
CORDE VOCALI STRAPPATE ALL’AGRICOLTURA – FILIPPO NEVIANI IN ARTE NEK SI CONFESSA: “SONO UN CONTADINO MANCATO. MI FERII CON UNA MOTOSEGA E STING POI MI FECE LA PREDICA: SEI PAZZO! LE DEVI CURARE BENE LE TUE MANI, NON DEVI LAVORARE IN CAMPAGNA, È TROPPO PERICOLOSO” – E POI L’ENFASI PER GLI OCCHI DI GHIACCIO (“PER UN PO’ MI HA PESATO”), L'AMICIZIA INTERROTTA CON LAURA PAUSINI, SANREMO ’93 E LA CANZONE ACCUSATA DI ESSERE CONTRO L’ABORTO: "VINCENZO MOLLICA MI FU VICINO E MI DISSE…” – VIDEO
Sandra Cesarale per il "Corriere della Sera" - Estratti
Meglio un trattore o una Ferrari?
«Un trattore. È la mia passione, senza dubbio.Mi dà soddisfazione. Il mio passatempo preferito è guidarlo».
Se n’è anche regalato uno con i primi soldi guadagnati.
«Sì, insieme alla casa a Sassuolo dove vivo ancora adesso con moglie e figlie. E due Jeep: una per mio padre e una per mio suocero».
È un contadino mancato?
«Un po’ sì. Sono cresciuto in campagna, nella casa dei nonni, dove mamma e papà portavano me e mio fratello a passare le estati. Mi piace sudare, faticare, raggiungere il risultato con sacrificio».
Il suo amico Francesco Renga dice che quando va a trovarlo a Brescia gli porta le salse del suo orto.
«L’anno scorso, abbiamo suonato in provincia di Modena e Francesco è stato mio ospite per tre giorni: ha mangiato i frutti e le zucchine che coltivo io, ha bevuto il mio vino e abbiamo cucinato la pasta col pomodoro. Anzi, gli dovrò portare un po’ di conserva fatta in casa».
(...)
Nek — Filippo Neviani, 53 anni, 33 di carriera e dieci milioni di album venduti — festeggia i traguardi raggiunti con un tour in Italia da luglio e ristampe degli album in vinile cristallo.
Nonostante il successo ha scelto di rimanere a Sassuolo.
«Qui ho gli amici, le colline, la piccola realtà di paese che mi protegge e mi coccola. E io ho bisogno di cose normali nella straordinarietà della mia vita».
Ha iniziato a suonare da bambino.
«Percuotevo una specie di batteria ricevuta in dono. Però è la chitarra il mio primo amore».
Regalata anche quella?
«L’ostetrica che fece nascere me e mio fratello non sapeva che farsene e la diede a mamma. Era appoggiata in un angolo della casa. Io toccavo le corde in continuazione, tant’è che zia mi spinse ad andare a lezione. Con lo studio ho capito che la musica era un’esigenza, una passione».
bianca guaccero nek dalla strada al palco
Il basso, invece, ha imparato a suonarlo ascoltando i dischi dei Police. Quando è diventato grande ha chiesto qualche consiglio a Sting?
«Più di uno, poi abbiamo in comune la passione per la terra, l’agricoltura. Però mi ha sgridato».
Perché?
«Mi sono fatto male alla mano usando una motosega. L’ho incontrato un paio di anni dopo l’incidente, gliel’ho raccontato. E lui: sei pazzo!Le devi curare bene le tue mani, non devi lavorare in campagna è troppo pericoloso».
Si sarà sentito in colpa.
«Un po’. Ma gli risposi: “Se affido i lavori a qualcun altro come mi diverto?”. Però lo so che ha ragione».
bianca guaccero nek dalla strada al palco
L’incidente alla mano l’ha segnata.
«Potrebbe essere una delle cose da dimenticare della mia vita perché ha creato una sofferenza pesante, non avevo idea se sarei riuscito a tornare a suonare o comunque a tirar fuori di nuovo la verve. Ho rischiato di perdermi d’animo».
Non lo ha fatto, e per i suoi 50 anni ha scritto un libro con la prefazione di Gianni Morandi.
«L’ho chiesta a lui perché si era ustionato le mani mentre lavorava in campagna. Capiva bene come mi sentivo. Ci conosciamo da tanti anni ed è una delle persone che ammiro di più, non soltanto perché è un artista completo: recita, canta, presenta. Gianni è sempre una persona amabile, disponibile, è proprio un emiliano-romagnolo che davanti a un tavolo imbandito ti dice: vieni qua che c’è posto anche per te».
Nel 2022 avete cantato insieme a Jovanotti al suo Beach Party.
« Si può dare di più , dovevamo riproporre il trio con Ruggeri e Tozzi. Gianni, poverino, quel giorno non aveva voce, però non si sottrasse. Mi disse: può succedere a tutti, bisogna andare sul palco sereni, la gente deve accettare che tu sei un essere umano prima di tutto. Non ha soltanto talento ma sa stare in mezzo agli altri e li fa sentire bene. Voglio essere così anch’io».
