
LA VERSIONE DI MUGHINI - IL LIBRO “LA TOMBA DI LENIN” CHE IL DIRETTORE DEL "NEW YORKER" DAVID REMNICK DEDICA ALL'AUTODISTRUZIONE DEL COMUNISMO SOVIETICO È UN VOLUMONE DI OLTRE 800 PAGINE E NON C'È UNA RIGA SUPERFLUA - SI PARLA ANCHE DI UN MONASTERO CHE LENIN AVEVA TRASFORMATO IN UN LAGER. NELL'EPOCA DEGLI ZAR IN QUELL'EDIFICIO VENNERO RINCHIUSI 316 DETENUTI. IN UNA SOLA NOTTE DEL 1929 UN CAPO BOLSCEVICO VI FECE GIUSTIZIARE 300 UOMINI. ERA BASTATA UNA MEZZA PAGINA PER SCRIVERLO. FIGURATEVI A LEGGERE LE ALTRE 800 PAGINE, SE LO VOLETE CAPIRE UNA VOLTA PER TUTTE CHE COS'È STATO IL COMUNISMO REALE...
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, ti confesso che in fatto di carta stampata io odio gli articoli di giornale troppo lunghi e i libri troppo massicci. Bisogna tener conto della odierna alluvione di giornali e di libri e fare i conti con un pubblico la cui attenzione e disponibilità s'è fatta avara assai.
Fatte le dovute eccezioni un libro che superi le 250 pagine mi insospettisce. Chiunque di noi sa che quando rilegge un suo articolo da mandare ai giornali, 20 o 30 righe le puoi cassare agevolmente.
Figuriamoci quando mi è arrivato, un paio di giorni fa, il libro (edito dalla Settecolori) dal titolo La tomba di Lenin che il direttore del New Yorker, David Remnick, ha dedicato all'agonia e all'autodistruzione del comunismo sovietico. Tema e autore appetitosissimi.
Con un piccolo particolare, che si tratta di un volumone di oltre 800 pagine che fai fatica persino a spostare sulla tua scrivania.
Non si fosse trattato di quel tema, lo avrei immediatamente deposto su uno scaffale della mia biblioteca e lì sarebbe rimasto a riposare in eterno,
LA TOMBA DI LENIN DAVID REMNICK
Epperò, ve l'ho detto, il tema è per me di quelli cruciali, forse il più cruciale di tutti. Ho cominciato a leggere, pagina dopo pagina è come se svaligiassi una cassaforte da quanto il libro è ricco e non c'è una riga superflua. Da divorare. Sono arrivato a pagina 179, lì dove Remnick parla di un monastero che dà sul Mar Bianco e che Lenin aveva trasformato in un lager.
A spiegarne meglio il ruolo Remnick adduce una statistica a raffrontare la repressione zarista con la repressione bolscevica. Dal sedicesimo secolo sino alla fine della dinastia dei Romanov, nel 1917, in quell'edificio vennero rinchiusi 316 detenuti. In una sola notte del 1929 un capo bolscevico vi fece giustiziare trecento uomini. Era bastata una mezza pagina per scriverlo. Figuratevi a leggere le altre 800 pagine, se lo volete capire una volta per tutte che cos'è stato il comunismo reale.
GIAMPIERO MUGHINI