
“DOPO LA TELEFONATA DI TRUMP CON I LEADER EUROPEI, IL CANCELLIERE MERZ ERA SCIOCCATO” – IL “WALL STREET JOURNAL” E I GIORNALI TEDESCHI INFIOCCHETTANO I RETROSCENA SUI TIMORI DI MERZ DOPO AVER CAPITO CHE “THE DONALD” E’ PRONTO A MOLLARE L’UCRAINA AL SUO DESTINO – A BERLINO HANNO CAPITO CHE ARIA TIRA: “SEMBRA CHE PUTIN ABBIA BISOGNO DI PIÙ TEMPO PER COMBATTERE, E CHE TRUMP LO STIA AIUTANDO AD OTTENERLO” - NEI CIRCOLI NATO SI SA CHE GLI AIUTI STATUNITENSI A KIEV DOVREBBERO BASTARE FINO ALL’ESTATE, POI A MENO CHE SI RIBELLINO I REPUBBLICANI AL SENATO TOCCHERÀ ALL’EUROPA - FINCHÉ GLI STATI UNITI MANTENGONO LA CONDIVISIONE DI INTELLIGENCE E IL SUPPORTO DEI SATELLITI STARLINK, L’EUROPA PUO’ SOSTENERE L’UCRAINA. DIVERSAMENTE…
Estratto dell’articolo di Mara Gergolet per il “Corriere della Sera”
friedrich merz - discorso al bundestag
C’è una parola che torna in tutti i resoconti della telefonata tra gli europei e Donald Trump: il cancelliere Friedrich Merz era «scioccato». Cos’è successo in quella riunione, a cui erano presenti anche Giorgia Meloni, Emmanuel Macron, Donald Tusk, Keir Starmer — seguita al bilaterale telefonico durato due ore tra Trump e Putin —, come è andata davvero la discussione, lo sanno i leader.
Ma le conclusioni che ha tratto la Germania sono evidenti: Putin non fermerà i combattimenti e Trump non appoggerà nuove sanzioni, quelle che Merz aveva invocato a Kiev al fianco di Zelensky, se il Cremlino non avesse accettato i negoziati di pace. La telefonata tra la Casa Bianca e il Cremlino a Berlino è stata presto ribattezzata come «la svolta di Trump». Che in tutto, se non formalmente, sarebbe pronto ad abbandonare l’Ucraina.
DONALD TUSK - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA
È stato il Wall Street Journal a scriverlo per primo, e poco dopo anche la stampa tedesca l’ha confermato. Trump avrebbe detto agli europei che Putin non vuole porre fine alla guerra, si sente sicuro della vittoria. Un alto funzionario tedesco che era presente alla telefonata (o ne ha letto i transcript), ha raccontato a Politico: «Sembra che Putin abbia bisogno di più tempo per combattere, e che Trump lo stia aiutando ad ottenerlo».
Deriva da qui il nuovo tono del governo tedesco. Ieri il popolare ministro della Difesa Boris Pistorius, rilasciando la sua prima intervista del nuovo corso alla Faz, ha detto che «Putin non vuole ancora la pace». Ed è cambiata in pochi giorni anche la retorica di Friedrich Merz: «Non ci facciamo illusioni. Non ci sarà una soluzione rapida», aveva detto a Vilnius, dove era andato a trovare la 45ª brigata corazzata, la prima dispiegata permanentemente fuori dal territorio tedesco. […]
Friedrich Merz sta imparando, con un corso accelerato, cosa significa dare ultimatum e fare promesse da capi di governo, senza poterle mantenere. Le minacciate 18 sanzioni europee sono state bloccate da Trump e il neocancelliere si ritrova smentito, dopo aver ipotizzato linee rosse che sono state bellamente ignorate dai russi e dagli americani.
D’altra parte, sull’impegno tedesco c’è la massima serietà. […] E Pistorius ieri ha anche ipotizzato il ritorno della leva obbligatoria, mentre si punta ad aumentare gli organici dell’esercito […]
Fosche le previsioni su quel che sta succedendo sul campo in Ucraina. Uno stimato esperto militare, Nico Lange, in passato sottosegretario Cdu alla Difesa, è convinto che Putin non abbia «mai cercato il cessate il fuoco ma ha solo usato questo tempo per creare nuovi fatti militari», e che sia già partita l’offensiva di terra. Che Mosca, oltre ai quattro territori annessi, «cercherà di avanzare in altre tre regioni, Sumy, Kharkiv e Dnipropetrovsk per creare nuovi problemi ai negoziati». Sette regioni contese, non più quattro.
L’importante però, per i tedeschi e gli europei, è tenere gli americani agganciati.
Dai suoi primi giorni in carica, Merz ha adottato l’approccio morbido, provando un po’ a copiare quello del britannico Starmer, ad anticipare le possibili richieste Usa, a «dire grazie». Vuole andare alla Casa Bianca, dove probabilmente sarà ricevuto tra una decina di giorni. Però la telefonata sull’Ucraina l’ha raggelato, «scioccato» (e questo succedeva ben prima dei dazi sui prodotti Ue al 50%).
Nei circoli Nato si sa che gli aiuti statunitensi dovrebbero bastare fino all’estate, poi a meno che si ribellino i repubblicani al Senato toccherà all’Europa — e in primo luogo proprio alla Germania. Finché gli Stati Uniti mantengono la condivisione di intelligence e il supporto dei satelliti Starlink, l’Europa dovrebbe essere in grado di sostenere l’Ucraina. […]