nell’evoluzione della nostra coscienza è quello di comprendere la divinità, non solo negli altri e nei nemici, ma nel mondo naturale. Quando era malato, gli mandai il disegno di una pinta di Guinness con la scritta “sláinte”, in gaelico “salute”. Lo feci sorridere».
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bono vox a napoli
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bono vox al teatro san carlo di napoli.
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