
"REPUBBLICA" NEL CAOS! A NEMMENO 7 MESI DALLA NOMINA DEL NUOVO DIRETTORE MARIO ORFEO, IL COMITATO DI REDAZIONE SI È DIMESSO. A FAR ESPLODERE LA LITE CON LA DIREZIONE È STATA UNA MOZIONE SU GAZA. I VERTICI DEL QUOTIDIANO HANNO PROVATO A RIAPRIRE UN'ASSEMBLEA GIÀ CHIUSA E A CONDIZIONARE IL VOTO SUL DOCUMENTO - IL COMITATO DI REDAZIONE DENUNCIA “COMPORTAMENTI ANTI-SINDACALI CHE CREANO UN PERICOLOSO PRECEDENTE” - IL PRIMO COMPONENTE A LASCIARE IL CDR È STATO MATTEO PUCCIARELLI - IL PRECEDENTE DELLO SCONTRO CON L'EX DIRETTORE MOLINARI SEMPRE SU GAZA (ALLORA E' UN VIZIO...)
Alberto Marzocchi per ilfattoquotidiano.it - Estratti
Nuovo caos a la Repubblica. A nemmeno sette mesi dalla nomina del nuovo direttore Mario Orfeo, il comitato di redazione si è dimesso. A far esplodere la lite tra i rappresentanti dei giornalisti e delle giornaliste e la direzione è stata la mozione su Gaza, approvata ieri sera in circostanze che definire insolite è poco.
A fine serata uno dei componenti del cdr ha annunciato di lasciare, parlando di “fatti gravissimi” che hanno minato “i processi di partecipazione sacri e inviolabili”. Stamattina, poi, l’annuncio di tutto il cdr, che ha denunciato “comportamenti anti-sindacali che creano un pericoloso precedente“.
Questa la storia: il cdr prepara una mozione su Gaza, con la quale il giornale si rivolge al governo, al presidente della Repubblica e all’associazionismo per “la pace e la giustizia in Medioriente”. Viene aperta l’assemblea coi giornalisti, la mozione viene letta, discussa ed emendata. Per esempio, perché risulti più unitaria ed equilibrata (secondo alcuni proponenti), vengono aggiunti alcuni passaggi, come la condanna “al crescente antisemitismo“, il riferimento ad Hamas e agli ostaggi israeliani.
Poco prima delle 18 inizia la votazione del documento ma dai piani alti del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari si muove un vicedirettore – ma probabilmente un altro è stato coinvolto – che si rivolge ai capi di due settori del giornale per coinvolgere il maggior numero di giornalisti. L’obiettivo? Fermare il voto in corso (i due settori hanno inviato una seconda votazione) e, soprattutto, far riaprire l’assemblea. La richiesta arriva al cdr, che giustamente oppone.
Il primo componente a lasciare il cdr dopo la giornata convulsa è stato Matteo Pucciarelli. “È stata messa in discussione l’esistenza stessa di un sindacato all’interno di questo giornale – ha scritto – dopo che il testo è stato emendato con la massima disponibilità in alcuni punti su richiesta dei colleghi, si è riaperto il dibattito nei corridoi romani e nelle chat dei delegati sindacali.
mario orfeo foto mezzelani gmt060
Un dibattito riaperto in separata sede in primis da pezzi di direzione e da alcuni capiredattori. La richiesta era di riconvocare un’assemblea regolarmente conclusa e con una votazione in corso per cambiare ulteriormente il testo. Penso che i processi di partecipazione siano sacri, inviolabili: l’assemblea è il luogo sovrano dove tutte e tutti sono invitati (non obbligati) a partecipare. Oggi ho scoperto che non è più così. C’è chi preferisce sovvertire il processo, facendo leva sul proprio ruolo. Lo trovo irrispettoso verso chi alle assemblee partecipa, verso chi nelle assemblee si espone esprimendo liberamente il proprio parere, verso i membri del Comitato di redazione”.
Stamattina è arrivata la decisione di tutto il cdr, quindi da Zita Dazzi, Andrea Greco, Francesca Savino e Alesssandra Ziniti: “Presentiamo unitariamente le nostre dimissioni a seguito di quello che è successo ieri sera ad assemblea chiusa, ritenendola una sostanziale sfiducia nei nostri confronti, anche a fronte di alcuni comportamenti anti-sindacali che non solo danneggiano chi ha democraticamente e liberamente partecipato alla discussione e chi ha votato (132 favorevoli, 18 astenuti, 3 contrari, ndr) in piena coscienza e senza condizionamenti, ma creano anche un pericoloso precedente”. Dunque è ancora il massacro in corso a Gaza ad agitare la Repubblica.
L’ex direttore Maurizio Molinari era stato sfiduciato ad aprile del 2024 dopo numerosi attriti con la redazione, il più importante dei quali riguardava proprio la linea del giornale nei confronti del genocidio in corso. Contattato da ilFattoQuotidiano.it, il direttore Orfeo dichiara di non essere coinvolto nella vicenda, e smentisce che l’accaduto sia riconducibile alla mozione su Gaza.