
“IO E FRANCESCA FAGNANI SIAMO UNA COPPIA IN SANA CONCORRENZA. GUARDO 'BELVE' E NON LE DO ALCUN CONSIGLIO. È BENE CHE OGNUNO FACCIA IL SUO, SENZA INTERFERENZE” - ENRICO MENTANA SI RACCONTA: “A 25 ANNI ERO GIÀ AL TG1. A 37 ANNI, NEL 1992, HO FONDATO IL TG5. HO UN DEBITO CONTINUO CON LA FORTUNA- BERLUSCONI? NON L’HO MAI VOTATO MA RICORDO BENE CHE NELLE PRIME SETTIMANE AL TG5 TUTTI DICEVANO: “MA PERCHÉ DOBBIAMO ANDARE CONTRO IL TG1 CHE ANDIAMO A SCHIANTARCI?”. LUI ERA L’UNICO A DIRE CHE LE SFIDE SI AFFRONTANO DI PETTO E BISOGNA MIRARE IN ALTO. E AVEVA RAGIONE” – "IL TGLA7? FORSE L’HO TROPPO PERSONALIZZATO. LE MARATONE? C’È GENTE CHE FA UNA COSA PIÙ PESANTE DI ME: VEDERLE" – GLI SPARI DELLE BR A EMILIO ROSSI. E SULL’INTER: “NON È SEMPRE TUTTO CAVIALE…”
Maria Volpe per corriere.it/sette - Estratti
ENRICO MENTANA E FRANCESCA FAGNANI AL QUIRINALE
Oggi se pensi a un ventenne, pensi ai social, ai rapper, alle serie tv e molto altro naturalmente. Enrico Mentana, oggi direttore del Tg di La7, a 25 anni, entrava al Tg1. Si capiscono molte cose.
Direttore, nell’80 è stato assunto in Rai. Che cosa le resta di quegli anni?
«Intanto è un’esperienza che si lega ai 20 anni, ha quel sapore lì. Io figlio di un giornalista realizzavo un sogno. Sono entrato al Tg1 e ho cominciato a lavorare con persone che di solito vedevo dentro la tv, come Emilio Fede e Massimo Valentini conduttore per eccellenza del Tg1. E io giovanissimo mi trovavo a lavorare con lui. Non esisteva il computer. Il primo fax lo vidi otto anni dopo nell’88».
Che faceva allora al Tg1?
«L’ultima ruota del carro degli esteri».
Un mondo preistorico
francesca fagnani enrico mentana
«Sì, un mondo completamente diverso dal punto di vista umano, tecnologico e giornalistico. Sono felice però di aver trascorso del tempo con i “grandi” del giornalismo, non solo per età ma per prestigio. Per dare un’idea: il colloquio me lo fece Emilio Rossi, primo direttore del Tg1, gambizzato dalle Brigate Rosse. Lui andava al lavoro in autobus, e lo aspettarono al capolinea, all’imbocco di via Teulada: lì lo raggiunsero e lo colpirono.. Questo era Emilio Rossi che peraltro non è mai apparso in tv. Il contrario di me…»
Sempre giovane, ma un filo più “maturo”, a 37 anni, nel 1992 fonda il Tg5. Bravura tanta, ma si trova spesso nel posto giusto al momento giusto
«Ho un debito continuo con la fortuna, è vero»
Però, resta il fatto che – con Lamberto Sposini, Clemente J. Mimun, Emilio Carelli, Cesara Buonamici e Cristina Parodi – ha realizzato oggettivamente un’impresa: superare gli ascolti del Tg1, la colonna dell’informazione
«I record sono fatti per essere battuti. Ma la questione si lega a Berlusconi: lui aveva una grande ambizione da imprenditore e puntava a una concorrenza sistematica e forte nei confronti della Rai. Io non ho mai votato Berlusconi, ma ricordo bene che in quelle settimane tutti dicevano: “Ma perché dobbiamo andare contro il Tg1 che andiamo a schiantarci?”. Lui era l’unico a dire che le sfide si affrontano di petto e bisogna mirare in alto. E aveva ragione».
Con quali carte avete battuto la Rai
“Non avevamo i mezzi della Rai, ma libertà assoluta sì. Io ho scelto tutti i giornalisti che volevo. E avevo chiare le cose da non fare: servizi ossequiosi verso le aziende statali, seguire i convegni delle correnti di partito”.
Un legame forte con quella squadra del Tg5 ?
