
E' SULLA POLITICA ESTERA RISCHIA DI SALTARE L’ALLEANZA SCHLEIN-CONTE: IL BANCO DI PROVA DECISIVO E' IL PIANO DI RIARMO UE - I “PACIFINTI” PENTASTELLATI E PARTE DEI DEM SONO CONTRARI ALLA SVOLTA DELLE SPESE MILITARI – FOLLI: “SUL CONFLITTO MEDIORIENTALE SARÀ POSSIBILE TROVARE UN PUNTO D’INCONTRO. MA SUL FUTURO DELLA COMUNITÀ ATLANTICA E IL RAPPORTO CON MOSCA, IL PD E I CINQUE STELLE DOVRANNO INTENDERSI PRIMA DELLE ELEZIONI POLITICHE. IN GIOCO C’È L’AUTENTICA LEADERSHIP DELL’ALLEANZA. E LA PROSPETTIVA DI PALAZZO CHIGI…”
Stefano Folli per “la Repubblica” - Estratti
È quasi un luogo comune ripetere che la politica estera è uno dei temi principali su cui si gioca la credibilità delle due coalizioni di centrodestra e centrosinistra. È vero, ma con qualche differenza.
A destra l’alleanza è contraddittoria senza essere fragile. Meloni, Tajani, Lupi sono d’accordo sulle linee guida: fedeltà alla Nato, lealtà verso l’Ucraina chiunque sia il presidente americano, rapporto con la Casa Bianca prevalente o comunque non secondario rispetto all’europeismo, inteso come relazione speciale con Parigi e Berlino. Salvini si muove lungo un altro sentiero: fa il “trumpiano” senza sapere esattamente come si comporterà dall’oggi al domani l’imprevedibile Donald.
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IL CAMPO LARGO - MEME BY EDOARDO BARALDI
Ovvio che Salvini è contrario al programma di riarmo di Ursula von der Leyen; accetta di aumentare le spese per la Nato (al 2 per cento del Pil) ma non va oltre. Si augura che le intese internazionali taglino le gambe al piano europeo, fondato sull’asse franco-tedesco.
È la stessa frattura che si ritrova a sinistra, tuttavia con una distinzione. La maggioranza di centrodestra al governo è ormai collaudata e rodata, qualcuno dice fin troppo. Il punto è che Salvini non ha margini per imporre una linea diversa dall’atlantismo. Può dedicarsi ad azioni di guerriglia, ma senza tirare la corda oltre il limite. Non può far cadere l’esecutivo perché rischierebbe di provocare le elezioni anticipate, alle quali andrebbe con un partito dell’ 8 per cento e scarse prospettive di crescita. Le sue simpatie russe, in sostanza, sono un messaggio in bottiglia ben poco incisivo e tale destinato a restare.
Vediamo ora il centrosinistra. Rispetto alla destra, qui non esiste una gerarchia di forze già riconosciuta. La leadership di Elly Schlein non è stata finora sperimentata sul campo e infatti è contestata da Giuseppe Conte. Sul Medio Oriente l’unità è possibile, ma a patto di ritrovarsi tutti sulla posizione più radicale anti-Israele, in qualche caso ai confini delle pulsioni antisemite che affiorano nelle piazze. È una linea nella quale i 5S si sentono a loro agio, come pure Fratoianni e Bonelli, ma il Pd un po’ meno. Non solo perché c’è chi difende ancora una posizione più equilibrata, sia pure in minoranza, come Piero Fassino, ma per una ragione politica piuttosto evidente.
La solidarietà a Gaza serve per misurare gli equilibri di potere all’interno del centrosinistra: porsi senza alcuna mediazione, non tanto contro Netanyahu, bensì contro Israele e il suo diritto all’esistenza, ignorare Hamas e il controllo terroristico che l’organizzazione esercita nella Striscia e negli altri territori palestinesi, significa rinunciare al ruolo di guida della coalizione e rassegnarsi all’ascesa di Conte. Idem per l’Ucraina.
SCHLEIN, CONTE, BONELLI, FRATOIANNI
È difficile credere che l’Unione possa abbandonare del tutto il programma di riarmo, al quale la Germania in particolare e con essa i paesi del nord-est più esposti alla minaccia di Putin affidano la loro sicurezza. E che prevede fin d’ora massicci aiuti a Kiev con o senza il supporto americano.
Ma appunto questo sarà un punto di dissenso fondamentale tra gli atlantisti e i cosiddetti “pacifisti” contrari alla svolta delle spese militari, in un’Europa non più garantita dall’ombrello di Washington. Quando si parlerà di politica estera, saranno qui i temi centrali. Sul conflitto mediorientale sarà forse possibile trovare un punto d’incontro, più che altro morale. Ma sul futuro della comunità atlantica e il rapporto con Mosca, soprattutto il Pd e i Cinque Stelle dovranno intendersi prima delle elezioni politiche prossime venture. Ben sapendo che in gioco c’è l’autentica leadership dell’alleanza. E quindi la prospettiva di Palazzo Chigi.
RICCARDO MAGI - GIUSEPPE CONTE - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - FOTO LAPRESSE
conte fratoianni bonelli schlein
magi conte bonelli schlein fratoianni
GIUSEPPE CONTE - NICOLA FRATOIANNI - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - - RICCARDO MAGI - FOTO LAPRESSE
ELLY SCHLEIN CONTE
giuseppe conte elly schlein genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
elly schlein giuseppe conte genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
IL CAMPO LARGO VISTO DA ALTAN