
“VITA SPERICOLATA E’ UN INNO ALLA VITA ED E’ SEMPRE STATA FRAINTESA” - IERI SERA A TORINO DI FRONTE A 36MILA PERSONE È ANDATA IN SCENA LA PRIMA DATA DEL NUOVO TOUR DI VASCO ROSSI CHE SPIEGA: “VITA SPERICOLATA NON È UN ELOGIO DELL’AUTODISTRUZIONE, MA DELLA VITA VISSUTA VERAMENTE, CON CORAGGIO, CON AMORE E ANCHE CON I RISCHI” – LA DEDICA DE “GLI SPARI SOPRA A “TUTTI I FARABUTTI CHE GOVERNANO QUESTO MONDO” CON LA SCRITTA “FUCK WAR” MENTRE SUL PRATO SVENTOLA UNA BANDIERA DELLA PALESTINA – VIDEO
Standing ovation allo Stadio Olimpico per l’apertura del tour 2025 di Vasco Rossi. Oltre 40mila fan hanno cantato con lui i grandi classici, da “Sally” a “Rewind”. In chiusura, l’intramontabile “Albachiara” ha accompagnato un cielo illuminato dai fuochi d’artificio.
VASCO ROSSI
Da billboard.it
È quella la vita che Vasco Rossi celebra iniziando simbolicamente il suo concerto a Torino con quella canzone travisata, snaturata e equivocata. Tranne – ovviamente – da coloro a cui era veramente dedicata, perché le anime rotte che si riconoscono non possono non capirsi e ricongiungere i pezzi.
“Quest’anno il concerto parte con la canzone che più di tutte è un inno alla vita e che è stata sempre fraintesa”, racconta in backstage poco prima dello show. “Oggi – in un momento storico in cui sembra che le cose più importante siano solo il profitto, il potere e la violenza – me ne voglio riappropriare. Vita spericolata non è un elogio dell’autodistruzione, ma della vita vissuta veramente, con coraggio, con amore e anche con i rischi. Uno se li prende mica perché vuol morire, ma perché vuol vivere. Vuol vivere intensamente”.
Un dio gigante e imperfetto, e per questo umano
Viene dunque da commuoversi quando, sulle prime note inaspettate (nelle retrovie si narra che i fedelissimi arrivino alla messa laica del Blasco schivando gli spoiler sulla scaletta) che accompagnano l’ingresso del Komandante sul palco di Torino quando il sole sta tramontando, nel pubblico iniziano a scendere le prime lacrime. Viene da chiedersi quali storie e ricordi ci siano dietro a quei pianti, dietro a quell’urlo collettivo ma allo stesso tempo così personale, disperatissimo e liberatorio, quando Vasco canta “ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi”.
Ognuno senza una meta, se non puntualmente, ogni anno, ogni estate, il palco di quel dio gigante e imperfetto – e per questo umano, troppo umano – che continua e continuerà ad attraversare e fare da ponte tra le generazioni. Duro e corrosivo quando dedica Gli spari sopra a “tutti i farabutti che governano questo mondo” proiettando la scritta “Fuck War” mentre nel prato sventola una bandiera della Palestina o quando – a volto coperto da buon anarchico – in Mi si escludeva critica ferocemente chi divide invece di unire.
Vasco Rossi a Torino lancia un monito in questi tempi nefasti
Spregiudicato e passionale quando alla fine di Rewind definisce “belle, libere e selvagge” le ragazze e le donne che quel “fammi godere” del ritornello vogliono viverlo fino all’ultimo secondo senza inibizioni e essendo uniche e insindacabili padrone dei loro corpi, romantico a modo suo quando intona Una canzone per te e Va bene, va bene così.
E ancora quello un po’ spaccato e segnato, caduto dal Paradiso all’Inferno come Lucifero che ricorda a tutti di Vivere, ma che a volte è okay anche solo sopravvivere come si può, pensando che domani sarà sempre meglio, fischiettando in faccia ai guai. Un monito in questi tempi nefasti, come quello con cui Vasco termina Vita Spericolata. “Ce la farete tutti”, dice al suo popolo, e la forza di quelle parole è così tanta che non puoi non convincerti che, nonostante tutto – anche se sei morto dentro, combattendo anche quando tutto è contro -, forse è vero, andrà proprio così. Finché c’è Vasco a ricordarcelo, ce la faremo. Tutti.
vasco rossi ph ig
vasco rossi boy music 1980
vasco rossi repubblica 1987