
LE BANCHE USA VANNO IN SOCCORSO DI TRUMP! GLI INVESTITORI PREOCCUPATI PER IL DEBITO USA, MA IL TESORO PREPARA LA CONTROMOSSA: PERMETTERE AGLI ISTITUTI CREDITIZI DI COMPRARE TITOLI SENZA LIMITI - IL RENDIMENTO DEI TREASURY È DA MESI TORNATO A FLIRTARE CON LIVELLI CHE STORICAMENTE HANNO ANTICIPATO O ACCOMPAGNATO EVENTI TRAUMATICI SUI MERCATI – ATTENZIONE: SE I DAZI SALTANO, IL TESORO SI TROVEREBBE A FARE I CONTI CON MINORI ENTRATE FISCALI, AGGRAVANDO ULTERIORMENTE IL QUADRO DEI FLUSSI E AUMENTANDO IL FABBISOGNO NETTO DI FINANZIAMENTO…
Vito Lops per il Sole 24 Ore - Estratti
donald trump - mercati azionari
Il grafico che tiene con il fiato sospeso gli investitori globali non è quello di Wall Street o del Nasdaq, e neppure quello dei prezzi dell’oro o del petrolio. È il rendimento dei Treasury decennali americani.
È lì che si incrociano le linee della fiducia, della liquidità e, soprattutto, della sostenibilità del sistema finanziario globale. Nelle ultime settimane, a fargli compagnia sul podio delle preoccupazioni si sono aggiunti i titoli di Stato giapponesi a 30 e 40 anni, che hanno toccato massimi storici in termini di rendimento.
Un segnale che qualcosa si muove, in profondità, nelle fondamenta del credito sovrano.
donald trump - mercati azionari
Il rendimento del T-bond a 10 anni è da mesi tornato a flirtare con livelli che storicamente hanno anticipato o accompagnato eventi traumatici sui mercati. Nel 2000 e nel 2008, le principali crisi finanziarie si sono propagate in un contesto di tassi decennali superiori al 5%. E anche oggi, la soglia si sta avvicinando pericolosamente: il 23 maggio, il rendimento è balzato al 4,64%, salvo poi ridimensionarsi nelle sedute successive al 4,4%. Ma la volatilità resta elevata.
Il punto è che l’architrave dell’intera costruzione finanziaria internazionale si regge proprio lì, sull’obbligazionario americano.
effetto dei dazi di trump sui mercati
Ma ora questa architrave è messa sotto pressione da una serie di fattori che si rafforzano a vicenda: da una parte, l’esplosione del deficit federale, ormai stabilmente sopra i 2.000 miliardi di dollari annui; dall’altra, la spirale degli interessi, che negli ultimi mesi ha superato – come voce di spesa – la difesa, l’istruzione, il trasporto e la sanità, risultando seconda solo alla Social Security. Gli Stati Uniti sono entrati nell’era del servizio del debito come problema macroeconomico sistemico. E i mercati lo sanno.
Per questo, ogni segnale che possa ridurre la pressione sui rendimenti viene letto con attenzione quasi maniacale. Le recenti parole di Scott Bessent, nuovo Segretario al Tesoro, hanno offerto un primo sollievo ai mercati: ha anticipato che entro l’estate potrebbero essere apportate modifiche al Supplementary leverage ratio (Slr), una metrica regolatoria introdotta nel 2014 che obbliga le banche a detenere capitale in proporzione anche ai depositi e ai Treasury in bilancio.
In passato, come durante la pandemia, questo vincolo era stato sospeso temporaneamente proprio per evitare che le banche riducessero l’erogazione di credito o liquidassero titoli del Tesoro per rispettare il coefficiente. Oggi, un’esclusione strutturale dei Treasury dal calcolo del Slr permetterebbe alle banche di aumentare gli acquisti di titoli di Stato senza penalizzazioni patrimoniali.
Una simile manovra avrebbe un impatto rilevante sul mercato obbligazionario americano. «Ricordate, non si tratta di un favore alle banche - ha dichiarato l’ad di JP Morgan Jamie Dimon durante la call sui risultati del primo trimestre -. È un favore ai mercati».
Secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermont «una modifica strutturale del Slr escludendo in toto o in parte i Treasury significherebbe consentire alle banche Usa di aumentare gli acquisti di Treasury, il che sarebbe di forte supporto e potrebbe aiutare a contenere i tassi a lungo termine sul debito Usa».
È probabilmente anche per questo che l’ascesa dei rendimenti si è interrotta. Ma i fattori di pressione restano e potrebbero riemergere con forza già nelle prossime settimane. Tra questi, il rischio che una parte significativa dei dazi imposti da Trump venga cancellata a causa della recente sentenza della Corte Suprema, che ne ha messo in dubbio la legittimità. Se i dazi saltano, il Tesoro si troverebbe a fare i conti con minori entrate fiscali, aggravando ulteriormente il quadro dei flussi e aumentando il fabbisogno netto di finanziamento.
DONALD TRUMP E I WALL STREET - VIGNETTA BY ALTAN
MEME SUL CROLLO DEI MERCATI DOPO I DAZI DI DONALD TRUMP
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