
È SUL FISCO CHE IL GOVERNO RISCHIA DAVVERO DI ESPLODERE – MELONI HA RIFILATO UN BEL CEFFONE A SALVINI AFFERMANDO CHE LA PRIORITÀ IN CAMPO FISCALE È IL TAGLIO DELL'IRPEF PER IL CETO MEDIO – LA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE ESATTORIALI, CAVALLO DI BATTAGLIA DEL CARROCCIO, RISCHIA DI FINIRE NEL SOTTOSCALA. E IL “TRUCE” SBOTTA: “COSÌ CI FREGANO” – TAJANI GONGOLA E APPOGGIA LA DUCETTA, GIORGETTI PRENDE TEMPO, MA LA COPERTA È CORTA: PER TAGLIARE LE TASSE SERVONO TRA 2,5 E 4 MILIARDI. PALAZZO CHIGI PUNTA SUL CONCORDATO FISCALE MA QUASI CERTAMENTE NON BASTERA’…
SALVINI PUNTA SULLE CARTELLE DA ROTTAMARE
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
giorgia meloni al festival il giorno della verita foto lapresse 4
Quando raggiunge la sala al secondo piano della Nuvola di Fuksas, Giorgia Meloni ha ben chiaro perché da lì a poco potrà spingersi a promettere il taglio dell'Irpef per il ceto medio alla platea amica dei commercialisti. Sa, la premier, che questa può essere la volta buona, dopo aver mancato la promessa con l'ultima legge di bilancio.
A Palazzo Chigi, il piano è pronto: la riduzione delle tasse per i redditi tra 28 e 60 mila euro sarà finanziata con il fondo per l'attuazione della delega fiscale. La speranza è affidata al concordato, il patto tra le partite Iva e il Fisco. […]
MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
Di fronte alla necessità di non disperdere il buon vento che spira sui mercati, forte dello spread sotto i 100 punti, il "Fisco amico" - ragionano fonti di governo - deve puntare su una sola misura. E senza sperperare risorse pubbliche. I conti si faranno in autunno.
E solo a ridosso della messa a punto della Finanziaria si potrà disegnare il perimetro del taglio dell'Irpef. Costa tra 2,5 e 4 miliardi. Due punti in meno, dal 35% al 33%, e una soglia che balla tra 50 e 60 mila euro.
Ma intanto la priorità è stata fissata. «Oggi», dice due volte Meloni dal palco degli Stati generali dei commercialisti per fissare direzione e tempi. La premier sa che è un pugno nello stomaco a Matteo Salvini. Ma decide di tirare dritto.
MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
Quando legge sul telefonino le dichiarazioni sull'Irpef, il leader della Lega perde la pazienza. «Così ci fregano», confida ai suoi. Chiede al suo staff di confezionare un comunicato per sostenere che la pace fiscale è la priorità della Lega e del governo. Come a dire: i patti vanno mantenuti, nessuna fuga in avanti. E, soprattutto, il bollino sulla rottamazione delle cartelle fiscali deve essere di tutto l'esecutivo.
Il timore che circola tra i parlamentari del Carroccio è che la proposta sulla maxi-rateizzazione delle cartelle resti impantanata in Senato. E che Meloni faccia asse con il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, l'ispiratore del taglio dell'Irpef, per frenare i calcoli del Mef sui costi della rottamazione.
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rottamazione cartelle esattoriali
Nel risiko del fisco che agita il governo, Forza Italia sorride. Da sempre favorevole all'intervento per il ceto medio, gli azzurri vogliono sfruttare l'assist di Meloni per scavalcare il Carroccio.
Ma il piano di Palazzo Chigi potrebbe andare storto. La prima edizione del concordato ha portato nelle casse dello Stato appena 1,6 miliardi. Ecco perché i tecnici della presidenza del Consiglio stanno studiando anche un piano B: utilizzare lo spazio fiscale che l'Italia potrebbe avere a disposizione perché sta spendendo meno rispetto a quanto raccomandato dall'Ue.
GIORGIA MELONI STRETTA TRA SALVINI E TAJANI SU POLITICO
La spesa netta potrebbe crescere dell'1,2% quest'anno, meno dell'1,6% indicato come guida dalla Commissione europea. Tradotto in beneficio: 0,2% del Pil, quindi circa 4 miliardi. È proprio l'importo che serve per tagliare l'Irpef di due punti percentuali, estendendo lo scaglione da 50 a 60 mila euro.
