Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera” - Estratti
Francois Bayrou
Il caso Bétharram, ovvero gli abusi fisici e sessuali durati decenni e denunciati da oltre 200 ex allievi del collegio cattolico dei Pirenei, diventa uno scontro politico attorno alla figura di François Bayrou, premier della Francia ed ex ministro dell’Istruzione. Di quella regione nel Sud-ovest Bayrou è ed è stato per oltre quarant’anni l’uomo politico di riferimento. Poteva ignorare gli abusi?
Poteva non sapere, lui che ha mandato i suoi figli in quella scuola, lui che è sposato a una donna che vi insegnava il catechismo, che i suoi conterranei per anni hanno detto ai «se non stai bravo ti mando a Bétharram»? Per oltre cinque ore e mezza Bayrou è stato interrogato, martedì, dalla commissione d’inchiesta dell’Assemblea nazionale formata da due relatori, l’ insoumis (la sinistra radicale di Jean-Luc Mèlenchon) Paul Vannier, parte dell’opposizione, e la macronista alleata di Bayrou, Violette Spillebout.
E ora il mondo politico si divide anche su questo: da una parte Vannier e gli insoumis , che giudicano Bayrou evasivo e bugiardo, parte di quell’omertà che ha permesso a sacerdoti e assistenti laici della scuola cattolica di abusare dei ragazzini; dall’altra il resto dei deputati, dal socialista François Hollande ai lepenisti, che trattano Vannier come un inquisitore e paragonano l’audizione di Bayrou a un processo staliniano.
bayrou melenchon
E torna in primo piano il celebre gesto di cui François Bayrou, una vita da insegnante e ministro, profilo anche fisico da bonario notabile di provincia, si rese protagonista nel lontano 2002: uno schiaffo, anzi a dire il vero poco più di un buffetto, allungato a Yacine, un undicenne che in piazza a Strasburgo stava cercando di rubargli il portafoglio. «Tu non mi metti le mani in tasca», disse Bayrou davanti alle telecamere, assestando lo scappellotto.
Quel giorno Bayrou era in campagna elettorale per l’Eliseo, non vinse ma di sicuro non perse voti, secondo l’interpretazione comune e la sensibilità «quando ci vuole ci vuole» che allora era poco contrastata. Nel frattempo, Yacine è diventato un delinquente abituale, condannato più volte per furti e traffico di droga.
Francois Bayrou emmanuel macron
Bayrou è diventato premier, ma quello schiaffetto oggi sembra meno banale. Almeno per il severo Vannier, che durante l’audizione non ha mancato di rinfacciarglielo: «Vorrei chiederle del suo rapporto con la violenza sui bambini», ha esordito, «e la concezione educativa dello schiaffo che lei sembra difendere ancora oggi». Secondo questa logica, sarebbe questo il motivo di fondo, la noncuranza quanto all’allungare le mani, che avrebbe portato Bayrou a non fare nulla nei decenni di violenze a carico di centinaia di ragazzi, sua figlia compresa.
Il premier ha risposto indignato: «Quello che lei dice è un’assurdità. Non era affatto uno schiaffo violento, era lo scappellotto di un padre. E credo che molti qui, se sono onesti, potranno ammettere di avere fatto lo stesso almeno una volta nella vita». La posizione del premier è debole politicamente — non ha una vera maggioranza a sostenerlo — e certo non esce rafforzata dalle indagini e dalle audizioni che continuano.
Francois Bayrou
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