andrea delmastro

EVVIVA: IL SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA HA MESSO IN “CONCRETO PERICOLO LA TUTELA E L’EFFICACIA DELLA PREVENZIONE E REPRESSIONE DELLA CRIMINALITÀ” – NELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA DI ANDREA DELMASTRO A 8 MESI PER RIVELAZIONE DI SEGRETO D’UFFICIO SUL CASO COSPITO, SI LEGGONO GIUDIZI NON PROPRIO LUSINGHIERI DEL FRATELLO D’ITALIA E DEL SUO COINQUILINO GIOVANNI DONZELLI, CHE USÒ LE INFORMAZIONI RISERVATE PER ATTACCARE IL PD ALLA CAMERA: “LA TESI CHE L’IMPUTATO NON FOSSE CONSAPEVOLE CHE LE NOTIZIE COMUNICATE FOSSERO COPERTE DAL SEGRETO D’UFFICIO DIFETTA DI CREDIBILITÀ ED È SFORNITA DI PROVA” – IL PASSAGGIO SU NORDIO E LA SUA ZARINA, GIUSY BARTOLOZZI

Estratto dell’articolo di Nello Trocchia per www.editorialedomani.it

 

ANDREA DELMASTRO E GIOVANNI DONZELLI

Nelle motivazioni della sentenza di condanna del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, non c’è solo valutazione dell’elemento soggettivo, la disputa sulla natura dolosa o meno della condotta di rivelazione del segreto, ma emergono giudizi che chiamano in causa il governo e la compatibilità dell’esponente di Fratelli d’Italia con quel ruolo.

 

In particolare quando i giudici del tribunale di Roma fanno riferimento alle conseguenze di quelle rivelazioni nel contrasto alla criminalità organizzata, alla possibile individuazione da parte dei mafiosi degli agenti penitenziari che avevano ascoltato i colloqui.

 

alfredo cospito

Appare dirompente, infine, l’utilizzo delle dichiarazioni dell’attuale ministro, Carlo Nordio, per motivare la condanna e qualificare le informazioni divulgate. Elementi che hanno spinto le opposizioni a chiedere un passo indietro al sottosegretario che non ne vuole sapere di arretrare e in aula è stato difeso dal capogruppo di FdI, Galeazzo Bignami.

 

«La tesi che l’imputato non fosse consapevole che le notizie da lui insistentemente richieste e comunicate all’onorevole Giovanni Donzelli fossero coperte dal segreto d’ufficio non può essere condivisa: difetta di credibilità ed è sfornita di prova».

 

CARLO NORDIO AL QUESTION TIME AL SENATO

È un passaggio delle motivazioni della sentenza che ha condannato Delmastro Delle Vedove a 8 mesi per rivelazioni di segreto d’ufficio, a un anno di interdizione dai pubblici uffici con pena sospesa.

 

La vicenda è nota, la divulgazione in aula di informazioni riservate da parte di Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, ottenute dall’amico e collega di partito Delmastro, in merito ai colloqui in carcere di Alfredo Cospito, l’anarchico ristretto al 41 bis. Notizie riservate utilizzate dall’esponente meloniano per attaccare alcuni deputati del Pd, rei di aver fatto visita al ristretto in sciopero della fame.

 

DONZELLI PINOCCHIO E DELMASTRO GEPPETTO - MEME BY EMILIANO CARLI

In un altro passaggio il tribunale giudica «la comunicazione di tali notizie» come «un concreto pericolo per la tutela e l’efficacia della prevenzione e repressione della criminalità».

 

I giudici dell’ottava sezione del tribunale di Roma, in 43 pagine, spiegano perché hanno respinto la richiesta di assoluzione della procura, i pm hanno ammesso la segretezza escludendo il dolo, e l’analoga richiesta della difesa che riteneva insussistente perfino il segreto d’ufficio.

 

[…]

 

I giudici respingono la tesi di un errore inconsapevole di Delmastro frutto della confusione regnante al ministero in merito alla definizione e applicazione del segreto, ad avviso del tribunale «la confusione e gli equivoci avrebbero dovuto sussistere prima della condotta incriminata e avrebbero dovuto condizionarla» e, invece, sorgono solo successivamente al clamore mediatico.

 

giovanni donzelli giorgia meloni (5)

La strada che porta le informazioni segrete nelle mani del sottosegretario «è disseminata di segnali che ne indicano la riservatezza», ma prima ancora di ogni tipo di valutazione c’è il buon senso «che indica come notizie sensibili e riservate di per sé e informazioni sui comportamenti e collegamenti all’interno dell’istituto di pena tra detenuti sottoposti al regime 41 bis».

 

A questo punto i giudici per motivare le ragioni della condanna citano il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, perché se il buon senso è un criterio scivoloso da applicare in un processo «può richiamarsi la valutazione di chi, per storia professionale e ruolo ricoperto, ha tutti gli elementi per qualificare nel modo più corretto le informazioni oggetto dell’imputazione», scrivono. […]

 

IL PROFUMO DELMASTRO SELVATICO - MEME BY CARLI

Non da ultimo, si passa in rassegna un altro punto che, secondo i giudici, Francesco Rugarli, Emilia Conforti e Lucia Bruni, rende inverosimile il difetto di dolo sostenuto: il profilo personale dell’imputato che di mestiere fa l’avvocato, «sottosegretario con delega agli Istituti di pena (quindi proprio il settore che attua il regime previsto dall’art 41 bis OP), parlamentare di lungo corso, attento e sensibile ai profili della sicurezza».