Ma l'idea, ancora in fase di valutazione, sconta un elemento di debolezza: impiegare il "gruzzoletto" per ridurre le tasse significherebbe rinunciare a risorse che servono a risolvere problemi, vecchi e nuovi. […]
ANTONIO TAJANI - MATTEO SALVINI
Il nodo delle spese per la difesa è quello più difficile da sciogliere. L'ha detto chiaramente Tajani, intervenendo ieri al tavolo del Comitato interministeriale per gli Affari europei chiamato a individuare le priorità per il prossimo bilancio Ue.
Il vicepremier di FI avrebbe chiesto un maggior sforzo a livello europeo. La linea: puntare sugli eurobond. Subito, avviando una trattativa con la Germania. Ma Salvini avrebbe presentato un'altra linea: no a un ulteriore indebitamento comune europeo. Il Fisco amico spacca il governo.
GOVERNO, LITE SULLE TASSE MELONI VUOLE IL TAGLIO MA I LEGHISTI LA STOPPANO
Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per "La Stampa"
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI BY EDOARDO BARALDI
Lo scontro sul fisco diventa plateale e alla luce del sole. Sono mesi che nel centrodestra la Lega e Forza Italia si fronteggiano nel derby tra la rottamazione e il taglio delle imposte al ceto medio, adesso però scende in campo in prima persona anche Giorgia Meloni.
La partita è iniziata alla fine dello scorso anno durante l'esame della legge di bilancio ed è proseguita nelle ultime settimane. A ogni rilancio di Matteo Salvini sulla sanatoria decennale delle cartelle, puntuale rispondeva Antonio Tajani ricordando l'esigenza di tagliare di due punti l'aliquota Irpef al 35% per i redditi da 28 mila a 50 mila euro.
MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
[...] Ieri agli Stati generali dei commercialisti la premier Giorgia Meloni ha preso una posizione molto netta: «Il nostro lavoro non è finito: intendiamo fare di più e concentrarci sul ceto medio, che è la struttura portante del sistema produttivo italiano. Vogliamo tagliare le tasse in modo equo e sostenibile».
Meloni difende anche il concordato fiscale varato da Leo, definito più volte un flop dai leghisti: «Si tratta di tendere la mano a milioni di persone che per anni si sono sentite vessate e che hanno percepito il fisco come un nemico e non come un alleato. La fiducia si costruisce dando fiducia».
La presidente del Consiglio evoca il concordato non a caso, visto che il piano di Palazzo Chigi è proprio quello di usare il gettito versato dalle Partite Iva che si vogliono mettere in regola con l'Agenzia delle entrate per finanziare la riduzione delle imposte.
giorgia meloni al festival il giorno della verita foto lapresse 1
In cassa ci sono 1,6 miliardi di euro ottenuti con la prima edizione del concordato. Da qui al 30 settembre è attesa la seconda versione, su cui il Consiglio dei ministri si è da poco pronunciato fissando le nuove soglie agli incrementi di reddito richiesti agli autonomi per migliorare la loro pagella fiscale.
Le stime dei tecnici dicono che per abbassare l'Irpef di due punti alla classe media servono tra i 2,5 e i 4 miliardi di euro, un'operazione che potrebbe diventare concreta con la prossima manovra. Ci sarebbe anche il tesoretto di 4 miliardi di minore spesa, ma l'esecutivo sembra intenzionato a utilizzare quei soldi per le pensioni e la difesa.
rottamazione cartelle esattoriali
La Lega continua a puntare i piedi perché teme che poi non restino i soldi per coprire la rottamazione in 120 rate. Lo stato maggiore del Carroccio poco più di un mese fa aveva annunciato che il Senato avrebbe potuto approvare la rottamazione prima della fine dell'estate, da allora però la discussione in commissione si è bloccata, nemmeno le audizioni sono proseguite.
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Agli Stati generali dei commercialisti era presente pure il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che, pur essendo previsto nel programma, ha preferito non intervenire dal palco. Avvicinato dai cronisti a margine della kermesse, ha glissato sull'idea di abbassare l'Irpef: «Ci sono ancora due anni e mezzo», riferendosi ai tempi della legislatura.
giorgia meloni e matteo salvini alla camera
Esplicito il commento di Salvini che ribatte a Meloni: «Per la Lega e per il governo una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l'economia del Paese, sono una priorità, anzi una emergenza».
rottamazione cartelle esattoriali - la stampa
giorgia meloni al festival il giorno della verita foto lapresse 3