
ELLY NON CANTI VITTORIA TROPPO PRESTO! FOLLI: “LA CAMPAGNA SUI REFERENDUM E IL MESSAGGIO AMBIGUO RELATIVO ALLA TRAGEDIA DI GAZA RISCHIANO DI RIGETTARE IL PD NELLE CONTRADDIZIONI DEL RAPPORTO CON I 5S DI CONTE, TUTT’ALTRO CHE DISPONIBILI A LASCIARE A SCHLEIN LA LEADERSHIP DELLA COALIZIONE – SORGI: “MELONI HA AVUTO POCO O NULLA DA INCASSARE DAL SUO RUOLO CONTRADDITTORIO, NEI GRANDI EVENTI MONDIALI. NÉ SALVINI HA RICAVATO VANTAGGI DALLA SUA ACCENTUATA CONDOTTA "PACIFISTA", IN REALTÀ FILO-PUTIN. PER QUESTA STRADA IL CENTROSINISTRA RISCHIA DI DIVENTARE COMPETITIVO NELLA CORSA AL GOVERNO…”
Stefano Folli per la Repubblica - Estratti
Il volto simbolo della giornata di ieri è quello sorridente di Silvia Salis, neo sindaca di Genova per il centrosinistra, dopo dieci anni di amministrazioni di destra. E
(...) il cammino è ancora lungo prima che il Pd con i suoi alleati possa rappresentare un’alternativa concreta al centrodestra meloniano. Prima di allora saranno numerosi i passaggi da gestire. Il primo, come è ovvio, riguarda i referendum, i cinque quesiti che la sinistra politica condivide con la Cgil.
Nonostante le speranze di Elly Schlein, resta da capire se il risultato, anche in mancanza del quorum, saprà costituire la massa critica in grado di orientare l’opinione pubblica. Per questo sarebbe necessaria un’affluenza di almeno il 40-45 per cento, considerando che la stragrande maggioranza di chi si recherà al seggio lo farà per votare “sì”. E tuttavia un’esigua minoranza si esprimerà per il “no”, staccandosi dal fronte astensionista.
Ma c’è dell’altro. L’idea di una grande manifestazione popolare in solidarietà con Gaza e contro la politica militare di Netanyahu è senza dubbio nel solco della tradizione. Ma comporta dei rischi politici che qualcuno farà notare.
(...) Da un lato, la vittoria nelle città — pur nei suoi limiti — indica la capacità di individuare candidati credibili, in grado di attrarre consensi più vasti.
Dall’altro, la campagna sui referendum e anche il messaggio ambiguo relativo alla tragedia di Gaza rischiano di rigettare il Pd nelle contraddizioni del rapporto con i suoi alleati-rivali. A cominciare dai 5S di Conte, sempre insidiosi e tutt’altro che disponibili a lasciare a Schlein la leadership della coalizione.
SE CONTE E SCHLEIN TORNANO A SOGNARE
Marcello Sorgi per la Stampa - Estratti
Nel Paese in cui anche il più piccolo dei mini-test in una realtà minore assume subito un peso nazionale e delinea una tendenza, la vittoria del centrosinistra con o senza alleato il "campo largo" un valore ce l'ha. Se non altro, contraddistingue con un segno preciso l'apertura della lunga stagione elettorale che si concluderà in autunno con le elezioni regionali.
A Genova, dove la coalizione guidata dal Pd aveva già avuto risultati lusinghieri nel voto per la regione che ha favorito il centrodestra per meno di diecimila voti, la scelta dell'elettorato in favore di Silvia Salis contro il vicesindaco uscente Pietro Piciocchi era attesa, se non scontata; determinata anche dall'empatia che la candidata ha trovato fin dall'inizio della campagna con gli elettori della sua parte.
Lo stesso a Ravenna, dove Alessandro Barattoni è stato eletto al primo turno e dove il centrosinistra era già alla guida della città con Michele De Pascale, promosso alla presidenza della Regione. In questi due casi i sindaci sono stati eletti al primo turno.
(...) Quanto al centrosinistra, il giro va a Schlein, che al contrario della sua rivale presidente del consiglio, s'è gettata anima e corpo nella campagna elettorale. Con argomenti, sempre gli stessi, sanità e lavoro con una spruzzata di pacifismo che rischia di compromettere la solidarietà con Zelensky praticata in questi anni, pur di non lasciare spazio a Conte, alleato e avversario al contempo.
Occorre riconoscere che l'andatura di Schlein come leader dell'opposizione nel giro di un paio d'anni s'è consolidata, ha trovato uno stile, un contenuto retorico (purtroppo a discapito dell'identità di governo del Pd), e un modello che non aveva il 12 marzo 2023, al momento dell'esordio e dell'imprevista vittoria nelle primarie e nella corsa per la segreteria del suo partito. Quel modello, anche se lei non vorrà mai sentirselo dire, è la Meloni d'opposizione contro tutto e tutti pre-2022 e prima dell'approdo trionfale a Palazzo Chigi.
Per questa strada, sebbene la possibile sconfitta ai referendum sia dietro l'angolo, Schlein e il centrosinistra, se riescono a imbastire di nuovo l'alleanza con i 5 stelle, tra due anni rischiano perfino di diventare competitivi per la prossima corsa per il governo, anche se le amministrative del'93, con la grande vittoria popolare dei sindaci democratici, fu l'anticamera del trionfo di Berlusconi del '94. Chi l'avrebbe detto, verrebbe da osservare. Oppure, per restare a una frase famosa del passato recente, a loro insaputa.
RICCARDO MAGI - GIUSEPPE CONTE - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - FOTO LAPRESSE
conte renzi schlein