
"HO RIFIUTATO UN MILIONE DI EURO PER FARE IL GIUDICE A X-FACTOR. NON AVREI SOPPORTATO DI BOCCIARE UN RAGAZZINO”– IL RAPPER SALMO, IL CUI VERO NOME È MAURIZIO PISCIOTTU, APRE LE VALVOLE: “IL RAP È MORTO. LUCIO CORSI HA ROTTO LA BARRIERA DEI CANTANTI CHE SI SENTONO ULTRAFIGHI. SI DIPINGE SFIGATO, LA SINCERITÀ LO PREMIA” - "I RAPPER ITALIANI TUTTI UN PO’ SIMILI? DEVONO AVERE IL FEGATO DI ESPORSI, NON CAMUFFARSI DA SUPEREROI” – “TONY EFFE A SANREMO? LUI SA CHE LA SUA PERFORMANCE AL FESTIVAL È STATA BRUTTA..."
Estratto dell’articolo di Stefano Mannucci per www.ilfattoquotidiano.it
“La situazione sta peggiorando, in Italia e ovunque. Andremo a finire in mano a non so chi”.
E la soluzione qual è, caro Salmo?
Il nostro errore è di voler assorbire sempre troppe informazioni. Io cerco di saperne di meno. Dovremmo tornare ad annoiarci.
Ma lei non era quello delle cannonate da “90 minuti di applausi”?
Non volevo ripetermi. In questo nuovo album Ranch non esploro temi sociali. Sono andato via da Milano perché ho vissuto cose pericolose… […]
A 41 anni ho scoperto di essere un bravo ragazzo. Ho passato una vita a essere un duro, il rap mi ha dato la possibilità di uscire dal mio guscio e ora vado fiero di me. È stata un’autoanalisi molto franca.
[…] Una lezione per i rapper della nuova generazione, tutti un po’ simili.
Ce ne sono di formidabili, ma devono avere il fegato di esporsi, parlare delle loro vite. Non camuffarsi da supereroi. Nei loro video sono identiche anche le ambientazioni. Il palazzo di periferia, gli outfit bianchi…
Li consigli
Accettino che in America il rap è morto, e tra poco lo sarà pure in Italia. Lucio Corsi ha fatto capire una cosa decisiva.
Quale?
Ha rotto la barriera dei cantanti che si sentono ultrafighi. Lucio si dipinge sfigato, la sincerità lo premia. Il suo talento arriva da lontano, si è imposto al momento giusto.
Invece i rapper che tentano la capriola nel pop, come Tony Effe a Sanremo?
Voglio bene a Tony, ma aveva un’immagine precisa e la gente ha rifiutato la novità. Lui sa che la sua performance al Festival è stata brutta. Se andassi io a Sanremo con un pezzo pop sarei accettato: ho sempre mostrato libertà stilistica.
[…] C’è molta spiritualità, in questo disco.
Non credo in Dio. Semmai negli uomini.
E quel brano, Il figlio del prete?
Vidi il documentario Vatican Girl, restai turbato. Immaginai una versione alternativa della morte di Emanuela Orlandi per mano di un figlio del prete legato alla banda della Magliana.
In un altro momento dell’album ironizza sul saluto romano di Di Canio.
Ci sono andato pesante? Non credo si offenda.
[…] È vero che rifiutò 1 milione di euro per fare il giudice a X-Factor?
Era l’anno di Sfera Ebbasta. Mi proposero la cosa, feci un test per valutare gli aspiranti artisti. Alla fine rifiutai: non avrei sopportato di bocciare un ragazzino. Nulla mi commuove come la musica.
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