
CI SIAMO FATTI FREGARE DAGLI EGIZIANI - L'AMMINISTRATORE DELEGATO DI ENI, CLAUDIO DESCALZI, E L'EX MINISTRO DEGLI ESTERI LUIGI DI MAIO TESTIMONIANO NEL PROCESSO SULLA MORTE DI GIULIO REGENI: ENTRAMBI SOSTENGONO DI AVER RICEVUTO, IN PASSATO, DELLE RASSICURAZIONI DA PARTE GOVERNO EGIZIANO IN MERITO ALLA COLLABORAZIONE DEL CAIRO NELL'INDAGINE SULLA MORTE DEL RICERCATORE (E INFATTI AL-SISI HA INSABBIATO TUTTO) - DESCALZI, DURANTE GLI INCONTRI D'AFFARI CON IL PRESIDENTE EGIZIANO, CHIESE DI FARE LUCE SULLA MORTE DI REGENI IN VIRTÙ DI UN "IMPEGNO MORALE"...
Estratto dell'articolo di Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera"
Alla ventitreesima udienza del processo per la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni, l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, premette: «Avevamo scoperto un giacimento e vi erano discussioni per i piani di sviluppo in Egitto». Quindi, con la sua testimonianza sollecitata dalla parte civile, entra nel merito di un rapporto complesso, quello con il presidente Al Sisi, al quale «due o tre volte chiedemmo che fosse fatta chiarezza riguardo alla morte di Regeni».
La società petrolifera, con «7-8 mila missioni all’estero» molte delle quali in Africa, è lungi dal possedere «competenze diplomatiche» e ne ha solo strettamente ingegneristiche. Né è disposta a improvvisarsi giacché sarebbe «pericoloso». Dunque fu per una sorta di «impegno morale» che il numero uno di Eni si rivolse al governo del Cairo dopo aver appreso dai quotidiani la morte del ricercatore.
Al Sisi fornì delle rassicurazioni, all’apparenza convincenti, della volontà di arrivare alla verità. Passaggio chiave che ritorna quando sul banco dei testimoni sale l’ex ministro degli Esteri dei 5 Stelle, Luigi Di Maio. «Gli egiziani ci diedero sempre rassicurazioni di una generica disponibilità a collaborare sul caso Regeni. I fatti hanno dimostrato poi che questa collaborazione non vi fu, ma formalmente sembravano credibili».
La domanda rivolta dalle difese dei quattro ufficiali della security egiziana accusati, avvocati Annalisa Ticconi e Tranquillino Sarno, sulle motivazioni per le quali il governo italiano non fece poi valere la convenzione contro la tortura siglata anche dall’Egitto, desta obiezioni da parte del pm Sergio Colaiocco. [...]
i genitori di giulio regeni e la sorella irene manifestano a roma prima dell'inizio del processo sulla morte del figlio 2
Giulio Regeni
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