Nel ’93, al suo primo Sanremo fu investito dalle polemiche per In te , accusata di essere contro l’aborto.
«Raccontavo una storia realmente accaduta con un testo diretto e fui attaccato. Avevo ventun anni, fu complicato. Ma non rientra fra gli episodi da dimenticare: è stata una scuola che è mi servita. Pensavo il pubblico mi avrebbe condannato come i giornalisti in sala stampa, invece scoprii che alle persone la canzone piaceva».
Qualcuno l’aiutò?
«Soltanto Vincenzo Mollica. Mi disse: “Non ti curar di loro, vai avanti Filippo”».
Su quello stesso palco c’era Laura Pausini.
«Ci siamo conosciuti dietro le quinte del Festival, mi colpì perché aveva un accento romagnolo marcato. Ed era emozionatissima, pettinava e cotonava i capelli in continuazione».
A un certo punto l’amicizia si è interrotta.
francesco renga e nek quarta serata sanremo 2024
«Ci siamo frequentati molto nei primi 2000, quando condividevamo team di lavoro, casa discografica, live agency. Sono stati anni belli che ricordo con grande affetto. Poi gli impegni, i viaggi, le scelte professionali, quelle personali, la vita ci ha messo su altre strade, come succede spesso quando si è giovani (anche ai cantanti!) e si vive, come noi facevamo, ad altissima velocità.Laura è un’icona, un orgoglio per il nostro Paese, e io continuo a fare il tifo per lei, sempre».
Nel 1991 l’incontro con Max Pezzali.
«A Castrocaro ho visto nascere gli 883. Eravamo ragazzini della provincia e ci siamo ritrovati davanti alle telecamere di Rai1, con Gigi Sabani presentatore. Dalle cantine dove suonavamo, salivamo su un palco che offriva l’ingresso a Sanremo. Si iniziava a fare sul serio, ci infondevamo coraggio, temevamo di non essere all’altezza».
La prima volta che... ha ascoltato una sua canzone in radio.
«Ero con mio fratello in auto e gli chiesi di fermarsi perché su Radio Bruno, all’epoca una piccola emittente emiliana, passavano Amami , l’unico singolo del mio primo album. Avevo il cuore a 1.000. Però lo faccio ancora».
Cosa?
«Quando mettono un mio pezzo blocco tutto e ascolto con attenzione: sono curioso di sentire come arriva il suono, cosa dice lo speaker... fa sempre un certo effetto».
... che ha suonato in uno stadio.
«A Santo Domingo. Dopo Laura non c’è il successo è stato più forte in Sudamerica che in Italia. L’ospite del live, Ricardo Arjona, cantò la mia hit in versione salsa e arrivò sul palco paracadutato dall’alto. Ovviamente c’era uno stuntman al posto suo, ma l’effetto speciale funzionò e fu un grande spettacolo. Il pubblico sventolava la bandiera di Santo Domingo e quella italiana cantando Laura no està ».
... che ha avvertito la svolta.
«A Sanremo ’97. Di solito nelle hall degli alberghi c’è sempre gente che chiede autografi a un cantante piuttosto che a un altro. Il giorno dopo la mia esibizione ci fu una specie di invasione e vennero tutti da me».
A Sanremo nel 2015 ha vinto la serata cover con «Se telefonando». Mina le ha mai detto niente?
«Non si è fatta viva. Ma a Ennio Morricone, autore della musica, la mia versione è piaciuta.
Me lo ha detto il mio produttore Luca Chiaravalli, al quale lo ha confidato il figlio di Morricone».
(…)
L’amareggiava quando enfatizzavano i suoi occhi di ghiaccio?
«Per un po’ mi ha pesato, volevo che si desse più importanza alle mie doti musicali. Oggi mi dico: “Vabbè Filippo ma di che ti lamenti?”».
(...)
francesco renga nek sangiovanni terza serata sanremo 2024
Nostalgico?
«Mi mancano le persone che non ci sono più, come mio padre. Però mi piace ripercorrere i momenti belli del passato, senza tristezza». Da ragazzo cantava nel coro della chiesa.
Passa mai lì davanti?
«Certo! Ricordo che convincemmo il parroco, piuttosto preoccupato, a fare una messa rock con le canzoni dei Gen Rosso, uno dei primi gruppi di christian music. Un upgrade rispetto a: “Tu sei la mia vita, altro io non ho” cantato dalle vedove e dalle signore di una certa età».
E dell’Istituto commerciale che frequentava che ricordi ha?
«Bellissimi: in tutta la scuola soltanto quindici maschi, per il resto ragazze. Lo ammetto: lì gli occhi di ghiaccio mi sono serviti».
renga e nek in maurizio miri
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nek e andrea delogu
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francesco renga e nek seconda serata sanremo 2024
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