 

Non ci sono stati altri utilizzi, oltre la conoscenza personale, di quelle informazioni se non la comunicazione al collega Donzelli. In pratica la divulgazione pubblica di quelle notizie riservate da parte del deputato meloniano in aula ha inguaiato Delmastro, che altrimenti non avrebbe affrontato il processo e non sarebbe stato condannato.

 

Un pasticcio targato Donzelli che ha azzoppato il numero due alla Giustizia e creato un problema anche allo stesso governo. E, infatti, nessuno nega «la possibilità per il decisore politico di prendere conoscenza di quella notizia che è però cosa ben diversa dalla libera divulgazione», motivano i giudici.

 

La divulgazione delle informazioni ha anche, nei fatti, avvisato Cospito e mafiosi che «vennero a sapere che il loro colloquio era stato ascoltato e riferito. Inoltre, l’indicazione precisa e circostanziata delle frasi captate, poteva mettere i detenuti in condizione di ricostruire il momento in cui le avevano scambiate e individuare, quantomeno a livello di sospetto, il personale che le aveva captate e riferite».

GIUSI BARTOLOZZI

 

Il collegio passa in rassegna anche i testimoni che sono sfilati in aula fornendo una spiegazione al percorso di quelle informazioni riservate. In particolare fa riferimento all’audizione di Giusy Bartolozzi, zarina del ministero, capo di gabinetto del ministro Carlo Nordio.

 

La magistrata ha sostenuto che le informazioni non fossero più segrete perché, «come detto con una certa iperbole, viste da migliaia di persone», una giustificazione respinta dai giudici perché «non per questo viene meno il segreto che obbliga tutti i soggetti che hanno conoscenza dell’atto o dell’informazione in funzione del ruolo svolto, quale sia». Una sentenza che inguaia Delmastro e racconta il livello di competenza dalle parti di via Arenula.

CARLO NORDIO AL QUESTION TIME AL SENATOGIUSI BARTOLOZZICARLO NORDIO MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIAGIOVANNI DONZELLI E ANDREA DELMASTRO

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - DIMENTICATE SCAZZI E VAFFA, DOMANI A ROMA TRA MACRON E MELONI SOLO BACI E ABBRACCI – SE L’EUROPA A TRAZIONE “VOLENTEROSI” HA BISOGNO DELL’ITALIA, DALL’ALTRA LA DUCETTA HA CAPITO DI ESSERE FINITA NEL VICOLO DELL’IRRILEVANZA - ACCANTONATI I SOGNI DI DIVENTARE LA REGINA DELLA DESTRA EUROPEA, MERZ E MATTARELLA LA SPINGONO VERSO IL PPE, USCENDO DAL GRUPPO DESTRORSO DI ECR - MACRON E MELONI SONO AMBEDUE ALLE PRESE CON L’ULTRA DESTRA DI MARINE LE PEN E DI MATTEO SALVINI (MA IL SECONDO SIEDE A PALAZZO CHIGI) - IL RENDEZ-VOUS DI DOMANI DOVRÀ RASSICURARE LA SORA GIORGIA CHE NON SARÀ PIÙ ESCLUSA DAI TAVOLI DEI NEGOZIATI SULL’UCRAINA, COME È SUCCESSO A TIRANA - SECONDO: ASSICURARSI L’INSOSTITUIBILE PRESENZA DELL’UNICO ALLEATO EUROPEO DOTATO DI POTENZA NUCLEARE ALLA CONFERENZA DEL 7 LUGLIO A ROMA SULLA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA. SENZA MACRON, SAREBBE NON SOLO UN FALLIMENTO TOTALE, MA INUTILE - IL PRAGMATICO MERZ SI STAGLIA SEMPRE PIÙ COME IL LEADER PER ECCELLENZA DELL’UNIONE EUROPEA: MERCOLEDÌ È ATTESO A WASHINGTON. DI SICURO NON SI RIPETERÀ IL PESTAGGIO SUBITO DA ZELENSKY: A FAR COMPAGNIA A MUSK CON UN OCCHIO NERO QUESTA VOLTA SAREBBE IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO - VIDEO

massimo martinelli azzurra francesco gaetano caltagirone guido boffo roberto napoletano

FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE SARÀ AFFIDATA AD INTERIM AL DIRETTORE EDITORIALE MASSIMO MARTINELLI – BOFFO FU UNA SCELTA DI AZZURRA CALTAGIRONE, IN BARBA A PAPÀ CALTARICCONE – ALLA SCADENZA, ESATTAMENTE DOPO UN ANNO, IL CONTRATTO DI BOFFO NON È STATO RINNOVATO – NEL CUORE DI CALTA C’È IL RITORNO DI ROBERTO NAPOLETANO, ATTUALE DIRETTORE DE “IL MATTINO” DI NAPOLI, ALTRO QUOTIDIANO DEL GRUPPO CALTAGIRONE…

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...