“Sì certo, ma io non sono da serate tutti insieme dove ci si rivede. Quei periodi, nei quali si sta insieme 24 ore su 24, quando finiscono non sono ripetibili. Io ho ottimi rapporti con tutti i giornalisti con i quali ho lavorato, ma non amo troppo frequentare i giornalisti nel tempo libero. Mi sembrerebbe un Truman Show”
Una cosa è certa: lei continua a vivere di grande passione giornalistica, da 45 anni
«E’ tutta questione solo di passione. Vedo alle volte giovani che vogliono fare i giornalisti in modo un po’ avaro. Questo mestiere ha senso se ti svegli la mattina e hai voglia di capire cosa è successo e non quanto devi lavorare. Però ad alimentare la nostra passione un tempo c’era il fatto che noi sapevamo le cose prima degli altri, avevamo quel brivido del vantaggio. Oggi con i social spesso siamo gli ultimi a sapere le cose, e molta gente viaggia molto più di noi giornalisti».
Ripercorrendo i tanti speciali che ha realizzato in tv, compaiono Silvio Berlusconi, Maurizio Costanzo, Mike Bongiorno, Corrado. Nostalgico?
enrico mentana giorgia meloni - tgla7
«No non sono nostalgico. Purtroppo vedo un campo santo, sono morti tutti. Ma quel mondo dice tanto alla mia generazione, non ai giovani. La mia generazione e quella dopo sono le ultime generaliste. Poi è cominciata la tv à la carte. E questo non è unificante»
(...)
Dopo l’addio un po’ burrascoso a Mediaset è seguito un periodo più defilato. Hai mai avuto paura di restare fuori dal giornalismo?
«Assolutamente no. Qualcuno diceva “Mentana è finito” ma non mi sono curato. Dopo 30 anni di corsa ho pensato che se uno si ferma a riflettere un po’, non fa danno. Avevo 54 anni. Se ti lasci male con Mediaset, mentre il Presidente del Consiglio è Berlusconi, sai che non avrai le porte aperte. Ma qualcosa si trova sempre, non credo mai ai complotti»
Ed in effetti il 30 giugno 2010, a 55 anni, lei diventa direttore del TgLa7.
«La vera sfida era farlo diventare competitivo. Forse l’ho troppo personalizzato».
Delle sue maratone si è parlato tanto
«C’è gente che fa una cosa più pesante di me: vedere le maratone»
La più pesante per lei?
«Le ultime europee, quasi 22 ore. Alla fine avevo la sensazione di non essere nel mio studio, non capivo neanche più dov’ero di preciso”.
Era fan di Papa Francesco?
«No, non mi appassionano le persone, ma i fenomeni. Le dinamiche non le fanno i singoli, ma le epoche. Non credo esistano gli uomini del destino»
(...)
Quando è nata la sua passione per i cavalier king?
«Quando è arrivata Nina per allietare la casa nella pandemia. Poi è seguita Bice. Quando ti guardano con quegli occhioni quando esci di casa o non esci o te li porti dietro. Infine è arrivato Blu, il terzo. Maschio dopo due femmine».
Francesca (Fagnani, la sua compagna, ndr) ha voluto il maschio
«Sì. Le due femmine hanno patrizzato. Francesca voleva il maschio che sta molto con lei».
Ma è lei che se li porta al Tg
«Io me li posso portare al lavoro. Un favoritismo scandaloso»
Un papà amorevole
«Beh ho anche cresciuto quattro figli».
(...)
Guarda Belve di Francesca Fagnani? E’ severo nel giudizio?
«Lo guardo sì, e no non potrei mai essere severo. E’ una formula molto riuscita e lei si impegna tanto»
Nessun consiglio. Tipo: cambierei questo?
«Assolutamente no. Grande rispetto per la mia compagna. Lei ha sicuramente più di me la sintonia con un pubblico molto ampio che è diverso dal mio. E poi quando si vive in una coppia sanamente concorrenziale è bene che ognuno faccia il suo, senza interferenze».
Questa intervista esce venerdì 30 maggio. Il giorno dopo, sabato 31 maggio c’è la finale di Champions League Inter-Barcellona. Cosa dice il super tifoso? Va a Monaco?
«Sì vado. Essere tifosi di una squadra, non solo della mia, vuol dire vivere tante emozioni. Ciò che contraddistingue i veri tifosi non è vincere sempre, ma essere vicini sempre. Pensiamo a quante squadre non vincono per anni e anni».
Lei è molto razionale, ma la ragione va poco d’accordo con la passione calcistica
«Ho passione sì, poi vada come vada. Dico sempre ai miei figli: pensate ai tifosi di chi non vince mai. Non è sempre tutto caviale».
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